convegno sulle migrazioni a viterbo


  • 09 March 2021

“Ecco: io sto alla porta e busso”: il convegno sulle migrazioni promosso dall’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo

Il 26 e il 27 febbraio scorsi l’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo ha realizzato un convegno online sul tema delle migrazioni intitolato “Ecco: io sto alla porta e busso (Ap 3, 20). Il volto umano dei migranti nella cultura dell’incontro di papa Francesco”.

L’argomento del convegno è stato prescelto in considerazione della grande importanza che il Papa, nel suo magistero e dall’inizio del suo pontificato, ha riservato – e riserva tuttora – alle questioni connesse alle migrazioni internazionali, all’accoglienza dei migranti, alla loro integrazione e alla difesa della persona migrante e dei diritti ad essa connessa, in un’epoca in cui il fenomeno è indubbiamente diventato un “segno dei tempi” imprescindibile.

In ciascuna delle tre sessioni in cui si è articolato il convegno, che il pubblico esterno all’Istituto ha potuto seguire in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dell’Istituto stesso (……: canale, questo, sul quale è possibile riascoltarlo e rivederlo in differita), sono stati invitati a intervenire, come relatori, esperti di tematiche e questioni specifiche riguardanti il fenomeno migratorio a livello internazionale e italiano.

Nella prima sessione sono intervenuti Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS (l’ente di ricerca che ogni anno pubblica, tra l’altro, il Dossier Statistico Immigrazione, il rapporto socio-statistico sull’immigrazione in Italia nato nel 1991 su ispirazione e impulso di mons. Luigi Di Liegro, allora direttore della Caritas diocesana di Roma) nonché docente di filosofia presso l’Istituto “San Pietro”, e l’avvocata, costituzionalista ed esperta di diritti umani, Anna Falcone. Luca Di Sciullo ha illustrato, anche attraverso un video di presentazione dei contenuti e dei dati salienti dell’ultima edizione del Dossier, il panorama delle migrazioni a livello internazionale, europeo e italiano, mettendo in evidenza sia le discutibili politiche Ue e nazionali per bloccare i flussi dei profughi lungo la rotta italo-libica, balcanica e orientale (attraverso la Turchia), sia l’inadeguata gestione dell’immigrazione in Italia negli ultimi decenni. Gestione che ha contribuito ad alimentare processi di subalternità, nell’inserimento sociale dei migranti (negazione del principio di uguaglianza), e di segregazione – fino a situazioni di vero e proprio neo-schiavismo – nel loro inserimento occupazionale (negazione del principio di libertà), evidenziando come un recupero del principio di fratellanza, nel vissuto di incontri veri con i migranti, possa essere la chiave per superare dinamiche e modelli di disparità e sfruttamento, demolendo pregiudizi e discorsi d’odio.

Su questa linea, Anna Falcone ha evidenziato non solo come l’attuale legislazione italiana, in materia di immigrazione e asilo, sia spesso entrata in conflitto con i principi costituzionali (e le convenzioni internazionali, che la Costituzione riconosce di rango superiore alle leggi nazionali) che garantiscono i diritti inviolabili della persona e sanciscono il dovere della tutela, dell’accoglienza e dell’integrazione, soprattutto dei profughi; ma anche come il fenomeno migratorio, essendo divenuto ormai strutturale e organico alle società di accoglimento, suggerirebbe un rinnovamento delle Costituzioni nazionali, in direzione di una ridefinizione del concetto stesso di cittadinanza, e un auspicabile Costituzione europea, il cui primo tentativo è fallito anche per il rifiuto degli Stati nazionali di cedere sovranità a un organismo sovra-nazionale, sebbene più adeguato ad affrontare le sfide globali odierne.

