Sentiamoci in Cammino


  • 24 July 2020

1. Un “virus” che non merita la “corona”

Lo hanno chiamato con un nome nobile, addirittura reale, ma di certo non merita la corona. Ha seminato dolore e morte, ha lasciato ferite profonde, ha costretto i nostri popoli in una situazione di incertezza e di smarrimento mai provate prima. E la situazione continua in diversi paesi del mondo. 

Alle volte  vediamo un poco di luce, ma il futuro è ancora difficile da disegnare; di certo siamo chiamati a rivedere alcuni stili di vita, a mettere in discussione la normalità di prima, a cercare vie nuove.

Almeno una convinzione sembra chiara e condivisa: ci salviamo insieme, perché siamo tutti nella stessa barca. E’ anche vero però che questo periodo ha fatto rimarcare ancora di più la povertà, l’esclusione e l’emarginazione sofferta da persone e popoli. 

Tuttavia non possiamo dimenticare i molti che si sono sacrificati ed hanno perso la vita a servizio degli ammalati di covid -19: medici, infermieri, personale sanitario, volontari di varie associazioni, sacerdoti, religiosi, religiose. 

Anche la nostra congregazione ha pagato il suo prezzo. Ricordo i nostri defunti di coronavirus: Mons. Paolo Mietto, p. Luis Villacis, p. Franco Zago, p. Albero Ferrero, p. Giuseppe Garbin. Qualche confratello è stato colpito ma poi è guarito. Ricordo anche che diversi confratelli hanno perso dei parenti, degli amici, dei conoscenti.

Un grande grazie a tutti i confratelli che in diversi modi e secondo le proprie possibilità hanno messo in atto una serie di azioni caritative ed apostoliche, pur nei limiti e nel rispetto delle leggi, perché i ragazzi non fossero lasciati a se stessi, le famiglie abbandonate e potesse giungere a più persone possibili la Parola di Dio, la preghiera, la celebrazione eucaristica.  I socials sono stati testimoni e comunicatori di quanto si stava realizzando. Veramente: un grazie grande a tutti. 

 

2. Alcune azioni messe in atto dal consiglio generale

In questi ultimi mesi c’è stato un boom di incontri a livello online: all’interno di ogni singola  provincia, a livello di congregazione. Anche per il consiglio generale il calendario e l’agenda dei viaggi sono stati sostituiti dalla calendarizzazione degli incontri online.

Padre Tullio ha curato gli incontri con i diversi consigli delle varie circoscrizioni e gli incontri tra consiglio generale e i provinciali.

Padre Nadir ha curato una serie di incontri con i formatori e  i formandi; inoltre si stanno preparando incontri internazionali per la Famiglia del Murialdo.

Padre Salvatore e p. Misihadas stanno portando avanti il “convegno” sulle parrocchie.

Padre Juan e Alessandro stanno seguendo la parte economica delle singole circoscrizioni per arrivare alla stesura di un bilancio consolidato di congregazione, inoltre rimane aperta la riflessione sul sistema binario in vista della riunione degli economi provinciali nel 2021; diversi gli incontri già in agenda.

Padre Misihadas sta inoltre seguendo il rinnovamento del sito di congregazione; spero di dare presto la notizia ufficiale del suo entrare in funzione.

 

3. Sfide e possibilità 

La situazione mondiale ci ha messo di fronte a molte sfide; sarà possibile coglierle come possibilità per il futuro?

3.1 La difficoltà degli spostamenti ha fatto pensare ad una diversa distribuzione dei confratelli in formazione.  Ci sono anche confratelli bloccati fuori comunità o fuori provincia per rispetto delle norme sanitarie.  Inoltre sono state rinviate le visite previste per i confratelli del consiglio generale; saranno riprese, forse non tutte, ma per ora non si possono indicare con certezza date e tempi.

3.2 Alcune nostre opere si stanno interrogando sul loro futuro. Penso alle scuole, alle sedi della formazione professionale, alle attività di accoglienza. Non dimentichiamo il Vicariato Apostolico del Napo, le opere dell’India e dell’Africa che sono più dipendenti dagli aiuti esterni.

3.3 La situazione della pandemia ha rivoluzionato anche la nostra vita di comunità. E’ bello sentire che la comunità ritrova il tempo e anche la voglia di pregare di più e insieme, di condividere tempi di fraternità, di spendersi di più per un dialogo che aiuta per il discernimento comunitario.

3.4 Forse abbiamo trovato finalmente il tempo per leggere un libro, sentire una conferenza, sistemare la stanza e l’ufficio, di mettere un poco di ordine dentro e attorno a noi. 

