DA TORINO AL MONDO


  • 18 January 2022

La Congregazione di San Giuseppe nel 150mo di fondazione

Il 19 marzo prossimo daremo inizio alle celebrazioni del 150mo anniversario della fondazione della Congregazione di San Giuseppe: 1873-2023. Una tappa che vogliamo vivere come Famiglia del Murialdo.

Il 19 marzo 1873 il teologo Leonardo Murialdo, Rettore del Collegio Artigianelli, fondava la Congregazione di San Giuseppe. Accanto a lui vi erano don Giulio Costantino, don Eugenio Reffo, don Sebastiano Mussetti, i chierici Marcello Pagliero e Pier Giuseppe Milanese. Erano presenti anche i giovani Ernesto Canfari e Natale Leone, che avrebbero iniziato il noviziato.

In qualità di padrini assistevano il teologo Pier Giuseppe Berizzi e il teologo Roberto Murialdo.

Celebrò la messa il Murialdo e al canto del Veni Creator seguirono le prime professioni. Alla sera, nella stessa cappella di San Giuseppe, si tenne la prima adunanza della Congregazione ed in essa il teologo Murialdo fu eletto all’unanimità Superiore Generale.

Si trattò di un inizio umile, discreto, perfino sconosciuto ai più all’interno del Collegio Artigianelli.

Nelle sue parole augurali il teologo Berizzi ricordò l’evangelico granello di senape che cresce fino a diventare una grande pianta.

Da quel granello di senape prese avvio la nostra famiglia religiosa che nel corso degli anni si è sviluppata facendo presente in molte nazioni il carisma del Fondatore.

Possono essere diverse le letture di questi 150 anni di storia della nostra famiglia religiosa. Le statistiche ci dicono quanti confratelli giuseppini sono entrati a farne parte, quanti di essi hanno lasciato la vita religiosa e sacerdotale nel corso della loro esistenza, quanti sono morti. E’ anche interessante ricordare come in questi anni la congregazione abbia aperto comunità ed opere in Europa, in America del Nord e del Sud, in alcuni paesi dell’Africa ed in India. Certo tutti elementi da conoscere e da valutare, ma che lascio agli studi in cui sono documentati e trattati.

Se mi pongo la domanda sul perché della continuità della nostra famiglia religiosa, ho solo due risposte: la bontà del Signore che non ha mai fatto mancare la sua misericordia; la fedeltà al carisma fondazionale da parte di tanti fratelli religiosi, sacerdoti e laici.

Si potrebbe parlare di due fedeltà: la fedeltà di Dio verso di noi; la nostra fedeltà, benché sempre fragile e vulnerabile, a Lui nel vivere il carisma.

Noi, oggi, siamo eredi e figli di tale fedeltà e non possiamo esimerci da questa responsabilità.

La ricorrenza che vogliamo celebrare trova qui il suo perché e, ci auguriamo, il suo frutto.

Nel corso dell’anno giubilare saranno proposte diverse iniziative a livello di congregazione, di circoscrizioni e di comunità, tuttavia vorrei che fossero comuni questi tre atteggiamenti.

Una memoria grata del passato. Non possiamo perdere le nostre radici, sapendo che dalla testimonianza dei primi fratelli, soprattutto, possiamo trovare linfa ed ispirazione anche per il nostro tempo. D’altra parte un albero senza radici, crolla.

Accogliere la sfida del presente. Stiamo vivendo un tempo di transizione, che non riguarda solo le forme espressive del carisma, le cui incarnazioni variano nel tempo e nello spazio. Siamo di fronte a domande che toccano il cuore della vita religiosa, il tessuto esistenziale dell’essere religiosi, la nostra stessa identità nella rete ecclesiale e civile, il che e il come del nostro apostolato.

Lo guardo rivolto al futuro. Il tema del cambiamento pone a noi domande sul futuro, sul fine, sulla meta: il presente è chiamato a porre le basi per un cammino rinnovato in sintonia con la Chiesa di papa Francesco e capace di rispondere alla sfida educativa delle nuove generazioni.

