In viaggio nella valle di Quijos


Dopo le emozioni di Archidona, siamo ripartiti lungo le strade della foresta amazzonica … a bocca aperta e con il naso incollato ai finestrini del bus, per vedere l’incanto del verde, il trionfo della natura, le vallate coperte da foreste al 100%, i corsi d’acqua infiniti, piccoli, medi e grandi! Solo Dio poteva fare qualcosa di così bello! E pensando che i missionari del secolo scorso viaggiavano in questi luoghi senza la nostra comoda strada di oggi, mentre siamo seduti su comodi sedili reclinabili, ma a piedi o a cavallo in labirinti di improbabili sentieri o in canoa lungo fiumi da acque tumultuose, dove più di uno ha perso la vita, be’ … solo la forza della fede e della loro consacrazione, potevano infondere in loro tanto coraggio!

Viaggiamo nella Valle del Quijos, dove lavora un’altra comunità giuseppina (p. Edwin, p. Efrén e p. Domingo) e ci fermiamo a Borja, visitiamo la chiesa e un gruppo di laici e giovani ci accoglie con un aperitivo, con alcune danze belle e coloratissime, con qualche canto … e da parte nostra non possono mancare i bans (le “dinamiche” guidate dal fantasmagorico p. Enzo Fiore, che ci diletta con il suo “pajarito que se despluma”!).

Proseguiamo per “El Chaco”, sempre tra paesaggi incantevoli “da poster”, dove ci viene offerto un “rico almuerzo” e altra musica! Prima di ripartire in pullman per la sede del capitolo a San Rafael c’è però il tempo per una visita alle Suore di clausura, che spalancano le porte del loro grande convento (realizzato dai Giuseppini), abbracciano tutti, ci servono ancora qualcosa da bere e da stuzzicare e ci regalano vino e dolci. Poi tutti in bus per tornare a casa, contenti a con mille sentimenti nel cuore! Solo i due capitolari di Spagna (p. Mariano e Fratel José Lorenzo) si fermano nel Napo, per continuare la loro visita anche a Loreto, Misahualli, Puerto Murialdo, Cotundo, Sucumbíos e ad altri luoghi.

Tutto finito? Macché! Domani vi diciamo cosa è successo la Domenica 24 e nei giorni successivi …

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Nuovi diaconi giuseppini

La diaconia che serve…   La gioia, come la paura, ci può a volte bloccare. Può essere un’esperienza talmente forte e coinvolgente che non lascia tempo e spazio al pensiero; e ci prende, ci invade, e ci costringe a rimanere in quello sguardo, in quell’incontro. La gioia dei discepoli alla vista del Signore risorto è di questo tipo: non una delle piccole soddisfazioni della quotidianità, non un passeggero stato d’animo, ma la consapevolezza di essere toccati nel profondo, di essere interpellati e personalmente coinvolti. Ma ancor più è una gioia tutta particolare quella dell’incontro con il Signore risorto, perché oltre alla forza immane dell’inaudito e dell’inaspettato, porta con sé la consapevolezza che in Lui le nostre più profonde paure sono davvero dissolte, che la negatività e il male, la paura e tutto ciò che è contro la nostra umanità, viene definitivamente sconfitto ed eliminato. Ma, come se non bastasse, è un incontro che riabilita la storia: sia quella che raccoglie le aspirazioni e le speranze di un popolo, sia quella che ogni essere umano porta con sé. È a questa gioia che il vescovo Piazza ha invitato Alen, Stanley e Kartik (i nuovi diaconi) ad abbeverarsi, a questa gioia a chiesto loro di diventare testimoni, a viverla e a trasmetterla. Nonostante tutte le paure e le sofferenze, nonostante la tristezza che viviamo per il distacco da chi ci ha lasciato da poco e poteva essere qui (Elvis), la diaconia che oggi è urgente annunciare e testimoniare è quella della speranza e della gioia del messaggio evangelico. Solo la consapevolezza dell’immenso dono dell’amore del Padre ci permette di leggere la nostra, e le vite di tutti, come vite nelle mani di Dio, come vite in buone mani.


15 Aprile 2024

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