Nella seconda sessione sono intervenuti suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete internazionale Thalita Kum, la quale riunisce numerose comunità religiose sparse nel mondo (per lo più femminili) per un impegno di lotta alla tratta dei migranti, in particolare delle donne, e al loro sfruttamento, specialmente lavorativo o sessuale; e padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, entrambi – Sezione e Dicastero – voluti e istituti da papa Francesco. Suor Gabriella Bottani ha illustrato, anche mediate una presentazione di diapositive, i dati più aggiornati sulla tratta internazionale, le categorie di migranti che ne sono coinvolti, come sia nata la rete di Thalita Kum, come operi concretamente e giornalmente offrendo tutela, rifugio e protezione ai migranti (soprattutto donne) vittime di tratta e di sfruttamento, quali canali di scambio di informazioni e di strategie comuni vengano attivati nel contrasto che la rete mette in atto e quali processi di recupero e di socializzazione vengano attivati a favore di queste persone. Padre Fabio Baggio, a sua volta, ha spiegato le ragioni per cui il Papa ha voluto personalmente far nascere la Sezione Migranti e Rifugiati, incaricandone della gestione lo stesso p. Baggio e il cardinal Czerny, con i quali segue personalmente l’andamento delle attività; in che modo questa struttura costituisce lo strumento di attuazione del magistero di papa Francesco sulle migrazioni; quali siano le linee ispiratrici che il Papa desidera che la Sezione persegua (continuo aggiornamento conoscitivo della situazione dei migranti attraverso la raccolta di studi e dati; interpretazione dei dati e delle conoscenze alla luce delle coordinate evangeliche e magisteriali; priorità del sostegno alle operazioni di salvataggio delle vite umane; coordinamento di iniziative a medio-lungo termine, imperniate sui quattro verbi che il Papa stesso ha enucleato per affrontare in maniera organica le questioni migratorie: accogliere, proteggere, promuovere e integrare).

Nella terza e ultima sessione del convegno sono infine intervenuti la giornalista, scrittrice e ricercatrice Nancy Porsia, esperta della situazione geo-politica dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare della Libia, e il sociologo, scrittore e attivista per la difesa dei diritti umani dei migranti, Marco Omizzolo, Cavaliere della Repubblica per meriti civili dovuti alla lotta contro il caporalato in agricoltura, ai danni dei braccianti immigrati nell’Agro Pontino. Nancy Porsia ha ripercorso, nella sua relazione, le fasi della storia recente della Libia, un paese caduto negli anni recenti nel caos politico e in una guerra civile, e di come le mafie estere, approfittando della situazione, abbiano preso il controllo del territorio, attraverso clan locali, e abbiano instaurato un vero e proprio sistema criminale organizzato che lucra sul contrabbando e sulla tratta dei migranti, gestendo al tempo stesso i centri di detenzione e il traffico verso l’Europa. Ai due governi in lotta e a questi clan l’UE e l’Italia hanno destinato somme ingenti pur di bloccare i flussi, nonostante le violazioni dei diritti umani perpetrate a tale scopo. Marco Omizzolo, invece, ha tracciato il quadro del grave sfruttamento dei migranti in agricoltura, nella provincia di Latina, sotto caporalato, sulla base della sua esperienza diretta sul campo, avendo lavorato per mesi come bracciante egli stesso (ricerca partecipata) ed essendo stato per un certo periodo un infiltrato all’interno del sistema di sfruttamento; ha narrato di come egli sia stato personalmente testimone di violenze, soprusi, riduzioni in schiavitù e umiliazioni nei confronti dei braccianti, soprattutto indiani e sikh, e di come le agromafie italiane ed estere lucrino attraverso la gestione di questa rete di sfruttamento, contro la quale egli si è impegnato in prima persona, al fine di liberare questi braccianti dalle reti criminali di cui sono vittime, ricevendo ancora oggi minacce e intimidazioni.

Il convegno è stata una preziosa occasione non solo di documentarsi su un fenomeno decisivo ed epocale delle società contemporanee, ma anche di ascoltare la testimonianza diretta e vibrante di persone che si spendono quotidianamente a favore dei migranti, ciascuna in ambiti diversi, ma trasmettendo con la forza del proprio vissuto parole potenti e toccanti.

Le numerose domande rivolte a ciascun relatore, dopo i rispettivi interventi, comprovano l’alto livello di coinvolgimento intellettuale ed emotivo che questa iniziativa ha suscitato nel pubblico.“Ecco: io sto alla porta e busso”: il convegno sulle migrazioni promosso dall’Istituto filosoficoteologico “San Pietro” di Viterbo Il 26 e il 27 febbraio scorsi l’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo ha realizzato un convegno online sul tema delle migrazioni intitolato “Ecco: io sto alla porta e busso (Ap 3, 20).

