Uno stile di discernimento comune nella corresponsabilità


  • 11 August 2020

1. Introduzione 

Questa sintesi dei lavori dell’assemblea svoltasi a Rocca di Papa nei giorni 26-29 luglio 2020 è presentata a tutti i confratelli perché la riflessione possa essere ulteriormente condivisa, ampliata, approfondita nelle comunità della Provincia Italiana. Una sintesi è sempre parziale, tuttavia si spera che ripresenti i nodi fondamentali del discorso e sia capace di indicare quelle prospettive di futuro che l’assemblea ha fatto proprie. 

Il molto materiale già arrivato nelle comunità (verbali e una serie di altri allegati) è certamente di aiuto per una comprensione del discorso condiviso anche per coloro che non hanno potuto essere presenti.

“In comunione per il discernimento” intitolava così la lettera d’invito all’assemblea; possiamo dire che si è rimasti fedeli a tale prospettiva. Da qui verso un cammino vissuto nella corresponsabilità.

 

2. Un discorso che vale per tutti i livelli di governo 

Il tema del governo è stato al centro dei lavori assembleari. 

E’ un tema nodale oggi nella vita consacrata, ripreso da documenti che hanno come prospettiva “per vino nuovo, otri nuovi”, e che interessa tutti i livelli di governo: locale, provinciale, generale. I compiti e le modalità in cui il governo si esprime può suscitare perplessità,  disaffezione, caduta di partecipazione e spesso resistenze che mettono in luce disagi e sofferenze che possono portare a divisioni difficili da ricomporre. D’altra parte in questa epoca in cambiamento a tutti, ma specie al governo, è affidato il compito di intraprendere processi che sanno di futuro, accogliendo la sfida dell’essere significativi dentro  questo tempo che il Signore ci ha dato di vivere. Un tempo ora segnato in modo profondo dalla pandemia per la quale nessuno era già preparato. 

Per questo mi sembra necessario porre un primo tassello al nostro discorso: non bisogna perdere lo spirito con cui l’assemblea è stata celebrata; tale animus va prolungato ed alimentato nelle nostre comunità, per non  ridurre i nostri incontri a qualche foglio scritto e poi dimenticato.

Ricordo brevemente alcuni vissuti che hanno aiutato i confratelli a fare discernimento. I momenti di Lectio divina e i tempi di preghiera, senza fretta e ben preparati; la non preoccupazione di fare documenti ma di trasmettere l’essenziale attraverso varie comunicazioni; l’ascolto reciproco in assemblea e nei gruppi quale modalità da tutti accolta perché percepita come fondamentale; un clima generale che ha permesso di parlare dei temi  evitando il rischio di personalizzare i discorsi riducendoli a problemi soggettivi.

Credo che siano già delle buone indicazioni per la pratica effettiva di discernimento nelle  comunità e nei diversi consigli presenti nelle opere. Anche in seno al consiglio provinciale va prolungato questo spirito e questo stile.

 

3. Prospettive per una nuova modalità di governo 

3.1 Alcune condizioni per un buon governo 

- Un governo assume la sfida del discernimento comunitario; tiene sempre vivo lo sguardo sulla Parola di Dio, sul carisma, sui segni dei tempi; è attento a cogliere le sfide al cambiamento in questo tempo di svolte epocali; è capace di sentire le diversità delle sensibilità e dei punti di vista come necessaria e come una risorsa per leggere più in profondità gli eventi e per sostenere il cammino; è chiamato a vivere e a trasmettere dinamiche comunionali sia nella vita fraterna come nella missione. 

- Un governo, oggi, non può scavalcare la corresponsabilità. La pratica della corresponsabilità richiede esercizio; provoca a pensare il ruolo del superiore provinciale in profonda connessione con il discernimento del consiglio; esige apertura al carisma, ai riferimenti della Regola, al nuovo che ci provoca. I confratelli che compongono un consiglio non si scelgono fra loro, ma sono nominati; è inevitabile quindi un cammino di conoscenza, d’intese da costruire, di relazioni da maturare anche sotto l’aspetto umano. Fiducia e stima reciproca aiutano a crescere nella corresponsabilità. 

