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FAMIGLIA DEL MURIALDO

Le relazioni si coltivano anche attraverso la comunicazione. Questo spazio vuole essere una voce amica dove manifestare i nostrI pensieri, raccontare i progetti e comunicare le attività e le ultime novità. Un luogo di informazione che, ci auguriamo, diventerà presto una buona abitudine di lettura.

Celebrazioni di 150mo a Torino

NOI SIAMO QUI Perché un giorno san Leonardo Murialdo accolse il dono dello Spirito che lo invitava a metter la sua vita a servizio dei giovani e così intraprendere un cammino accanto ai giovani che è diventato la sua storia di santità. Noi non ricordiamo un santo che ha servito i giovani, noi onoriamo un sacerdote che servendo i giovani è diventato santo. NÓS SOMOS AQUI Porque um dia São Leonardo Murialdo acolheu o dom do Espírito que o convidou a colocar sua vida a serviço dos jovens e assim embarcar numa viagem ao lado dos jovens que se tornou sua história de santidade. Não nos lembramos de um santo que serviu aos jovens, honramos um padre que ao servir os jovens se tornou um santo. ESTAMOS AQUÍ Porque un día San Leonardo Murialdo acogió el don del Espíritu que le invitaba a poner su vida al servicio de los jóvenes y así emprender un camino junto a los jóvenes que se convirtió en su historia de santidad. No recordamos a un santo que sirvió a los jóvenes, honramos a un sacerdote que sirviendo a los jóvenes se hizo santo.   NOI SIAMO QUI Perché alcuni sacerdoti hanno accolto l’invito dello Spirito di dare vita ad una famiglia religiosa perché potesse dare continuità al lavoro educativo dentro il Collegio Artigianelli e anche oltre. Da quel nucleo si è sviluppata una storia che oggi è consegnata a noi quali figli ed eredi. NÓS ESTAMOS AQUI Porque alguns padres aceitaram o convite do Espírito de dar vida a uma família religiosa para que esta pudesse dar continuidade ao trabalho educativo no seio do Colégio Artigianelli e para além dele. A partir desse núcleo, desenvolveu-se uma história que hoje nos é entregue como crianças e herdeiros. ESTAMOS AQUÍ Porque algunos sacerdotes aceptaron la invitación del Espíritu a dar vida a una familia religiosa para que diera continuidad a la obra educativa dentro del Colegio Artigianelli y más allá. A partir de ese núcleo, se ha desarrollado una historia que hoy se nos entrega como hijos y herederos.   NOI SIAMO QUI Non possiamo di certo contare quanti religiosi e laici hanno reso possibile questa storia per 150 anni; di certo hanno pregato, lavorato, offerto perché un carisma rimanesse vivo nella Chiesa a favore dei giovani specie dei giovani poveri. NÓS SOMOS AQUI Não podemos certamente contar quantos religiosos e leigos tornaram esta história possível durante 150 anos; eles certamente rezaram, trabalharam, ofereceram-se para que um carisma pudesse permanecer vivo na Igreja a favor dos jovens, especialmente dos jovens pobres. ESTAMOS AQUÍ Ciertamente no podemos contar cuántos religiosos y laicos han hecho posible esta historia durante 150 años; ciertamente han rezado, trabajado, ofrecido para que permaneciera vivo en la Iglesia un carisma a favor de los jóvenes, especialmente de los jóvenes pobres.   NOI SIAMO QUI Perché abbiamo fatto nostro un carisma che ci porta ad essere educatori dei giovani nelle scuole, nei centri di formazione professionale, negli oratori, nell’accoglienza, nelle parrocchie, secondo modalità che la situazione ci chiede e secondo un processo di incarnazione. NÓS ESTAMOS AQUI Porque fizemos nosso um carisma que nos leva a ser educadores dos jovens nas escolas, nos centros de formação profissional, nos oratórios, na hospitalidade, nas paróquias, de acordo com as formas que a situação nos pede e de acordo com um processo de encarnação. ESTAMOS AQUÍ Porque hemos hecho nuestro un carisma que nos lleva a ser educadores de los jóvenes en las escuelas, en los centros de formación profesional, en los oratorios, en la hospitalidad, en las parroquias, según los modos que la situación nos pide y según un proceso de encarnación. NOI SIAMO QUI Sentiamo il bisogno di dire grazie al Signore, ricco di misericordia. A lui affidiamo il tanto che abbiamo vissuto e il molto che abbiamo fatto, a lui affidiamo le nostre fragilità e le nostre inadempienze. A lui chiediamo di essere sempre accanto a noi per continuare il cammino. ESTAMOS AQUÍ Sentimos la necesidad de dar gracias al Señor, que es rico en misericordia. A Él confiamos lo mucho que hemos vivido y lo mucho que hemos hecho, a Él confiamos nuestras fragilidades y fracasos. A él le pedimos que esté siempre a nuestro lado para continuar el camino. NÓS SOMOS AQUI Sentimos a necessidade de dizer obrigado ao Senhor, que é rico em misericórdia. A Ele confiamos o muito que vivemos e o muito que fizemos, a Ele confiamos nossas fraquezas e fracassos. A Ele, pedimos que esteja sempre ao nosso lado para continuar a viagem. NOI SIAMO QUI Perché ricchi di questa storia vogliamo continuare il cammino nella scia del carisma di San Leonardo Murialdo. Tocca a noi oggi accettare le sfide del presente e mettere le basi per il futuro, tocca a noi oggi essere “amici, fratelli e padri” per i giovani che il Signore ci affida. Siamo noi oggi chiamati a passare il testimone a chi nella Famiglia del Murialdo si farà figlio ed erede per dare continuità ad una storia che appartiene prima di tutto ai giovani poveri. ESTAMOS AQUÍ Porque ricos de esta historia queremos continuar el camino siguiendo la estela del carisma de San Leonardo Murialdo. Nos corresponde hoy aceptar los retos del presente y sentar las bases del futuro, nos corresponde hoy ser "amigos, hermanos y padres" para los jóvenes que el Señor nos confía. Nos corresponde hoy pasar el testigo a aquellos que, en la Familia Murialdo, se convertirán en hijos y herederos para dar continuidad a una historia que pertenece, en primer lugar, a los jóvenes pobres. NÓS ESTAMOS AQUI Porque ricos nesta história, queremos continuar a viagem na esteira do carisma de São Leonardo Murialdo. Cabe-nos hoje aceitar os desafios do presente e lançar as bases para o futuro, cabe-nos hoje ser "amigos, irmãos e pais" para os jovens que o Senhor nos confia. Cabe a nós, hoje, passar o testemunho àqueles da Família Murialdo que se tornarão filhos e herdeiros para dar continuidade a uma história que pertence, antes de tudo, aos jovens pobres.