3.5 Credo che sia nato anche un diverso rapporto con i laici e con le famiglie, con i giovani stessi. La pandemia ci fa incontrare su discorsi seri, di senso, di significato; abbiamo scoperto che c’è meno spazio per il fare e più tempo per pensare insieme, condividere ansie e progetti, sogni e interpretazioni. 

3.6 Che cosa sta cambiando a livello di Famiglia del Murialdo? Nel rapporto con i laici collaboratori? Con coloro che hanno delle responsabilità? Con gli stessi nostri “dipendenti”?

3.7 L’impegno che deriva da questa situazione, qui appena accennata, ci chiede di trasformare le sfide in possibilità per immaginare un futuro diverso, nuovo. Credo che sia questa la partita da giocare insieme. Faccio degli esempi: la riscoperta che sono possibili relazioni più profonde, che tono darà alla nostra vita fraterna tra qualche mese? L’essere stati interpellati in modo forte sulla paura, sulla morte, sul dolore, sul senso di Dio nella vita e nella storia, come potrà influire sulla nostra pastorale? L’aver visto vuote le opere, i cortili, le aule, le chiese, come influirà sul nostro essere educatori da “amici, fratelli, padri”? A livello più interiore: l’aver provato un senso diimpotenza,  di inadeguatezza, di essere impediti a raggiungere tutti, come si sarebbe voluto, che cosa sta facendo nascere nel nostro cammino spirituale? Non sarebbe strano mentre il mondo attorno a noi sta cambiando e molte famiglie toccano una povertà mai prevista, noi, invece, non riusciamo a cambiare i nostri orari, le nostre spese, le nostre sicurezze, le nostre priorità, quasi che fossimo comunque e sempre una “isola felice”?

 

4. A livello di congregazione 

Cosa sta dicendo questa situazione nuova ed imprevista a tutta la  congregazione?

Mi è difficile per ora rispondere a questa domanda, che non si aggiunge a quelle elencate al numero 3.6, 3.7, ma che tutte le vuole comprendere e, forse, non perderne altre.  Solo qualche appunto.

4.1 A metà del sessennio la Regola prevede una consulta speciale (Direttorio 107) nelle varie circoscrizioni.  Non potrà essere solo un tempo di revisione del fatto e non fatto rispetto ai capitoli celebrati nel 2018-2019; la situazione è del tutto nuova.  In parte la riflessione è già in atto a livello di consigli, ma occorre che sia condivisa, allargata, anche oltre gli schemi formali di partecipazione. Sentiti i vari consigli si potranno dare alcune indicazioni comuni per ogni circoscrizione.

4.2 Nel 2021 ci sarà la terza Conferenza Interprovinciale. Consiglio generale e consigli provinciali hanno già messo in agenda degli incontri per una riflessione condivisa, nella  comune percezione che non si tratti di ripetere dei riti, ma di mettere in atto processi che sappiano rispondere al nuovo che sta nascendo nella Chiesa, nel mondo, in congregazione.

4.3 Un suo peso avrà la situazione molto critica economicamente di comunità ed opere, con un riflesso negativo anche per l’amministrazione centrale. E’ facile immaginare anche una contrazione del settore solidarietà.  

4.4 Mi pare di comprendere che il tema non è solo organizzativo, ma soprattutto spirituale, di lettura complessiva della nostra realtà, di un nuovo posizionamento della vita consacrata apostolica, di un cambio di paradigma che richiede uno sguardo nuovo per saper cogliere strade nuove.

 

5. A partire dalla nostra povertà 

Ho letto questa frase alcuni anni fa in un documento del CELAM.  Dopo aver riflettuto sulla propria situazione e averne messo in evidenza tutti i limiti, non iniziava il capitolo delle lamentazioni o peggio ancora quello delle colpe, ma si poneva una domanda “che cosa possiamo offrire alla nostra gente, a partire dalla nostra povertà?”.

Ricordo due risposte: essere più vicini ai poveri e camminare con loro.

Questo possiamo farlo anche noi!

Non guasta quella umiltà che  rende più attenti agli altri, più capaci di ascoltare, di condividere, di collaborare.

Il carisma che ci chiede di essere testimoni dell’Amore di Dio per tutti quale sorgente ispirativa può essere oggi? La nostra missione di educatori come ci pone accanto ai giovani, specialmente poveri? La nostra vita religiosa in che modo può essere significativa in questa congiuntura sociale, ecclesiale?

Papa Francesco ha parlato di una chiesa in uscita; il vescovo di Pinerolo mons. Derio, guarito dal coronavirus,  ha detto “non una chiesa che va in chiesa, ma una chiesa che va verso tutti”.  So di comunità che hanno accolto in casa dei giovani bisognosi, di opere che non hanno chiuso i battenti, di confratelli che non sono stati chiusi in casa… E tanti altri segni belli che danno speranza!

