Murialdo vive!


  • 17 February 2020

Il 30 marzo 2019 c’ero anch’io a Buenos Aires quando è stato dato ufficialmente inizio all’anno murialdino, che si concluderà a Torino, nella casa madre dei Giuseppini del Murialdo, il prossimo 3 maggio 2020.

Uno “slogan” forte che ho letto per la prima volta proprio là, in Argentina, e che, con buona probabilità, ci accompagnerà per tutto quest’anno è: Murialdo vive!

Vive perché il carisma del Murialdo traspare tuttora, in maniera evidente, in tutte le opere giuseppine sparse in Europa, in India, in Africa e nelle Americhe; vive perché il carisma di un fondatore non muore con esso, ma continua come potente eredità lasciata a tutti coloro, religiosi e laici, che la volessero cogliere senza “beneficio d’inventario”.

È da dire che, seguendo il pensiero del sociologo, economista e filosofo tedesco Max Weber, il carisma, per non morire con il suo fondatore, deve istituzionalizzarsi e strutturarsi, stando però attenti alle facili derive come il prevalere degli interessi economici o della buona organizzazione sulla missione, che nel caso del Murialdo è aiutare i giovani più poveri.

Weber afferma in una sua opera che: «il carisma è un potere in linea di principio extra-quotidiano e perciò necessariamente extra-economico, subito messo in pericolo nella sua virulenza se gli interessi della quotidianità economica prendono il sopravvento».

Ciò significa che il buon economo o direttore di un’opera giuseppina dovrà necessariamente, in questo anno murialdino, appendere sulla parete del suo ufficio la locandina con scritto: Murialdo vive!. Tale “slogan” lo aiuterà nel suo difficile lavoro che consiste nel garantire quotidianamente la necessaria sostenibilità economica dell’attività sociale svolta, senza però far morire per asfissia il carisma che, per definizione, è svincolato da ogni tipologia di interessi materiali.

In sintesi, potremmo concludere dicendo che è l’economia che deve servire il carisma e non viceversa.
 

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Messaggio di Papa Francesco al capitolo generale della CSJ

Al Reverendo P. Tullio LOCATELLI Superiore generale della Congregazione di San Giuseppe del Murialdo     Nell’approssimarsi della celebrazione del XXIV Capitolo generale della vostra famiglia religiosa, desidero far giungere a Lei e ai Confratelli la mia paterna vicinanza, assicurando la preghiera in tale momento di comunione fraterna e di riflessione. L’evento capitolare è l’occasione in cui lo Spirito Santo suscita nei cuori gratitudine al Signore per i doni che ha elargito e incoraggia tutti ad accogliere le inevitabili complessità che il tempo riserva, con fede e fiducia in Dio che, “così buono, così pwiente, così generoso”, come amava dire il Fondatore, agisce sempre in maniera sorprendente attraverso uomini e donne scelti per essere un faro di luce nelle tenebre del mondo. Ne è prova la storia della Congregazione, nata da1l’ispirazione profetica di San Leonardo Murialdo, che ha saputo cogliere nelle necessità dell’epoca l’esigenza di dedicare il suo Ministero all’educazione cristiana ed intellettuale dei giovani, specialmente degli orfani e di quelli piu disagiati, per garantire loro un inserimento nell’ambito del lavoro. Se consideriamo i mutamenti sociali odierni, come Chiesa percepiamo l’importanza di prendere con urgenza decisioni lungimiranti per il futuro delle nuove generazioni. Pertanto anche Voi, presenti nel vasto campo della pastorale missionaria, siete chiamati ad affrontare le attuali sfide con atteggiamento positivo e confidente facendovi prosslmi con dedizione. Penso dunque al compito di educatori e di consacrati che avete liberamente donato la vita a Cristo e per la Sua Chiesa: ebbene, ravvivate la passione per il Vangelo, portate consolazione e pace a chi è nella prova, esortate cori “tenerezza e carità”, e abbiate cura di quanti sono segnati dalla sofferenza, perché possano scorgere in Voi lo sguardo amorevole del Padre che «asciuga le lacrime su ogni volto» (cfr. I8 25). “Carità è guardare e dire il bello di ognuno, perdonare di cuore, avere serenità di volto, affabilità, dolcezza...”; sono parole che ben esprimono l’eredità spirituale di San Leonardo Murialdo da accogliere e trasmettere con benevolenza, in quanto custodi premurosi di Cristo nei fratelli, miti e obbedienti sull’esempio del Santo Patriarca, ehinandoVi sulle ferite del Redentore, presente e vivo nelle piaghe dell’umanità d’oggi, affinché, secondo il Santo sacerdote torinese, «ne perdantur» (Epistolario V, 2156 e 2187). Come ho ricordato nella Lettera Apostolica Patria corde, «tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà» (Lett. Ap., 8 dicembre 2020). Con questi sentimenti, imparto a ciascuno di Voi e all’intera famiglia murialdina la mia Benedizione, affidandoVi alla materna intercessiorie della Vergine Maria, «Madre nostra, ...] la piu amante, la più affettuosa delle madri» e a San Giuseppe suo castissimo sposo, e chiedendoVi di continuare a pregare per me. Fraternamerite Papa Francesco   Roma, da San Giovanni in Laterano, 19 marzo 2024 Solerinità di San Giuseppe sposo della B.V.M. e Patrono della Chiesa Universale


23 March 2024

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