- E’ vero che ogni governo non può avere una risposta per tutto e sempre, tuttavia ha bisogno di avere chiaro un orizzonte nel quale collocare la propria azione, alla luce del documento del CG XXIII e dei documenti dei capitoli provinciali.

- La complessità che stiamo vivendo è una grande sfida ma anche una grande opportunità; chiede di lavorare tenendo presente una logica di sistema, secondo un principio detto da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: “Il tutto vale più della parte” (EG, 234-237).

- Un governo che faccia vero discernimento comunitario di fronte ai vari problemi e aiuti le comunità a crescere in questo atteggiamento fondamentale. 

- La responsabilità personale non sta ad indicare una responsabilità autonoma, autoritaria, impositiva: sarebbe vanificare il senso stesso del consiglio (cf. “Per vino nuovo otri nuovi”,  19). Uno dei principali compiti del responsabile è far crescere tutti nella corresponsabilità.  

- La centralità della Parola, l’attenzione primaria alla vita consacrata, il rapporto tra carisma e storia nel cogliere i segni dei tempi, vanno maturati e sempre più percepiti come luce e sostegno per le singole scelte.

- Ai confratelli del consiglio si chiede di essere capaci di parrusia (per cui le parole esprimono i veri pensieri e le vere intenzioni), ascolto (sia nel dibattito consigliare sia nel sentire la provincia), ricerca in comune (una condivisione nella consapevolezza che ognuno ha un apporto da dare), rispetto e comune attuazione delle decisioni prese (anche il consiglio ha bisogno dell’ubbidire).

3.2 Alcune scelte per uno stile di partecipazione e corresponsabilità 

- Può essere utile allargare la partecipazione al consiglio ad altri confratelli, per mettere a frutto le competenze che ci sono nella provincia. 

- Alcuni compiti o alcuni servizi in particolari ambiti si possono delegare ai confratelli del consiglio o ad altri confratelli; il consiglio ha il compito di accompagnare, sostenere, controllare e quindi farsi aiutare nel momento della decisione. 

- In rapporto alle comunità e alle opere è fondamentale il riferimento al principio di sussidiarietà, per creare un rapporto di fiducia e di affidabilità tra consiglio e comunità e opera.

- Ogni forma di partecipazione, di coinvolgimento va preparata, regolata, soprattutto resa “vera” perché chiara nei suoi fini e nelle sue modalità.

- Sono di particolare importanza le commissioni, le consulte di provincia, le riunioni di settore, la formazione dei direttori e degli economi, la preparazione di alcuni confratelli per la formazione iniziale.

3.3 Chiarezza nelle priorità di programma

Premesso che il programma trova la sua fonte nel documento del CG XXIII e nei testi del capitolo provinciale di prima e seconda fase e che il carisma rimane sempre alla base di ogni nostra scelta, l’assemblea ha voluto evidenziare:

  • Il bisogno di formazione continua percepita come scelta strategica per capire il presente e pensare il futuro; la formazione continua può essere organizzata sia per fasce di età, come per ambiti di responsabilità, sia come offerta aperta a tutti su temi della vita religiosa giuseppina nelle sue diverse dimensioni. La formazione continua  è una dinamica prima che un evento o una iniziativa; essa tocca la qualità delle iniziative, sia quelle che mettiamo in atto sia quelle che possiamo intraprendere. La modalità di lavoro dell’assemblea ci ha fatto mettere in atto una circolarità ermeneutica: dalla Parola alle situazioni di vita; dall’apertura alle sfide al confronto tra le diverse letture; dall’ascolto reciproco all’entrare più in sintonia con ciò che Dio ci chiede;  non solo dall’alto verso il basso ma anche viceversa. 
  • C’è bisogno di recuperare più chiaramente la visione carismatica per rilanciare la Famiglia del Murialdo; il rapporto laici-religiosi non solo nelle opere, ma anche nella prospettiva della comunità murialdina; lo stesso tema del sistema binario prima ancora di essere un importante sistema economico va inteso nel suo valore carismatico e di prospettiva per la vita religiosa tout cour; non perdendo mai di vista la centralità della nostra missione rivolta ai giovani poveri. 
  • Alla luce della realtà della provincia, (quali: numeri ed età dei confratelli, valore carismatico o meno di alcune presenze, problemi di economia) il governo della provincia è chiamato a progettare alcune scelte di chiusura di comunità e di chiusura o di consegna di opere, che se compiute in prospettiva di futuro possono essere meglio condivise e accettate.
  • A proposito della pastorale giovanile e dell’animazione vocazionale va resa concreta l’affermazione che è tutta la provincia che educa e promuove vocazioni; da qui il consiglio è chiamato a proporre cammini di fedeltà e di perseveranza nella convinzione che è per contagio che altri fratelli (da laici o da religiosi) possono sentirsi chiamati a condividere la nostra missione.