20 Marzo 2023

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L' augurio di Papa Francesco per il 150mo di fondazione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Ringrazio di cuore Padre Tullio Locatelli per le parole che mi ha rivolto, saluto i Vescovi presenti e la Madre Generale, e do il benvenuto a tutti voi. Ci incontriamo nel 150° anniversario di fondazione della vostra Congregazione. Infatti, il diciannove marzo 1873 San Leonardo Murialdo fondava la Pia Società Torinese di San Giuseppe per la cura e la formazione soprattutto dei giovani operai. A me fa pensare tanto questo tempo, lì, nel “fuoco” – diciamo così –, nel centro della massoneria, a Torino, nel Piemonte, tanti santi, tanti! E dobbiamo studiare perché, perché in quel momento. E proprio nel centro della massoneria e dei “mangiapreti”, i santi, e tanti, non uno, tanti. Dunque ha fondato a Torino, in questo contesto duro, segnato da tanta povertà morale, culturale ed economica, di fronte alla quale non è rimasto indifferente: ha raccolto la sfida e si è messo al lavoro, in mezzo alla massoneria. Così è nata una realtà che nel corso di un secolo e mezzo si è arricchita di persone, di opere, di esperienze culturali diverse, e soprattutto di tanto amore. Una realtà composta oggi da circa cinquecento religiosi – sono pochi, dovete crescere un po’! – e, inoltre, dalle suore Murialdine di San Giuseppe – alle quali pure facciamo gli auguri, nel settantesimo anniversario della loro fondazione –, dall’Istituto secolare e da parecchi laici, tutti uniti in un’unica Famiglia. Tanto è cresciuto il seme posto da Dio nella Chiesa per mezzo delle mani generose di San Leonardo Murialdo! Lo scorso anno, in occasione dell’apertura di questa celebrazione giubilare, ho scritto al vostro Superiore Generale e vi auguravo di continuare a crescere nell’«arte di cogliere le esigenze dei tempi, e di provvedervi con la creatività dello Spirito Santo». Non si può controllare lo Spirito, è Lui che ci porta avanti. Ci vogliono solo discernimento e fedeltà. Vi esortavo a prendervi cura specialmente dei «più giovani, i quali, oggi più che mai, hanno bisogno di testimoni credibili». E vi incoraggiavo a non smettere mai di sognare, sull’esempio di San Giuseppe, vostro Patrono, e di San Leonardo, in spirito di autentica paternità [1]. Oggi, mentre vi rinnovo questo invito, vorrei sottolinearne tre aspetti, che mi sembrano importanti per la vostra vita e per il vostro apostolato. Essi sono: il primato dell’amore di Dio, l’attenzione al mondo che cambia e la dolcezza paterna della carità. L’esperienza dell’amore di Dio ha segnato profondamente la vita di San Leonardo. Lo sentiva in sé forte, concreto, irresistibile, come lui stesso testimonia, scrivendo: «Dio mi ama. Che gioia! […] Non si dimentica mai di me, mi segue e mi guida sempre!». E invitava i fratelli a lasciarsi prima di tutto amare da Dio. Lasciarsi amare da Dio: questo è stato il segreto della sua vita e del suo apostolato. Non solo amare, no, lasciarsi amare. Quella passività – sottolineo – quella passività della vita consacrata, che cresce nel silenzio, nella preghiera, nella carità e nel servizio. E l’invito vale anche per noi: lasciamoci amare da Dio per essere testimoni credibili del suo amore; lasciamo che sia sempre più il suo amore a guidare i nostri affetti, pensieri e azioni. Non le regole, non le disposizioni. Un aneddoto: quando un Generale della Compagnia di Gesù, padre Ledochowski, ha voluto mettere insieme tutta la spiritualità della Compagnia in un libro, per “regolare” tutto – si regolava tutto, c’era la regola del cuoco, tutto regolato, perché la Compagnia di Gesù avesse davanti l’ideale –, inviò il primo esemplare all’abate benedettino, e lui gli rispose: “Caro Padre Generale, con questo documento ha ucciso la Compagnia di Gesù!”. Quando si vuole regolare tutto, si “ingabbia” lo Spirito Santo. E ce ne sono tanti – religiosi, consacrati, preti e vescovi – che hanno ingabbiato lo Spirito Santo. Per favore, lasciare libertà, lasciare creatività. Sempre camminare con la guida dello Spirito. San Leonardo Murialdo era certamente un uomo profondamente mistico. Proprio questo, però, lo ha reso anche molto attento e sensibile ai bisogni degli uomini e delle donne del suo tempo (cfr 2 Cor 5,14), di cui è stato un osservatore acuto e un profeta coraggioso. Ha saputo accorgersi dell’esistenza, attorno a sé, di disagi nuovi, gravi e spesso nascosti, e non ha esitato a prendersene cura. Ha insegnato in particolare ai giovani lavoratori a progettare il loro futuro, a far sentire la loro voce e ad aiutarsi a vicenda. Si è fatto portavoce della parola profetica della Chiesa in un mondo dominato da interessi economici e di potere, dando voce ai più emarginati. Ha saputo poi cogliere il valore del laicato nella vita e nell’apostolato del Popolo di Dio. Nella seconda metà dell’ottocento, un secolo prima del Vaticano II, diceva: «Il laico, di qualsiasi ceto sociale, può essere […] un apostolo non meno del prete e, per alcuni ambienti, più del prete» [2]. Per 2 quell’epoca questo suona protestantesimo. Era coraggioso! Era un uomo di Dio intelligente, aperto! Vi invito a coltivare la sua stessa passione e il suo stesso coraggio: insieme, laici, religiosi e religiose, su strade condivise di preghiera, di discernimento e di lavoro, per essere artigiani di giustizia e di comunione. A questo proposito, vorrei fare riferimento a un ultimo valore importante del vostro carisma: la dolcezza paterna della carità. Possiate ricercarla e viverla tra voi, con spirito di fraternità, ed esercitarla nei confronti di tutti. Essere come Maria nostra Madre: allo stesso tempo forti nella testimonianza e dolci nell’amore. San Leonardo diceva: «La carità è guardare e dire il bello di ognuno, perdonare di cuore, avere serenità di volto, affabilità, dolcezza». E per fare questo bisogna saper portare la croce. Ci vuole preghiera, ci vuole sacrificio. E ancora: «Come senza fede non si piace a Dio, così senza dolcezza non si piace al prossimo». Sono parole sue: un semplice e potente programma di vita e di apostolato. Vorrei anche dare testimonianza dei vostri studenti. Quando ero professore a San Miguel, loro studiavano lì, e avevano un Superiore molto pratico e molto bravo. Noi dicevamo che quel Giuseppino, il Superiore, era il “premio Nobel” della furbizia! Perché era un uomo di Dio, ma un furbone! Si muoveva bene! Ricordo bene, un bel gruppo di studenti. Vorrei concludere ricordando proprio l’invito del Murialdo alla santità: «Fatevi santi – diceva – e fate presto... Perché il santo ha uno sguardo lungimirante, rende la vita più umana, comunica speranza e fiducia e sa condividere la sua esperienza che Dio è Amore». Cari fratelli, care sorelle, vi ringrazio di ciò che siete e di ciò che fate nella Chiesa, sulle orme di San Leonardo e ispirati da San Giuseppe. Vi benedico tutti di cuore. E, mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


17 Marzo 2023

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MEMORIA, GRATITUDINE, PROFEZIA

Nella settimana fra il 12 e il 29 marzo, fra Roma e Torino, si concludono le celebrazioni per i 150 anni di vita della nostra famiglia religiosa, la Congregazione di San Giuseppe fondata a Torino, nel Cappella del Collegio Artigianelli, da San Leonardo Murialdo il 19 marzo 1973. In tutto il mondo le diverse realtà dove siamo presenti accompagnano con celebrazioni eventi quanto si svolge qui in Italia dove si sono riuniti quasi trecento “murialdini” proveniente dalle vaie province. Centocinquant’anni di VITA, che la nostra rivista di Congregazione, ha celebrato proprio così: con un numero di VITA GIUSEPPINA che, con immagini e parole racconta una storia dentro la quale davvero c’è tanta vita: vita ispirata e animata dal carisma di San Leonardo Murialdo, vita donata per i giovani e per i poveri, una grande seminagione di bene in tutto il mondo. La vita è dono di Dio e, davanti a tanta vita, non si può che lasciarsi riempire il cuore di gioia e di gratitudine. Ma anche di meraviglia. A volte noi ci perdiamo nei frammenti della nostra storia quotidiana e nei grovigli delle nostre fragilità, ma quando ci è data la grazia di “contemplare” il tracciato delle nostre vicende, non possiamo che esclamare come San Leonardo Murialdo: “Quale storia, mio Dio”. E potremmo aggiungere come Lui: è la storia del tuo amore e della tua fedeltà e della piccolezza ed ingratitudine. Dio è sempre grande, sempre. Siamo noi che a volte ci facciamo piccoli, piccoli nelle nostre meschinità e nei nostri piccoli progetti, ci togliamo da noi stessi il respiro vitale. La grazia rinchiusa nella celebrazione di un centenario sta propri secondo me, nel recuperare questo respiro, che è il respiro della speranza, della fiducia e della benedizione. Benediciamo il Signore nella memoria dei doni che ci ha fatto e che continua a farci e nella certezza che continuerà ad essere grande con noi; ritroviamo il respiro della speranza per continuare ad essere con la nostra vita e le nostre opere, sulle orme del Murialdo e in fedeltà al suo carisma, casa e cuore per i ragazzi e i giovani più bisognosi, per accompagnarli verso il futuro con fiducia, avendo cura degli altri che sono nostri fratelli, tutti, e del creato che è la casa di tutti.  P. Mario Aldegani