Il volto umano dei migranti nella cultura dell’incontro di papa Francesco”. L’argomento del convegno è stato prescelto in considerazione della grande importanza che il Papa, nel suo magistero e dall’inizio del suo pontificato, ha riservato – e riserva tuttora – alle questioni connesse alle migrazioni internazionali, all’accoglienza dei migranti, alla loro integrazione e alla difesa della persona migrante e dei diritti ad essa connessa, in un’epoca in cui il fenomeno è indubbiamente diventato un “segno dei tempi” imprescindibile.

In ciascuna delle tre sessioni in cui si è articolato il convegno, che il pubblico esterno all’Istituto ha potuto seguire in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dell’Istituto stesso (……: canale, questo, sul quale è possibile riascoltarlo e rivederlo in differita), sono stati invitati a intervenire, come relatori, esperti di tematiche e questioni specifiche riguardanti il fenomeno migratorio a livello internazionale e italiano. Nella prima sessione sono intervenuti Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS (l’ente di ricerca che ogni anno pubblica, tra l’altro, il Dossier Statistico Immigrazione, il rapporto socio-statistico sull’immigrazione in Italia nato nel 1991 su ispirazione e impulso di mons. Luigi Di Liegro, allora direttore della Caritas diocesana di Roma) nonché docente di filosofia presso l’Istituto “San Pietro”, e l’avvocata, costituzionalista ed esperta di diritti umani, Anna Falcone. Luca Di Sciullo ha illustrato, anche attraverso un video di presentazione dei contenuti e dei dati salienti dell’ultima edizione del Dossier, il panorama delle migrazioni a livello internazionale, europeo e italiano, mettendo in evidenza sia le discutibili politiche Ue e nazionali per bloccare i flussi dei profughi lungo la rotta italo-libica, balcanica e orientale (attraverso la Turchia), sia l’inadeguata gestione dell’immigrazione in Italia negli ultimi decenni. Gestione che ha contribuito ad alimentare processi di subalternità, nell’inserimento sociale dei migranti (negazione del principio di uguaglianza), e di segregazione – fino a situazioni di vero e proprio neo-schiavismo – nel loro inserimento occupazionale (negazione del principio di libertà), evidenziando come un recupero del principio di fratellanza, nel vissuto di incontri veri con i migranti, possa essere la chiave per superare dinamiche e modelli di disparità e sfruttamento, demolendo pregiudizi e discorsi d’odio.

Su questa linea, Anna Falcone ha evidenziato non solo come l’attuale legislazione italiana, in materia di immigrazione e asilo, sia spesso entrata in conflitto con i principi costituzionali (e le convenzioni internazionali, che la Costituzione riconosce di rango superiore alle leggi nazionali) che garantiscono i diritti inviolabili della persona e sanciscono il dovere della tutela, dell’accoglienza e dell’integrazione, soprattutto dei profughi; ma anche come il fenomeno migratorio, essendo divenuto ormai strutturale e organico alle società di accoglimento, suggerirebbe un rinnovamento delle Costituzioni nazionali, in direzione di una ridefinizione del concetto stesso di cittadinanza, e un auspicabile Costituzione europea, il cui primo tentativo è fallito anche per il rifiuto degli Stati nazionali di cedere sovranità a un organismo sovra-nazionale, sebbene più adeguato ad affrontare le sfide globali odierne.