4. In cammino 

Mi sembra che l’assemblea abbia manifestato la convinzione che c’è bisogno di profezia, di uscire da certi schemi che confermano lo “status quo”, di sentirsi in “uscita” culturalmente, religiosamente.

Ha espresso la richiesta di uno stile di governo impegnato a portare la nostra vita religiosa entro parametri sempre più evangelici, per passare dalla comunità alla fraternità, al sapere leggere la situazione con ottimismo e fiducia.

In questo tempo di passaggio la Provincia Italiana può trovare in se stessa le forze per un passo nuovo, soprattutto se si mette in ascolto dei giovani e in dialogo con i laici nella Famiglia del Murialdo. 

Tutti sono chiamati a mettersi in cammino perché le prospettive espresse dall’assemblea possano diventare i segni di un cammino ricco di sogno e di profezia.

Non siamo soli. Sentiamoci in cammino con tutta la Chiesa, con tutta la Congregazione, sfidate in questo tempo a ricomprendere la missione nel segno della sinodalità, della corresponsabilità, del discernimento comune. 

Ancora grazie a tutti e insieme ci affidiamo ai nostri santi patroni.

p. Tullio Locatelli
padre generale

NEWS

Outras News

Nuovi diaconi giuseppini

La diaconia che serve…   La gioia, come la paura, ci può a volte bloccare. Può essere un’esperienza talmente forte e coinvolgente che non lascia tempo e spazio al pensiero; e ci prende, ci invade, e ci costringe a rimanere in quello sguardo, in quell’incontro. La gioia dei discepoli alla vista del Signore risorto è di questo tipo: non una delle piccole soddisfazioni della quotidianità, non un passeggero stato d’animo, ma la consapevolezza di essere toccati nel profondo, di essere interpellati e personalmente coinvolti. Ma ancor più è una gioia tutta particolare quella dell’incontro con il Signore risorto, perché oltre alla forza immane dell’inaudito e dell’inaspettato, porta con sé la consapevolezza che in Lui le nostre più profonde paure sono davvero dissolte, che la negatività e il male, la paura e tutto ciò che è contro la nostra umanità, viene definitivamente sconfitto ed eliminato. Ma, come se non bastasse, è un incontro che riabilita la storia: sia quella che raccoglie le aspirazioni e le speranze di un popolo, sia quella che ogni essere umano porta con sé. È a questa gioia che il vescovo Piazza ha invitato Alen, Stanley e Kartik (i nuovi diaconi) ad abbeverarsi, a questa gioia a chiesto loro di diventare testimoni, a viverla e a trasmetterla. Nonostante tutte le paure e le sofferenze, nonostante la tristezza che viviamo per il distacco da chi ci ha lasciato da poco e poteva essere qui (Elvis), la diaconia che oggi è urgente annunciare e testimoniare è quella della speranza e della gioia del messaggio evangelico. Solo la consapevolezza dell’immenso dono dell’amore del Padre ci permette di leggere la nostra, e le vite di tutti, come vite nelle mani di Dio, come vite in buone mani.


15 April 2024

thumb