15 Marzo 2023

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Centocinquant’anni in mezzo ai giovani

  Il 19 marzo 2023 la Congregazione di San Giuseppe compie 150 anni, essendo stata fondata a Torino il 19 marzo 1873. Un cammino già lungo, che parte da san Leonardo Murialdo, dal suo esempio di vita totalmente dedita a Dio e ai ragazzi poveri e abbandonati. Un cammino che è continuato con don Giulio Costantino e don Eugenio Reffo, in una lenta apertura ad altre città e regioni (il Veneto e altre regioni, la Libia, il Brasile) e poi all’Ecuador con la missione del Napo nel 1922, al tempo in cui era superiore generale p. Girolamo Apolloni. Il suo successore, p. Luigi Casaril (1931-1958) guidò la congregazione all’epoca della seconda guerra mondiale e anche dopo, quando i Giuseppini arrivarono in Argentina (1936), in Cile (1947), negli Stati Uniti d’America (1949). La prima opera in Spagna (1961) fu aperta quando era superiore generale p. Antonio Boschetti, mentre a p. Vincenzo Minciacchi toccò il compito di accompagnare la congregazione al tempo del rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II. Con p. Girolamo Zanconato i Giuseppini "tornarono" in Africa e precisamente in Sierra Leone (1979), mentre con p. Paolo Mietto si fondarono comunità in Colombia (1983), Guinea Bissau (1984), Messico (1990). Più tardi, quando ormai il superiore generale era p. Luigi Pierini, si fecero ulteriori passi verso i giovani poveri di altri paesi: Albania (1994), Romania e India (1998), Ghana (1999). P. Mario Aldegani a sua volta poté accompagnare le comunità africane ad estendere la loro azione anche alla Nigeria (2014), mentre p. Tullio Locatelli, attuale superiore generale, con la congregazione e con la Famiglia del Murialdo si trova di fronte a nuove sfide: la promozione delle vocazioni alla vita religiosa giuseppina e murialdina e nella consacrazione secolare; l’approfondimento del carisma e la sua inculturazione nelle “giovani” nazioni giuseppine; una migliore formazione carismatica reciproca dei confratelli e di tutti i membri della Famiglia del Murialdo; l’attenzione alla spiritualità; l’abbandono di qualche opera non più pienamente carismatica; il mantenimento della vitalità di altre opere, nonostante la chiusura della relativa comunità; l’assunzione di attività apostoliche da parte dei laici; la trasmissione del carisma alle future generazioni; la sostenibilità economica delle opere. d. Giovenale dotta


14 Marzo 2023

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La voce e tempo sulla 150 della congregazione

Si conclude domenica 19 marzo alle 10.30, presso il santuario-parrocchia di Nostra Signora della Salute in via Vibò 26 a Torino il 150° di fondazione della Congregazione di San Giuseppe, i padri Giuseppini del Murialdo. Alla concelebrazione solenne, presieduta da mons. Roberto Repole con alcuni Vescovi del Piemonte tra cui mons. Giuseppe Anfossi, vescovo emerito di Aosta, mons. Gabriele Mana emerito di Biella e il Vescovo di Ivrea Edoardo Cerrato e i tre Vescovi giuseppini - due nell’Ecuador amazzonico mons. Adelio Pasqualotto (vicario apostolico del Napo), mons. Celmo Lazzari (vicario apostolico di San Miguel de Sucumbíos) e mons. Irineu Roman, Arcivescovo metropolita di Santarém nel nord del Brasile - parteciperanno decine di Giuseppini, laici, ex allievi, suore murialdine e giovani in rappresentanza delle opere di tutto il mondo. La conclusione del 150° inizia giovedì 16 a Roma con il ritrovo presso l’oratorio murialdino San Paolo. L’indomani il «clou» in Vaticano con l’udienza speciale di papa Francesco per circa 250 delegati della famiglia murialdina accompagnati dal padre generale don Tullio Locatelli. In serata l’arrivo dei pellegrini a Torino e sabato 18 alle 9.30, presso il collegio Artigianelli, Casa Madre della Congregazione in corso Palestro, il convegno sul presente e il futuro della Congregazione a cui parteciperanno, tra gli altri, il sindaco di Torino Stefano Lorusso, don Locatelli, suor Orsola Bertolotto, madre generale delle Murialdine di San Giuseppe e lo storico della congregazione, don Giovenale Dotta e i rappresentanti delle opere murialdine sparse nel mondo. Dopo la visita nella Torino sui passi del Murialdo alle 21 presso il santuario della Salute la Veglia di preghiera presso l’urna del fondatore. Era il 19 marzo 1873, festa liturgica del padre terreno di Gesù, quando nella cappella degli Artigianelli, il teologo Leonardo Murialdo fondava la Congregazione, scegliendo san Giuseppe come patrono. Oggi i Giuseppini del Murialdo sono circa 500 in Europa (Italia, Spagna, Albania, Romania), Africa (Sierra Leone, Guinea Bissau, Ghana, Nigeria), Americhe (Brasile, Ecuador, Argentina, Cile, Stati Uniti, Colombia, Messico) Asia (India) vivendo il carisma del fondatore nell’educazione dei giovani più poveri come fece il Murialdo che accolse agli Artigianelli gli orfani e i ragazzi derelitti della Torino dell’800. Di qui lo slogan scelto per il 150° «da Torino al mondo in cammino con i giovani» che mette in luce due pilastri della spiritualità murialdina: la missionarietà e come raccomandava il Murialdo, vivere come «’amici, fratelli e padri’ per i giovani, camminando con loro per rispondere insieme alle sfide del presente e del futuro». Marina LOMUNNO - in download file vedete il giornale 'La voce e tempo'. - in link 1 vedete un video realizzato da d. Vincenzo T  che ci fa vedere il museo murialdo ad Artigianelli, Torino.   