Intanto diciamo “Grazie” al Signore per ogni suo beneficio concesso in questa storia di 150 anni.

p. Tullio Locatelli

padre generale

 

 

 

 

NOTICIAS

Otras noticias

6° giorno settimana vocazionale

Intendono seguire più da vicino Cristo casto, povero,obbediente [...] (Cost. 1) Continuiamo questo cammino alla scoperta e riscoperta della nostra vocazione battesimale alla sequela di Cristo. Ieri abbiamo scoperto la nostra vocazione come animata, bagnata dall’amore che Dio ci dona, oggi vediamo come questa sia un vero e proprio appello a seguire lui nel fratelli. Dagli Scritti del Murialdo: Oh, qual grazia immensa è la vocazione religiosa! È Dio che ti ha chiamato, Dio che ti ha scelto, Dio che ti vuole tutto suo. Non sei tu che hai fatto questo passo: è Lui che ti ha preceduto, ti ha amato per primo, ti ha preso per mano e ti ha condotto. Ricordalo sempre: la tua vocazione è amore, tutto amore.Non ti ha scelto perché sei il migliore, ma perché ti ama. Ti ha visto debole e ha voluto sostenerti, ti ha visto povero e ha voluto arricchirti. Non guardare i tuoi difetti, non scoraggiarti se sei imperfetto: guarda a Gesù, che ti ha voluto con sé, nella sua vigna, nella sua casa, per sempre.E che farai tu per Lui? Amerai, servirai, donerai la tua vita giorno per giorno, con gioia, anche nella fatica. La tua vocazione è cammino, non perfezione subito. Ma chi camminacon amore è già nella volontà di Dio. lasciati incontrare nel nostro cuore, perché possiamo sentire il tuo amore per noi,il grido dei nostri fratelli, la chiamata ad una vita nuovala sorgente della nostra missione, la via della nostra felicità vera. Donaci la grazia Dio, di gustare il tuo amore perché lo incarniamo nella nostra vita. 


09 May 2025

thumb
5° giorno settimana vocazionale

Animati dalla carità che lo Spirito infonde nel loro cuore. (Cost. 1 ) Continuiamo questo cammino alla scoperta e riscoperta della nostra vocazionebattesimale alla sequela di Cristo, che ci spinge ad uscire fuori di noi stessi, verso glialtri, verso le comunità in cui viviamo, verso i giovani, sull’esempio di San LeonardoMurialdo. Mettiamoci in cammino e cogliamo l’invito ad essere pellegrini: il suo amore cifa da stella cometa, la nostra libera volontà ci permette di camminare dietro di lui perchésiamo animati dal suo amore che ci dona una vista nuova. Dagli Scritti del Murialdo (IV, pp. 287-289) Bartimeo è cieco; anche noi non vedevamo la sorte di chi è chiamato da Gesù. Bartimeomendicava: anche noi eravamo poveri. Bartimeo gridava: «Gesù, Figlio di Davide! Gesùfiglio di Giuseppe!». Gesù lo chiama. I presenti gli dicono: «Coraggio! Alzati, ti chiama». EBartimeo, gettato via il suo povero mantello, saltò su, andò da Gesù che lo chiamava. Gesù gli dice: «Che cosa vuoi che io ti faccia?». Rispose: «Che io veda!». Signore, che io veda la mia miseria, che io veda la vanità del mondo, delle ricchezze edegli onori, che io veda la preziosità della vocazione religiosa! Gesù dice al cieco:«Va’, la tua fede ti ha salvato». Continua san Marco: «E subito vide e seguivaGesù lungo la strada», e san Luca aggiunge: «Glorificando Dio» (Lc 18,43).  La vocazione è un dono che Dio ci offre per essere pienamente felici in Lui, con noistessi e i fratelli; è un incontro d’amore. Una domanda che lui ci rivolge e che, come nelVangelo, trova nella comunità uno strumento che a lui ci avvicina. La chiamata di Dio èuna chiamata che nasce nell’amore, si comunica nell’amore e significa amore, in modopersonale per ciascuno. A noi spetta il coraggio di sentirlo, di seguirlo “Coraggio! Alzati,ti chiama!”; è l’amore, attraverso lo Spirito, che ci anima!


08 May 2025

thumb