Nella seconda sessione sono intervenuti suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete internazionale Thalita Kum, la quale riunisce numerose comunità religiose sparse nel mondo (per lo più femminili) per un impegno di lotta alla tratta dei migranti, in particolare delle donne, e al loro sfruttamento, specialmente lavorativo o sessuale; e padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, entrambi – Sezione e Dicastero – voluti e istituti da papa Francesco. Suor Gabriella Bottani ha illustrato, anche mediate una presentazione di diapositive, i dati più aggiornati sulla tratta internazionale, le categorie di migranti che ne sono coinvolti, come sia nata la rete di Thalita Kum, come operi concretamente e giornalmente offrendo tutela, rifugio e protezione ai migranti (soprattutto donne) vittime di tratta e di sfruttamento, quali canali di scambio di informazioni e di strategie comuni vengano attivati nel contrasto che la rete mette in atto e quali processi di recupero e di socializzazione vengano attivati a favore di queste persone. Padre Fabio Baggio, a sua volta, ha spiegato le ragioni per cui il Papa ha voluto personalmente far nascere la Sezione Migranti e Rifugiati, incaricandone della gestione lo stesso p. Baggio e il cardinal Czerny, con i quali segue personalmente l’andamento delle attività; in che modo questa struttura costituisce lo strumento di attuazione del magistero di papa Francesco sulle migrazioni; quali siano le linee ispiratrici che il Papa desidera che la Sezione persegua (continuo aggiornamento conoscitivo della situazione dei migranti attraverso la raccolta di studi e dati; interpretazione dei dati e delle conoscenze alla luce delle coordinate evangeliche e magisteriali; priorità del sostegno alle operazioni di salvataggio delle vite umane; coordinamento di iniziative a medio-lungo termine, imperniate sui quattro verbi che il Papa stesso ha enucleato per affrontare in maniera organica le questioni migratorie: accogliere, proteggere, promuovere e integrare). Nella terza e ultima sessione del convegno sono infine intervenuti la giornalista, scrittrice e ricercatrice Nancy Porsia, esperta della situazione geo-politica dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare della Libia, e il sociologo, scrittore e attivista per la difesa dei diritti umani dei migranti, Marco Omizzolo, Cavaliere della Repubblica per meriti civili dovuti alla lotta contro il caporalato in agricoltura, ai danni dei braccianti immigrati nell’Agro Pontino. Nancy Porsia ha ripercorso, nella sua relazione, le fasi della storia recente della Libia, un paese caduto negli anni recenti nel caos politico e in una guerra civile, e di come le mafie estere, approfittando della situazione, abbiano preso il controllo del territorio, attraverso clan locali, e abbiano instaurato un vero e proprio sistema criminale organizzato che lucra sul contrabbando e sulla tratta dei migranti, gestendo al tempo stesso i centri di detenzione e il traffico verso l’Europa. Ai due governi in lotta e a questi clan l’UE e l’Italia hanno destinato somme ingenti pur di bloccare i flussi, nonostante le violazioni dei diritti umani perpetrate a tale scopo. Marco Omizzolo, invece, ha tracciato il quadro del grave sfruttamento dei migranti in agricoltura, nella provincia di Latina, sotto caporalato, sulla base della sua esperienza diretta sul campo, avendo lavorato per mesi come bracciante egli stesso (ricerca partecipata) ed essendo stato per un certo periodo un infiltrato all’interno del sistema di sfruttamento; ha narrato di come egli sia stato personalmente testimone di violenze, soprusi, riduzioni in schiavitù e umiliazioni nei confronti dei braccianti, soprattutto indiani e sikh, e di come le agromafie italiane ed estere lucrino attraverso la gestione di questa rete di sfruttamento, contro la quale egli si è impegnato in prima persona, al fine di liberare questi braccianti dalle reti criminali di cui sono vittime, ricevendo ancora oggi minacce e intimidazioni. Il convegno è stata una preziosa occasione non solo di documentarsi su un fenomeno decisivo ed epocale delle società contemporanee, ma anche di ascoltare la testimonianza diretta e vibrante di persone che si spendono quotidianamente a favore dei migranti, ciascuna in ambiti diversi, ma trasmettendo con la forza del proprio vissuto parole potenti e toccanti. Le numerose domande rivolte a ciascun relatore, dopo i rispettivi interventi, comprovano l’alto livello di coinvolgimento intellettuale ed emotivo che questa iniziativa ha suscitato nel pubblico.