11 Marzo 2023

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Convegno a Viterbo

La sfida globale sull’ambiente e la responsabilità condivisa nella cura del Creato: imminente convegno sul tema, promosso dall’Istituto San Pietro di Viterbo in collaborazione con la Diocesi di Viterbo Si terrà il 10 e 11 marzo p.v., presso l’Aula magna dell’Università della Tuscia a Viterbo (Via Santa Maria in Gradi 4), il convegno intitolato “La questione ambientale oggi, per un’ecologia integrale”, organizzato dall’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo. Un’occasione preziosa per conoscere e approfondire le questioni legate al deterioramento della natura, nelle sue cause e nei suoi effetti, e alla tutela e cura dell’ambiente, nell’ottica di una responsabilità globale e locale. Lo sfruttamento intensivo ed estensivo della natura, che da decenni viene messo in atto a tutte le latitudini della Terra, obbedisce a modelli socio-economici “di sviluppo” che, adottati sempre più sistematicamente su scala globale, hanno contribuito a un rapido e profondo deterioramento dell’ambiente. Sono state così create aree inabilitabili sempre più vaste che, con gli squilibri naturali, alimentano e acuiscono, tra l’altro, anche quelli sociali, alimentando la forbice tra povertà (sempre più estrema) e ricchezza (sempre più concentrata), il che – a cascata – ingrossa, a sua volta, i già intensi movimenti migratori. Inquinamento dell’aria e avvelenamento di terreni e corsi d’acqua, uniti a sempre più frequenti eventi climatico-ambientali estremi, come inondazioni, siccità, alluvioni e – di conseguenza – carestie, malattie e indigenza, hanno assunto dimensioni così rilevanti e urgenti che interpellano, senza possibilità di proroga e di deroga, la coscienza collettiva e individuale a vari livelli. Si tratta di assumere una responsabilità al tempo stesso soggettiva, collettiva e globale, che dai livelli politici più alti scende, tuttavia, anche sulle singole persone, nei loro comportamenti quotidiani e nelle loro scelte di vita. Su tutti questi aspetti costituirà una preziosa opportunità di riflessione il convegno La questione ambientale oggi, per un’ecologia integrale, promosso e organizzato dall’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo, il quale si svolgerà a Viterbo, in tre sessioni consecutive, nei giorni di venerdì 10 marzo e sabato (solo mattina) 11 marzo p.v., presso l’Aula Magna dell’Università della Tuscia. All’evento, il cui ingresso è libero e la cui partecipazione è particolarmente raccomandata, tra gli altri, ai giovani, tanto universitari quanto delle scuole superiori del territorio, parteciperanno come relatori alcune autorevoli personalità a vario titolo impegnate sulle tematiche ambientali, le quali, da diversi punti di vista, affronteranno, in maniera complementare, l’argomento. Nella sessione di apertura, che si svolgerà la mattina di venerdì dalle 9.30, interverranno Francesco Orazio Piazza, vescovo di Viterbo, sul tema “Uomo e creato, sviluppo e responsabilità. Il modello della relazione” ed Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, su “Il ruolo delle giovani generazioni nella difesa ambientale”. Nel pomeriggio dello stesso giorno, a partire dalle 15.30, seguirà un panel di relazioni tenute rispettivamente da Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali (“Laudato si’ ed ecologia integrale: civilizzare l’economia e custodire il creato”), Donatella Pagliacci, docente dell’Università di Macerata (“Ripensare il rapporto tra natura e persona umana”) e Damiano Bondi, ricercatore dell’Università di Urbino (“Il nuovo principio responsabilità. Sul rapporto tra cristianesimo ed etica ecologica”). Il convegno terminerà nella mattina del giorno seguente, sabato 11 marzo, a partire dalle 9.30, con una Tavola rotonda imperniata sul tema “L’impegno per un futuro migliore, la responsabilità delle nuove generazioni”, alla quale parteciperanno Giulio Guarini, docente dell’Università della Tuscia, Roberto Leoni, presidente dell’Associazione “Sorella Natura e Amici del Creato”, Gabriele Antoniella, ricercatore dell’Università della Tuscia e presidente del bio-distretto del Lago di Bolsena, Elena Bocci, docente dell’Università Sapienza di Roma, Leonardo Varvaro, già direttore del Dipartimento Dafne dell’Università della Tuscia, e Silvio Franco, assessore del Comune di Viterbo. Per informazioni e prenotazione (obbligatoria): segreteria@teologicoviterbese.it - 0761.220469, 349.8873024  


10 Marzo 2023

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Nuovo diacono per la congregazione

Sabato 4 marzo, nella chiesa parrocchiale di san Leonardo Murialdo, a Viterbo, John C. Nnadi è stato ordinato diacono dal vescovo mons. Orazio Francesco Piazza. È stata per lui la prima ordinazione dal suo recente ingresso in Diocesi. Piacevole e gradita è stata la sua riflessione. John era particolarmente preso dal momento. La celebrazione si è svolta in un clima sereno e familiare, e, a detta di qualcuno, a tratti commovente. Sicuramente sono stati momenti particolarmente carichi di sentimento la litanica invocazione dei santi, l’imposizione delle mani fatta nel silenzio, la preghiera dell’ordinazione, la vestizione della dalmatica, la consegna dell’Evangelario (“Credi ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso, vivi ciò che insegni”) e l’abbraccio che ha sigillato l’ordinazione. A cascata sono seguiti gli auguri, gli applausi, le foto e i regali. A casa poi non sono mancati i brindisi, i canti e i balli. Il ricordo è andato inoltre ai suoi cari che hanno potuto seguire l’ordinazione in diretta, via facebook. Gradita è stata la presenza di religiosi e religiose. L’indomani, domenica, John ha espresso il suo servizio diaconale nella parrocchia della Sacra Famiglia, dove presta il suo aiuto pastorale. Al neo ordinato diacono vanno i nostri migliori auguri di un servizio fatto con amorevolezza all’altare e con cura fraterna nei luoghi di vita ordinaria dove la carità richiederà la sua presenza. A sua volta John ringrazia quanti gli sono stati vicini nel suo cammino formativo. La gioia del Signore sia la nostra forza.


07 Marzo 2023

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VI Giornata Mondiale dei poveri nella parrocchia SS.Martino e Rosa a Conegliano

"Ieri sera quando stavamo rimettendo a posto i tavoli, le tovaglie, i fiori, il cibo al termine della bella cena con 160 invitati tra ospiti e volontari... ripensavo che in piccolo abbiamo avuto la grazia di intravedere per qualche ora il "mondo unito"...eravamo da 19 nazioni: Pakistan, Bangladesh, Cina, Guinea Bissau, Guinea Konakry, Nigeria, Camerun, Ghana, Senegal, Marocco, Tunisia, Moldavia, Svizzera, Colombia, Repubblica Dominicana, Brasile, Argentina, Stati Uniti e Italia... Abbiamo pregato insieme con alcuni, cenato nella serenità, danzato con altri, brindato in allegria, conversato con profondità...e abbiamo avvicinato un po' le nostre vite usando il colore della vicinanza e della tenerezza di cui parla il ns Papa Francesco...come stile x costruire la fraternità evangelica.  Ho ascoltato la storia di Rayan e di Danny, che dal Kasmhere in Pakistan dove brucia la guerra civile e ci sono grandi problemi sono partiti x trovare soluzioni e aiuto x la famiglia rimasta là...ci hanno impiegato un anno ad arrivare qui, con passaggi di auto, di camion e a piedi... Sono andati in Iraq, poi a Theran, poi in Turchia, sono passati x la Grecia, la Macedonia, la Bulgaria, la Romania, l'Austria...e sono arrivati qui...ora in attesa di permesso vivono al parcheggio all'aperto appena fuori Treviso... Ho sentito raccontare da loro che l'unico aiuto su cui hanno potuto contare davvero è stato Dio...e lo hanno sperimentato in questo viaggio di un anno... Aver potuto mettermi a fianco di queste vite, mi mette più a contatto con la realtà, ridimensiona tante cose, fa sentire più vivi... E averlo potuto fare insieme a tutti voi carissimi collaboratori, ci aiuta a edificare la ns piccola comunità, seguendo lo stile di Gesù, che addirittura oggi nel Vangelo dice al povero cieco: "Cosa vuoi che io faccia per te?".  Ci siamo messi con semplicità ed umiltà "vicini, al fianco, a servizio" di quanti sono in difficoltà, poveri, soli, malati...e questo ci rende più vivi, più ricchi...  È proprio vero quello che dice la Bibbia: "Gesù si è fatto povero perché voi diveniste ricchi..." cioè metterci vicino alla povertà tira fuori il meglio di noi, ci fa accorgere delle ricchezze che possiamo condividere... E mi è sembrato un piccolo luminoso segno essere insieme diverse realtà a farci vicini alla fragilità: dalla Caritas alla comunità di s.Egidio, dal Gruppo Famiglie ai Catechisti e alle famiglie della Catechesi e dell'Oratorio, dal Gruppo Missionario agli Amici Sportivi, dal Gruppo di Preghiera alla Casa Murialdo, ai diversi collaboratori volontari... Per tutto questo...lode a Gesù e gioia x tutti noi... Grazie della vs disponibilità tanto concreta, creativa e generosa... grazieee... abbracci e preghiere x voi... p.Sandro 