 

6. Invocazione allo Spirito Santo

Nella convinzione di cui ci fa partecipi il salmo 127 (“Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”), rivolgo questa preghiera allo Spirito Santo.

Spirito Consolatore

Lo sa il Signore quanto oggi abbiamo bisogno di consolazione e di saper consolare. Ci è impedito di stare accanto a chi soffre, di accompagnare chi muore, di dire insieme un grazie e un arrivederci pregando e piangendo. Ci si chiede se tutto è questo ha senso, ci sembrano comportamenti così poco umani, così poco cristiani. Che sia lo Spirito consolatore a lenire le piaghe, a dare senso alla sofferenza, a tenere accesa la speranza.

Padre dei Poveri

Lo sa il Signore quanto oggi ci sentiamo poveri, deboli, smarriti. Colpiti nella nostra idea di onnipotenza, resi uguali da una pandemia, scopriamo di non essere padroni ma di essere stati cattivi amministratori. Che nasca in noi il bisogno di una paternità provvidente e salutare, che nasca in noi la fiducia di non essere abbandonati da chi ha il dolce nome di Padre.

Rinnova la Faccia della Terra

Sentiamo il bisogno di un futuro diverso, nuovo; diciamo che non possiamo tornare alla normalità di prima, non manca chi dice come potrà essere il domani. Magari fossimo tutti profeti! Ma non rischiamo ancora di sbagliare nel sentire che il futuro sta solo nelle nostre mani, nella nostra scienza, nella nostra programmazione. Facciamo spazio allo Spirito, mettiamoci in ascolto gli uni degli altri, sentiamo il grido di una umanità che vuole rinnovarsi per una nuova era di giustizia e di pace.

Il Dono dell’Intelletto

Intelletto vuol dire leggere dentro, leggere in profondità. Che cosa ci sta dicendo Dio in questo momento storico? In questa situazione? Non possiamo pensare ad un Dio che castiga, che ci ha dimenticati.  E’ richiesto un cammino di purificazione del cuore e della mente, di non restare superficiali e tanto meno inattivi. 

Un Raggio della tua Luce

In questi giorni ogni apertura ci sembra un dono, uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, una speranza che si apre verso il futuro. Con un poco di paura perché  possiamo anche tornare indietro. E sarebbe ancora più dura. Abbiamo bisogno della “tua luce” per non ingannarci, per non illuderci. Dona sapienza e saggezza a coloro che devono prendere decisioni per il bene di tutti. E rendici responsabili e pazienti nell’affrontare i disagi.

Il Murialdo ci benedica e ci accompagni.

p. Tullio Locatelli
padre generale

NOTICIAS

Otras noticias

Nuovi diaconi giuseppini

La diaconia che serve…   La gioia, come la paura, ci può a volte bloccare. Può essere un’esperienza talmente forte e coinvolgente che non lascia tempo e spazio al pensiero; e ci prende, ci invade, e ci costringe a rimanere in quello sguardo, in quell’incontro. La gioia dei discepoli alla vista del Signore risorto è di questo tipo: non una delle piccole soddisfazioni della quotidianità, non un passeggero stato d’animo, ma la consapevolezza di essere toccati nel profondo, di essere interpellati e personalmente coinvolti. Ma ancor più è una gioia tutta particolare quella dell’incontro con il Signore risorto, perché oltre alla forza immane dell’inaudito e dell’inaspettato, porta con sé la consapevolezza che in Lui le nostre più profonde paure sono davvero dissolte, che la negatività e il male, la paura e tutto ciò che è contro la nostra umanità, viene definitivamente sconfitto ed eliminato. Ma, come se non bastasse, è un incontro che riabilita la storia: sia quella che raccoglie le aspirazioni e le speranze di un popolo, sia quella che ogni essere umano porta con sé. È a questa gioia che il vescovo Piazza ha invitato Alen, Stanley e Kartik (i nuovi diaconi) ad abbeverarsi, a questa gioia a chiesto loro di diventare testimoni, a viverla e a trasmetterla. Nonostante tutte le paure e le sofferenze, nonostante la tristezza che viviamo per il distacco da chi ci ha lasciato da poco e poteva essere qui (Elvis), la diaconia che oggi è urgente annunciare e testimoniare è quella della speranza e della gioia del messaggio evangelico. Solo la consapevolezza dell’immenso dono dell’amore del Padre ci permette di leggere la nostra, e le vite di tutti, come vite nelle mani di Dio, come vite in buone mani.


15 April 2024

thumb