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Outras News

Celebrazioni di 150mo a Torino

NOI SIAMO QUI Perché un giorno san Leonardo Murialdo accolse il dono dello Spirito che lo invitava a metter la sua vita a servizio dei giovani e così intraprendere un cammino accanto ai giovani che è diventato la sua storia di santità. Noi non ricordiamo un santo che ha servito i giovani, noi onoriamo un sacerdote che servendo i giovani è diventato santo. NÓS SOMOS AQUI Porque um dia São Leonardo Murialdo acolheu o dom do Espírito que o convidou a colocar sua vida a serviço dos jovens e assim embarcar numa viagem ao lado dos jovens que se tornou sua história de santidade. Não nos lembramos de um santo que serviu aos jovens, honramos um padre que ao servir os jovens se tornou um santo. ESTAMOS AQUÍ Porque un día San Leonardo Murialdo acogió el don del Espíritu que le invitaba a poner su vida al servicio de los jóvenes y así emprender un camino junto a los jóvenes que se convirtió en su historia de santidad. No recordamos a un santo que sirvió a los jóvenes, honramos a un sacerdote que sirviendo a los jóvenes se hizo santo.   NOI SIAMO QUI Perché alcuni sacerdoti hanno accolto l’invito dello Spirito di dare vita ad una famiglia religiosa perché potesse dare continuità al lavoro educativo dentro il Collegio Artigianelli e anche oltre. Da quel nucleo si è sviluppata una storia che oggi è consegnata a noi quali figli ed eredi. NÓS ESTAMOS AQUI Porque alguns padres aceitaram o convite do Espírito de dar vida a uma família religiosa para que esta pudesse dar continuidade ao trabalho educativo no seio do Colégio Artigianelli e para além dele. A partir desse núcleo, desenvolveu-se uma história que hoje nos é entregue como crianças e herdeiros. ESTAMOS AQUÍ Porque algunos sacerdotes aceptaron la invitación del Espíritu a dar vida a una familia religiosa para que diera continuidad a la obra educativa dentro del Colegio Artigianelli y más allá. A partir de ese núcleo, se ha desarrollado una historia que hoy se nos entrega como hijos y herederos.   NOI SIAMO QUI Non possiamo di certo contare quanti religiosi e laici hanno reso possibile questa storia per 150 anni; di certo hanno pregato, lavorato, offerto perché un carisma rimanesse vivo nella Chiesa a favore dei giovani specie dei giovani poveri. NÓS SOMOS AQUI Não podemos certamente contar quantos religiosos e leigos tornaram esta história possível durante 150 anos; eles certamente rezaram, trabalharam, ofereceram-se para que um carisma pudesse permanecer vivo na Igreja a favor dos jovens, especialmente dos jovens pobres. ESTAMOS AQUÍ Ciertamente no podemos contar cuántos religiosos y laicos han hecho posible esta historia durante 150 años; ciertamente han rezado, trabajado, ofrecido para que permaneciera vivo en la Iglesia un carisma a favor de los jóvenes, especialmente de los jóvenes pobres.   NOI SIAMO QUI Perché abbiamo fatto nostro un carisma che ci porta ad essere educatori dei giovani nelle scuole, nei centri di formazione professionale, negli oratori, nell’accoglienza, nelle parrocchie, secondo modalità che la situazione ci chiede e secondo un processo di incarnazione. NÓS ESTAMOS AQUI Porque fizemos nosso um carisma que nos leva a ser educadores dos jovens nas escolas, nos centros de formação profissional, nos oratórios, na hospitalidade, nas paróquias, de acordo com as formas que a situação nos pede e de acordo com um processo de encarnação. ESTAMOS AQUÍ Porque hemos hecho nuestro un carisma que nos lleva a ser educadores de los jóvenes en las escuelas, en los centros de formación profesional, en los oratorios, en la hospitalidad, en las parroquias, según los modos que la situación nos pide y según un proceso de encarnación. NOI SIAMO QUI Sentiamo il bisogno di dire grazie al Signore, ricco di misericordia. A lui affidiamo il tanto che abbiamo vissuto e il molto che abbiamo fatto, a lui affidiamo le nostre fragilità e le nostre inadempienze. A lui chiediamo di essere sempre accanto a noi per continuare il cammino. ESTAMOS AQUÍ Sentimos la necesidad de dar gracias al Señor, que es rico en misericordia. A Él confiamos lo mucho que hemos vivido y lo mucho que hemos hecho, a Él confiamos nuestras fragilidades y fracasos. A él le pedimos que esté siempre a nuestro lado para continuar el camino. NÓS SOMOS AQUI Sentimos a necessidade de dizer obrigado ao Senhor, que é rico em misericórdia. A Ele confiamos o muito que vivemos e o muito que fizemos, a Ele confiamos nossas fraquezas e fracassos. A Ele, pedimos que esteja sempre ao nosso lado para continuar a viagem. NOI SIAMO QUI Perché ricchi di questa storia vogliamo continuare il cammino nella scia del carisma di San Leonardo Murialdo. Tocca a noi oggi accettare le sfide del presente e mettere le basi per il futuro, tocca a noi oggi essere “amici, fratelli e padri” per i giovani che il Signore ci affida. Siamo noi oggi chiamati a passare il testimone a chi nella Famiglia del Murialdo si farà figlio ed erede per dare continuità ad una storia che appartiene prima di tutto ai giovani poveri. ESTAMOS AQUÍ Porque ricos de esta historia queremos continuar el camino siguiendo la estela del carisma de San Leonardo Murialdo. Nos corresponde hoy aceptar los retos del presente y sentar las bases del futuro, nos corresponde hoy ser "amigos, hermanos y padres" para los jóvenes que el Señor nos confía. Nos corresponde hoy pasar el testigo a aquellos que, en la Familia Murialdo, se convertirán en hijos y herederos para dar continuidad a una historia que pertenece, en primer lugar, a los jóvenes pobres. NÓS ESTAMOS AQUI Porque ricos nesta história, queremos continuar a viagem na esteira do carisma de São Leonardo Murialdo. Cabe-nos hoje aceitar os desafios do presente e lançar as bases para o futuro, cabe-nos hoje ser "amigos, irmãos e pais" para os jovens que o Senhor nos confia. Cabe a nós, hoje, passar o testemunho àqueles da Família Murialdo que se tornarão filhos e herdeiros para dar continuidade a uma história que pertence, antes de tudo, aos jovens pobres.