21 Novembre 2022

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Solenne celebrazione del centenario ad Ambato

Il primo appuntamento per chiudere l'anno centenario dell'arrivo dei primi Giuseppini si è tenuto ad Ambato, dove tanti confratelli ecuadoriani hanno iniziato il loro cammino vocazionale, e sede del santuario di San Giuseppe. Venerdì 20, negli spazi della nostra scuola, si è tenuta una serata di balli e quadri folklorici, presentati dagli studenti e insegnanti locali, più quelli della scuola "Paulo VI" di Quito. Un trio da Quito e un artista locale hanno animato la parte musicale. I fuochi artificiali hanno concluso la serata, molto partecipata. Sabato 21, alle 10, nel santuario gremito, il Nunzio Apostolico in Ecuador, Mons. Andrés Carrascosa, ha presieduto l'Eucarestia di ringraziamento. Concelebravano il vescovo di Ambato, Mons. Jorge Giovanny Pazmiño OP e don Tullio Locatelli, Padre Generale, con oltre 30 sacerdoti giuseppini e due diaconi. Era presente pure la Madre Generale delle Suore Murialdine, Suor Orsola Bertolotto, assieme a molte consorelle. Nell'omelia il Nunzio ha ricordato l'opera di evangelizzazione svolta nella missione del Napo dai primi missionari, poi accompagnati dalle Suore Dorotee. Anche oggi siamo chiamati ad annunciare la buona notizia che porta la vita di Dio alle persone, vivendo al servizio dei fratelli, pieni della Parola per poterla trasmettere. Pur se oggi i Giuseppini sono presenti in varie parti dell'Ecuador, il Nunzio chiede di continuare ad essere presenti nel Napo. Siamo strumenti piccoli per una missione grande! Ma ci sostengono l'esempio e l'intercessione dei primi missionari giuseppini in terra ecuadoriana. Successivamente, nel teatro della scuola si è tenuto l'atto pubblico di ringraziamento, alla presenza di varie autorità, che hanno espresso la gratitudine e l'apprezzamento della società civile per l'opera compiuta dalla Congregazione in questi 100 anni, consegnando anche medaglie, targhe o atti ufficiali. Gli ex-allievi hanno presentato un volume commemorativo. L'orchestra da camera della scuola ha eseguito alcuni brani. Il pranzo nei locali dell'opera ha concluso questa indimenticabile giornata.


24 Maggio 2022

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Il mese Murialdino, la quarta settimana

La quarta settimana del Mese Murialdino a Quito ha visto l'incontro dei dirigenti e docenti scuole murialdine dell'Ecuador-Colombia, con delegazioni anche delle altre province americane e la presenza di due confratelli indiani e varie Suore Murialdine, organizzato da p. Franklin Fustillos, Vicario Provinciale e responsabile della pastorale scolastica. Ci ha accompagnato, con passione, entusiasmo e competenza, il sig, Oscar Yépez, colombiano, segretario generale del CIEC (Conferenza Interamericana dell'Educazione Cattolica). Il tema era il Patto Educativo Globale (PEG) proposto da papa Francesco: come attuarlo nel nostro carisma educativo. Dopo la preghiera iniziale e la presentazione delle varie delegazioni presenti, p. Raul Gonzales, superiore provinciale, ha brevemente riassunto la pedagogia murialdina dell'amore e il profilo dell'educatore giuseppino. Ha quindi passato la parola al sig. Yépez, che partendo dalla forte presenza della Scuola Cattolica (SC) in America (oltre 30.000 realtà) ne ha illustrato le difficoltà, accentuate dalla pandemia, e la necessità di rinnovarsi, per rimanere una proposta significativa, per formare giovani preparati a trasformare la società secondo i valori evangelici. A questo appunto mira il PEG, lanciato dal papa nel 2019 e ora da riavviare dopo i difficili mesi di pandemia. Creare una scuola aperta alla società, attenta al creato (cf. la Laudato sii), che insegni a vivere come fratelli, integrando la dimensione razionale e quella emotiva, coinvolgendo attivamente le famiglie degli alunni. Il progetto è di aiutare i giovani a raggiungere le competenze necessarie alla vita, nel contesto di una società in cambiamento, con una visione aperta, inclusiva, basata sull'ascolto e il dialogo, in un clima di fiducia e speranza: questo mondo si può cambiare! Il secondo giorno ha specificato la missione della SC: costruire un villaggio educante, con coraggio e creatività, mettendo la persona al centro, suscitando una cittadinanza ecologica, in rete con famiglie, religioni, società civile. Per attuare il PEG occorre non solo una nuova mente, nuove conoscenze, ma un nuovo cuore, una nuova coscienza, un nuovo modo di vivere, più empatico con gli altri e con il creato (conversione ecologica). Il terzo giorno il relatore ha indicato le modalità per riprendere il PEG dopo la pandemia. Rimettere al centro la persona dell'allievo/a, coinvolgendoli nel processo formativo, accogliendoli anche e soprattutto nelle loro fragilità (solitudine, bassa autostima, paura di sognare il futuro, etica individualista, approccio "leggero" alla vita, alla sessualità). Nei momenti di preghiera e nella Eucarestia, presieduta dal p. Provinciale, abbiamo celebrato San Leonardo Murialdo. E dopo cena un momento di festa, con canti e balli tipici dei vari paesi presenti. Giovedì il relatore ha continuato ad illustrare come la SC debba rinnovarsi per attuare il PEG, riprendendo da prospettive diverse i temi già trattati. In particolare ha trattato dell'intelligenza spirituale che aiuta i ragazzi e giovani a dare senso alla loro vita, in una visione che integra le varie dimensioni dell'esistenza. Nel pomeriggio i partecipanti hanno potuto visitare la chiesa dei Gesuiti e il Convento Francescano nel centro di Quito. Il convegno termina venerdì mattina. Di fronte ai vari possibili futuri, molti dei quali non belli, la SC offre agli allievi gli strumenti per costruire un futuro felice valorizzando le tante capacità e potenzialità presenti in loro. Nella eucarestia conclusiva il p. Generale, don Tullio, dopo aver ringraziato tutti per il loro impegno durante la pandemia per restare vicino ai ragazzi, lascia 3 parole ai partecipanti: Pentecoste (questo incontro come dono dello Spirito), vocazione (farsi santi educando) ed è possibile guardare insieme e con speranza al futuro: la scuola giuseppina ha ancora molto da dire e offrire! (scrive p. Eugenio Beni da Ecuador)


23 Maggio 2022

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Buona festa di san Leonardo Murialdo

Carissimi confratelli. Sorelle e fratelli della Famiglia del Murialdo. In occasione della festa di San Leonardo Murialdo condivido con voi alcuni pensieri sul tema della Famiglia del Murialdo. Non mi soffermo su tanti aspetti che meritano ancora confronto e approfondimento, voglio rilanciare e riproporre la Famiglia del Murialdo nella prospettiva di aiutare tutti noi a rendere concreto tale cammino nelle nostre realtà locali, di provincia e di congregazione. UN SEME FECONDO Uno sguardo nella storia mostra come il carisma sia stato un seme fecondo. Ricordo solo alcune tappe significative: 19 marzo 1873, a Torino nel Collegio Artigianelli il Murialdo fonda la Congregazione di San Giuseppe, oggi detti i Giuseppini del Murialdo; il 22 settembre 1953 p. Luigi Casaril fonda a Rivoli, Torino, le Suore Murialdine di San Giuseppe; il 18 maggio 1990 nasce in Brasile l’Istituto Secolare Murialdo per opera di Moema Muricy; nasce la associazione degli ex allievi, una volta detti gli Antichi Allievi, al Collegio Artigianelli nell’anno 1909, associazione che poi sarà presente nelle opere giuseppine, specie nei collegi; iniziano la loro attività le Mamme Apostoliche nell’anno 1934 a Montecchio Maggiore, Vicenza, sviluppandosi nelle varie province giuseppine; nel 1988 prendono avvio ufficiale le Comunità Laici del Murialdo; Amigos del Murialdo, Laicos de Murialdo, Movimento Laicale Murialdino, tante denominazioni per dire la medesima realtà carismatica di una famiglia che nella pluralità di vocazioni trova il suo centro animatore e di comunione nel carisma del Murialdo. E naturalmente tanti altri laici e laiche che pur non esprimendo una loro appartenenza a qualche gruppo o associazione, partecipano alla vita della Famiglia del Murialdo attraverso la comunità e l’opera giuseppina alla quale fanno riferimento. L’INVITO DEL CAPITOLO GENERALE XXIII Il tema della Famiglia del Murialdo è trattato in modo particolare nel capitolo quarto del testo capitolare, intitolato: La condivisione del carisma. Tuttavia il riferimento alla Famiglia del Murialdo attraversa tutto il documento finale sia quando si parla della comunità sia quando si parla dell’opera, sia in riferimento alla formazione iniziale e permanente sia in riferimento alla vita consacrata nel contesto ecclesiale e sociale, sia quando si mette a tema l’apostolato come quando si parla di spiritualità. Mi pare che questo stia ad indicare almeno due elementi che sono specifici del documento finale. Il primo: quando si parla del “noi”, esso va inteso comprensivo di religiosi e laici. Il secondo: si mette in risalto la ricchezza che si condivide quando si fanno cammini insieme. Il documento si sofferma su tanti aspetti da maturare e approfondire, da realizzare ai vari livelli di congregazione, tuttavia mi sembra centrale un aspetto che ho richiamato nella lettera di promulgazione: la sinodalità. Nel 2018 il riferimento andava ad un documento della commissione teologica internazionale dal titolo La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa; oggi ci ritroviamo nel contesto della Chiesa di papa Francesco che ha chiamato tutta la Chiesa ad un cammino-processo sinodale. Perché non pensare che il nostro pensare e vivere come Famiglia del Murialdo è una espressione di sinodalità offerta a tutta la Chiesa? Qui non importa il numero perché l’importante è essere segno, essere significativi, testimoniare una modalità di essere che si esprime nella Famiglia del Murialdo. LA RELAZIONE-FAMIGLIA COME SPECIFICA Lascio la parola a Gianna e Roberto Frison, della Comunità Laici del Murialdo, che ci offrono una loro riflessione; mi pare che esprimano un sentire fondamentale. Fare famiglia, essere famiglia, non ci si frequenta, non ci si vede, eppure nel cuore c’è voglia di esserci, di farne parte, un sentirsi comunque coinvolti nelle vicende, belle e brutte che in famiglia si avvicendano. La pandemia di questi tempi non ci ha certamente favorito, le tecniche informatiche hanno anche dato una mano ma non rispondono al bisogno dell’incontro reale, fisico, non soddisfano il bisogno di potersi vedere in volto, alla voglia di stringere una mano, alla gioia di un caldo abbraccio, al ritrovarsi in amicizia intorno alla tavola preparata per far festa; quanto manca tutto questo. Se essere famiglia è innanzitutto relazione, la pandemia ci ha messi tutti a dura prova. Cade ora il 150º della fondazione della congregazione dei nostri cari Giuseppini, come non far festa allora? Quale festa! Indubbiamente è una sentita occasione per ringraziare il Signore per il nostro carissimo San Leonardo Murialdo, fondatore della congregazione. Congregazione che ormai al di là degli aspetti canonici ecclesiastici, anche noi laici, almeno per adesione carismatica, possiamo sentirci abbondantemente familiarmente inseriti. O per affetto e amicizia o per esperienza apostolica e lavorativa vissuta accanto al Giuseppino di turno, o per una spiritualità murialdina studiata, sentita, vissuta nei mille servizi che il carisma suggerisce, scelta, pregata; possiamo con convinzione dire in piena libertà: ci siamo, siamo in tanti e, con voi carissimi Giuseppini, con voi carissime suore Murialdine vogliamo fare Famiglia riconoscendoci in un carisma che, vissuto, studiato, pregato e scelto, ci rende Famiglia. È un dato di fatto ormai, il non comprendere questa realtà, il chiamarsi fuori, il non starci, comporta il rischio dell’estraneità alla famiglia per chiunque. Ecco allora che questa familiarità va coltivata, riconosciuta, concretata, evitando certi pericoli che ancora ostacolano il senso della “ben unita famiglia” tanto voluto dal santo fondatore. Pertanto no alla sfiducia e disincanto, no al pessimismo sterile, evitare protagonismi, ovvero indifferenza o disinteresse. Coltivare invece un sano tessuto relazionale di fraternità, prossimità, curare la concordia, custodire buone relazioni, porre particolare attenzione a chi fa più difficoltà, il tutto sempre in uno stile gioioso e solidale che indubbiamente ci caratterizza. Certo possono sembrare i soliti bei propositi, ma crediamo, vorremmo proprio che questo 150º, che forse lo speriamo, ci porta finalmente fuori da una sofferta pandemia, come non ricordare con affetto i nostri padri fraterni amici, che sono venuti a mancare causa covid? Possa allora questo 150º veramente diventare occasione per inserirci sempre più convinti tutti, giuseppini, suore murialdine, associazioni laicali, giovani, consacrate, nella costruzione della Famiglia del Murialdo quale “ben unita famiglia”. IN CAMMINO Mi auguro che la celebrazione del 150mo di fondazione possa essere vissuto come Famiglia del Murialdo e che possa aiutarci a realizzare meglio il dettato capitolare. Alcuni spunti per il nostro cammino. 