20 March 2023

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L' augurio di Papa Francesco per il 150mo di fondazione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Ringrazio di cuore Padre Tullio Locatelli per le parole che mi ha rivolto, saluto i Vescovi presenti e la Madre Generale, e do il benvenuto a tutti voi. Ci incontriamo nel 150° anniversario di fondazione della vostra Congregazione. Infatti, il diciannove marzo 1873 San Leonardo Murialdo fondava la Pia Società Torinese di San Giuseppe per la cura e la formazione soprattutto dei giovani operai. A me fa pensare tanto questo tempo, lì, nel “fuoco” – diciamo così –, nel centro della massoneria, a Torino, nel Piemonte, tanti santi, tanti! E dobbiamo studiare perché, perché in quel momento. E proprio nel centro della massoneria e dei “mangiapreti”, i santi, e tanti, non uno, tanti. Dunque ha fondato a Torino, in questo contesto duro, segnato da tanta povertà morale, culturale ed economica, di fronte alla quale non è rimasto indifferente: ha raccolto la sfida e si è messo al lavoro, in mezzo alla massoneria. Così è nata una realtà che nel corso di un secolo e mezzo si è arricchita di persone, di opere, di esperienze culturali diverse, e soprattutto di tanto amore. Una realtà composta oggi da circa cinquecento religiosi – sono pochi, dovete crescere un po’! – e, inoltre, dalle suore Murialdine di San Giuseppe – alle quali pure facciamo gli auguri, nel settantesimo anniversario della loro fondazione –, dall’Istituto secolare e da parecchi laici, tutti uniti in un’unica Famiglia. Tanto è cresciuto il seme posto da Dio nella Chiesa per mezzo delle mani generose di San Leonardo Murialdo! Lo scorso anno, in occasione dell’apertura di questa celebrazione giubilare, ho scritto al vostro Superiore Generale e vi auguravo di continuare a crescere nell’«arte di cogliere le esigenze dei tempi, e di provvedervi con la creatività dello Spirito Santo». Non si può controllare lo Spirito, è Lui che ci porta avanti. Ci vogliono solo discernimento e fedeltà. Vi esortavo a prendervi cura specialmente dei «più giovani, i quali, oggi più che mai, hanno bisogno di testimoni credibili». E vi incoraggiavo a non smettere mai di sognare, sull’esempio di San Giuseppe, vostro Patrono, e di San Leonardo, in spirito di autentica paternità [1]. Oggi, mentre vi rinnovo questo invito, vorrei sottolinearne tre aspetti, che mi sembrano importanti per la vostra vita e per il vostro apostolato. Essi sono: il primato dell’amore di Dio, l’attenzione al mondo che cambia e la dolcezza paterna della carità. L’esperienza dell’amore di Dio ha segnato profondamente la vita di San Leonardo. Lo sentiva in sé forte, concreto, irresistibile, come lui stesso testimonia, scrivendo: «Dio mi ama. Che gioia! […] Non si dimentica mai di me, mi segue e mi guida sempre!». E invitava i fratelli a lasciarsi prima di tutto amare da Dio. Lasciarsi amare da Dio: questo è stato il segreto della sua vita e del suo apostolato. Non solo amare, no, lasciarsi amare. Quella passività – sottolineo – quella passività della vita consacrata, che cresce nel silenzio, nella preghiera, nella carità e nel servizio. E l’invito vale anche per noi: lasciamoci amare da Dio per essere testimoni credibili del suo amore; lasciamo che sia sempre più il suo amore a guidare i nostri affetti, pensieri e azioni. Non le regole, non le disposizioni. Un aneddoto: quando un Generale della Compagnia di Gesù, padre Ledochowski, ha voluto mettere insieme tutta la spiritualità della Compagnia in un libro, per “regolare” tutto – si regolava tutto, c’era la regola del cuoco, tutto regolato, perché la Compagnia di Gesù avesse davanti l’ideale –, inviò il primo esemplare all’abate benedettino, e lui gli rispose: “Caro Padre Generale, con questo documento ha ucciso la Compagnia di Gesù!”