1. Comunità Murialdina E’ stato un tema molto sponsorizzato per alcuni anni. Il CG XXIII ne parla al n. 63. Oltre alla esperienza, ormai ben lunga nel tempo, di Fier-Durazzo in Albania con la presenza di Giuseppini e di signorine laiche, a Rosario della Frontera in Argentina nell’anno 2020 è nata la Comunidad Carismática Murialdo formata da Giuseppini e da Murialdine. E poi? Il discorso è da rilanciare. 2. Formazione reciproca Ci sono state e sono in atto delle iniziative a livello locale e in alcune province; diverse anche le iniziative legate ad ambiti di apostolato. Certamente è servita la riflessione sul tema del sistema binario, del carisma in parrocchia e sul patto educativo globale. A me sembra che occorra rilanciare sul piano di tutta la congregazione la realizzazione di incontri per la Famiglia del Murialdo. In occasione del 150mo di fondazione sono in programma tre incontri per Europa e America e tre incontri per India e Africa. 3. Insieme per la formazione iniziale E’ un tema sempre molto delicato e in continua evoluzione. Attualmente sono un centinaio i giovani confratelli in formazione a partire dai postulanti. Gli stessi documenti ecclesiali invitano a promuovere la presenza dei laici nelle équipe per la  formazione. Da noi il discorso è da prendere con più decisione. Intanto si stanno realizzando, anche se si può fare di più, momenti di formazione iniziale insieme per Giuseppini e Murialdine. Colgo l’occasione per comunicare che la dottoressa Nunzia Boccia ha assunto la direzione dell’Istituto Filosofico-teologico di Viterbo “San Pietro”. Ogni augurio a nome di tutti. 4. Movimento Laicale Murialdino A me risulta che solo in USA-Messico ci sia stato un serio impegno in questa direzione, peraltro raccomandata dal CG XXIII (Raccomandazione n. 5). Rimando alla lettura della raccomandazione che esplicita le motivazioni e il frutto di questa scelta capitolare. In Brasile continua con intensità l’ANALAM. 5. Incontri di spiritualità A livello locale, provinciale, generale sono sempre da promuovere incontri di spiritualità. Incontri di preghiera: settimanali, programmati in alcune occasioni dell’opera e della comunità, per le feste di congregazione. Ritiri spirituali: se possibile mensilmente; insieme in ascolto della Parola; diamo la parola ai laici. Esercizi: a livello provinciale si stanno riprendendo dopo il tempo della pandemia; siano aperti a tutti. 6. Consigli Il consiglio dell’opera a livello locale ha come compito principale animare e sostenere la dimensione carismatica delle nostre presenze; è un essere sinodali nella riflessione e nel governo. Non ci sono dappertutto. Incontri programmati tra consigli a livello di circoscrizioni e a livello generale. Abbiamo bisogno di momenti comuni di preghiera e di riflessione, ma soprattutto di fraternità. Tra l’altro nelle varie circoscrizioni si fanno esperienze di “governo allargato”, la conferenza interprovinciale vede la presenza di confratelli e laici e non dei soli confratelli responsabili. 7. Un tema particolare Premesso che tutti siamo chiamati alla santità e che nel carisma del Murialdo troviamo indicazioni per realizzarla secondo uno stile specifico, tuttavia vedo opportuno mettere a tema un argomento che esprimo in questo modo: dove va oggi la vita religiosa? Quale futuro? Il problema non può essere ridotto alle statistiche e alle previsioni di quante opere i Giuseppini saranno capaci ancora di gestire. Non è una domanda che riguarda solo i religiosi/e ma tutti perché di fatto chiama in causa 5 l’essere nella Chiesa della vita religiosa. Sono convinto che i laici su questo abbiano qualcosa da dire. 8. Formazione carismatica per tutti Qualche volta si chiede quale definizione sia la più esatta per definire la Famiglia del Murialdo oppure si chiedono i criteri per dire chi fa parte o meno della Famiglia del Murialdo. So che ci sono posizioni estreme: chi vorrebbe una definizione “giuridica” per porre chiarezza nell’essere e vivere della Famiglia del Murialdo e chi sostiene che almeno per ora è più importante animare cammini personali e di associazioni e di gruppi che si vogliono riconoscere nel carisma del Murialdo. Dico questo perché mi preme chiedere un impegno a tutte le nostre comunità-opere. Mi rendo conto che un insegnante, un preside della scuola, un direttore di Centro di formazione professionale, tanti collaboratori, sono scelti in base alla loro professionalità rispetto al servizio che devono sostenere. E forse qualcuno per la prima volta entra a contatto con la nostra famiglia religiosa. Non abbiamo il… green pass. Le condizioni che determinano l’incontro e la collaborazione possono essere le più varie, ma proprio per questo aumenta l’impegno di offrire a tutti una formazione carismatica. Le modalità possono essere le più varie, l’importante è condividere uno stile educativo, un modo di vivere le relazioni, creare le condizioni per una partecipazione che permette lo scambio e l’arricchimento reciproco. E parlare del carisma del Murialdo. 9. Comunione e identità specifica Siamo abbastanza maturi per affermare che partecipare alla Famiglia del Murialdo non esclude, anzi richiede, la cura della propria identità vocazionale di laici, di religiosi, di sacerdoti. Tale identità specifica chiede cammini di formazione “vocazionali” che preparano e alimentano la condivisione e la comunione nella Famiglia del Murialdo. Non si tratta di un “prima” e di un “dopo”, ma di una convinzione che nella espressione “comunione di vocazioni” trova la sua sorgente e il suo fine. Insomma che i preti siano preti, i laici siano laici, i religiosi siano religiosi, e tutti siamo Chiesa, siamo Famiglia del Murialdo. Ogni augurio per la festa del Murialdo e insieme camminiamo alla luce del suo carisma, del quale oggi siamo eredi e responsabili nella Chiesa e nel mondo. (Circolare n.29) p. Tullio Locatelli padre generale