. Quando si vuole regolare tutto, si “ingabbia” lo Spirito Santo. E ce ne sono tanti – religiosi, consacrati, preti e vescovi – che hanno ingabbiato lo Spirito Santo. Per favore, lasciare libertà, lasciare creatività. Sempre camminare con la guida dello Spirito. San Leonardo Murialdo era certamente un uomo profondamente mistico. Proprio questo, però, lo ha reso anche molto attento e sensibile ai bisogni degli uomini e delle donne del suo tempo (cfr 2 Cor 5,14), di cui è stato un osservatore acuto e un profeta coraggioso. Ha saputo accorgersi dell’esistenza, attorno a sé, di disagi nuovi, gravi e spesso nascosti, e non ha esitato a prendersene cura. Ha insegnato in particolare ai giovani lavoratori a progettare il loro futuro, a far sentire la loro voce e ad aiutarsi a vicenda. Si è fatto portavoce della parola profetica della Chiesa in un mondo dominato da interessi economici e di potere, dando voce ai più emarginati. Ha saputo poi cogliere il valore del laicato nella vita e nell’apostolato del Popolo di Dio. Nella seconda metà dell’ottocento, un secolo prima del Vaticano II, diceva: «Il laico, di qualsiasi ceto sociale, può essere […] un apostolo non meno del prete e, per alcuni ambienti, più del prete» [2]. Per 2 quell’epoca questo suona protestantesimo. Era coraggioso! Era un uomo di Dio intelligente, aperto! Vi invito a coltivare la sua stessa passione e il suo stesso coraggio: insieme, laici, religiosi e religiose, su strade condivise di preghiera, di discernimento e di lavoro, per essere artigiani di giustizia e di comunione. A questo proposito, vorrei fare riferimento a un ultimo valore importante del vostro carisma: la dolcezza paterna della carità. Possiate ricercarla e viverla tra voi, con spirito di fraternità, ed esercitarla nei confronti di tutti. Essere come Maria nostra Madre: allo stesso tempo forti nella testimonianza e dolci nell’amore. San Leonardo diceva: «La carità è guardare e dire il bello di ognuno, perdonare di cuore, avere serenità di volto, affabilità, dolcezza». E per fare questo bisogna saper portare la croce. Ci vuole preghiera, ci vuole sacrificio. E ancora: «Come senza fede non si piace a Dio, così senza dolcezza non si piace al prossimo». Sono parole sue: un semplice e potente programma di vita e di apostolato. Vorrei anche dare testimonianza dei vostri studenti. Quando ero professore a San Miguel, loro studiavano lì, e avevano un Superiore molto pratico e molto bravo. Noi dicevamo che quel Giuseppino, il Superiore, era il “premio Nobel” della furbizia! Perché era un uomo di Dio, ma un furbone! Si muoveva bene! Ricordo bene, un bel gruppo di studenti. Vorrei concludere ricordando proprio l’invito del Murialdo alla santità: «Fatevi santi – diceva – e fate presto... Perché il santo ha uno sguardo lungimirante, rende la vita più umana, comunica speranza e fiducia e sa condividere la sua esperienza che Dio è Amore». Cari fratelli, care sorelle, vi ringrazio di ciò che siete e di ciò che fate nella Chiesa, sulle orme di San Leonardo e ispirati da San Giuseppe. Vi benedico tutti di cuore. E, mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


17 March 2023

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