18 Maggio 2022

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Il mese murialdino, la terza settimana

La terza settimana del Mese Murialdino in Ecuador è stata dedicata ai giovani, con l'incontro organizzato da p. Patricio Castro e dal sig. Angel Campuzano, della Commissione di Pastorale Giovanile della Provincia. Erano presenti giovani e confratelli delle varie opere Ecuadoriane, della Colombia, e rappresentanze di Brasile e Argentina-Cile, oltre ad alcuni confratelli del Messico e le Suore Murialdine. Essendo un primo incontro in presenza dopo la pandemia, la settimana è stata vissuta con grande entusiasmo! Negli ultimi giorni sono arrivati pure due confratelli indiani, p. Anu Raj e p. Vargheese. Il tema è stato la santità, vista come risposta all'amore di Dio, chiamata per i giovani d'oggi, impegno di vita, proposta di papa Francesco (nella lettera Christus vivit) e come sfida da accettare. Il primo giorno, dopo la Messa presieduta dal p. Provinciale, Raul Gonzales, il signor Campuzano ha lanciato alcune domande sul tema, che sono state affrontate in vari gruppi che poi hanno condiviso la risposta. Dopocena i vari gruppi locali si sono presentati. Il 10 maggio, secondo giorno, è intervenuto il sig. Mauricio Lopez, pastoralista del CELAM (la conferenza episcopale dell'A. Latina) che ha suggerito tre terne per accompagnare il cammino di santità: - testa, cuore, mani (ragione, passione, azione) - metànoia, alterità, parresìa (conversione radicale, comunione con l'altro, coraggio profetico) - conversione pastorale (verso gli ultimi), culturale (per vivere in questa nuova epoca sempre più interconnessa, cf. la Fratelli tutti del papa) e conversione socio-ecologica (v. Cara Amazzonia e Laudato sii di papa Francesco). I lavori di gruppo pomeridiani hanno approfondito alcuni aspetti della relazione.  Il terzo giorno si è collegato on-line il prof. José Guerra, dell'Università Cattolica di Quito,che dopo aver presentato brevemente la santità come forma di vita sui passi di Gesù, proposta a tutti i cristiani, per essere sale e luce, ha suggerito ai giovani alcune idee pratiche per attuarla: - impegnarsi nei doveri quotidiani, - curare le relazioni, a partire dalla propria famiglia, - denunciare i pericoli che minacciano la società e la Chiesa, - amministrare il denaro, non diventarne schiavi, - scegliere sempre secondo i valori del Vangelo. In conclusione, con l'icona di Maria Maddalena e Gesù risorto, ci ha detto che solo se Gesù è vivo per me e mi chiama per nome io lo posso riconoscere, abbracciare e seguire nella santità. Egli ci doni di sentire la Sua vita nella nostra vita. Il pomeriggio è stato dedicato alla visita di Quito. Dopocena giochi e marshmallows attorno al fuoco! Il 12 maggio ha accompagnato i giovani la Sign. Monica Montenegro, pastoralista che lavora coi giovani e le famiglie. Con lei abbiamo ripercorso le modalità con cui i giovani possono vivere la santità, anche mediante l'uso di dinamiche di gruppo e giochi. Alcuni consigli da lei proposti: - essere proattivi (aperti e fiduciosi verso il domani...) - avere un obiettivo chiaro (non confondere la santità, questione di cuore, con la semplice pratica religiosa). La santità risponde alla domanda: al mio posto, ora, cosa farebbe Gesù? - definire le priorità, cioè pianificare, progettare la propria vita, seguendo gli atteggiamenti spirituali della perseveranza, pazienza, mansuetudine, audacia, passione, allegria e senso dell'umorismo, competenza, condivisione, preghiera fedele. Così si forma un carattere forte, capace di affrontare anche le tentazioni (ciò che non seppe fare Davide con la moglie di Uria). - coltivare l'empatia con i bisogni e sofferenze dell'altro - pensare in positivo secondo le tre virtù della santità: umiltà, purezza d'intenzione, amore - in sinergia, vivendo e progettando nella comunità, gruppo un cammino comune verso la santità - "affilare la sega", ossia vivere in formazione permanente, auto-rinnovamento. La celebrazione eucaristica, svoltasi nel giardino e chiostro della casa ospitante, è stata presieduta da p. Nadir Poletto, vicario generale che nel pomeriggio ha proposto una riflessione sull'incontro fra Giovanni ed Andrea e il Signore nel c. 1 del quarto vangelo. Che cosa, chi cercate? Il cammino di santità inizia dalla nostra risposta a queste domande basilari. Dopo aver portato ai giovani i saluti del Padre Generale, p. Nadir invita a riprendere questi incontri internazionali di giovani del Murialdo,  che tanto bene possono fare... Nella serata ogni gruppo locale o nazionale ha presentato balli o canzoni, per finire con un po' di discoteca! L'ultimo giorno il p. Patricio ha somministrato un questionario (ogni domanda andava risposta da diverse coppie di partecipanti) per la verifica dell'incontro.  Successivamente il vescovo di Guayaquil, Mons. Luis Cabrera, ha tenuto l'ultima relazione, riprendendo vari contenuti dei giorni precedenti. Per incamminarsi verso la santità ascoltiamo la voce unica di Gesù il Buon Pastore, che ci chiama per nome. e ci riempie di gioia, come il Battista quando incontra Gesù. Dall'ascolto consegue il seguire Gesù, credere in Lui con la testa e con il cuore, per conoscerlo, come le pecore conoscono il pastore e viceversa. Infine vivere quella vita eterna che Gesù ci offre, in particolare nella sua Parola e nel Pane eucaristico. Nessuno ci può strappare dalle sue mani. E nella certezza che siamo sempre avvolti, protetti dalla misericordia di Dio, dal suo cuore che accoglie e redime le nostre miserie. Così anche noi potremo aprire il cuore agli altri, essere misericordiosi, diventare santi. Il vescovo ha infine presieduto l'Eucaristia finale, con il p. Provinciale e il p. Hugo Sanchez, economo provinciale. Dopo l'ultimo, ottimo, pranzo, è il momento dei saluti e partenze, con tutta l'emozione data dall'aver condiviso giorni intensi e felici. (p.Eugenio Beni da Ecuador)


16 Maggio 2022

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Il mese murialdino in Ecuador, le prime due settimane

p. Eugenio Beni ci scrive dall'Ecuador facendo una sitesi del lavoro, studio, visite e l'esperienza unica della prima settimana del mese murialdino. LA NOSTRA PRIMA SETTIMANA IN ECUADOR Il p. Guillermo Campuzano, teologo consulente della CLAR (conferenza dei religiosi dell'America Latina) ha trattato della vita religiosa nel contesto della riforma della Chiesa. La riforma non è altro che un continuo ritorno al Vangelo, incontrando una persona (Cristo) e una visione della storia (il Regno di Dio) che ci chiedono di cambiare (riforma) proprio per essere loro fedeli nei tempi che cambiano. Tutti i documenti di papa Francesco, in fondo, trattano di questo: cosa occorre cambiare per seguire Gesù oggi, e non perdersi nell'apparenza, nel mondo virtuale dei social. Saper fare morire quanto non ha più senso o utilità per lasciare spazio a quello che fa nascere lo Spirito (sia a livello ecclesiale che di congregazione). E questo con la visione positiva, di speranza dei profeti, nell'ascolto reciproco, camminando assieme verso gli orizzonti di novità che scopriamo. La riforma della Chiesa è anche connessa alla trasformazione sociale, nel progetto del papa (Vedi il Sinodo amazzonico, la Fratelli tutti, la Laudato sii...). Passare da una spiritualità prevalentemente individuale e individualistica alla "mistica del noi", all'Amore fraterno: questo è il cammino sinodale che è iniziato! Nel terzo giorno il p. Guillermo ha approfondito le dinamiche teologico-spirituali del processo sinodale, che conducono a creare una sapienza comunitaria, a partire dall'ascolto reciproco, dando spazio specialmente agli ultimi, gli esclusi. Altra dinamica importante è quella del cammino, del muoversi dietro a Gesù, un cammino che si fa insieme (sinodo), nello stile dell'incontro con gli altri sulla strada (mistica del noi). Un cammino nella povertà e essenzialità (Lc 10, 4-12), portando solo il Vangelo. un viaggio anche verso l'intimità: con se stessi, il prossimo, chi è lontano, con Dio e il suo Regno. Queste dinamiche di riforma porteranno a formare la Chiesa di oggi e domani una nella diversità per incarnare i valori del Regno in ogni cultura, santa,sempre e solo guidata dallo Spirito, cattolica, che accoglie tutti, appassionata dell'umanità e del creato per mostrare la sua passione per Dio, inserita rispettosamente nelle diverse culture; apostolica: il papa e i vescovi come segno di unità per realizzare dovunque il Regno di libertà e giustizia... Infine sinodale dove tutto il popolo di Dio cammina insieme pur nella diversità di funzioni e ministeri. Applicando alla nostra Congregazione, il p. G. suggerisce di rivedere gli articoli 46 e 48 delle Costituzioni e 40-46 del Direttorio (FdM e comunione di vocazioni). Il giorno seguente ha approfondito il ruolo della vita consacrata nel processo sinodale e di riforma della Chiesa. In un contesto di VC dove i carismi simili si pensano sempre più assieme e cresce l'attenzione alle famiglie carismatiche, 3 sono le priorità suggerite: sinodalità, etica della cura (in cui sta il tema della prevenzione degli abusi) ed ecologia integrale. 7 movimenti: verso la vita, verso l'essenzialità, verso la testimonianza profetica, verso la centralità della relazione a partire dall'equità, verso un carisma vissuto e condiviso per il Regno, verso il superamento di una pastorale solo assistenziale, che non trasforma la storia, verso una democrazia infinita,nella corresponsabilità, speranza, riconoscimento e cura dell'altro, misericordia. L'ultimo giorno, venerdì, ci ha fatto una Lectio sulla vita, di ciascuno di noi religiosi. Nella mia vita si incarna il carisma, nella mia preghiera, relazioni con gli altri, nelle decisioni personali e comunitarie... Vi alleggiamo il file con la presentazione del relatore in spagnolo. (vedi il link 1)


12 Maggio 2022

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PROFUGHI DALL'UCRAINA ACCOLTI AL BRANDOLINI (ODERZO-TV)

Da don Massimo Rocchi, direttore dell'opera Brandolini, abbiamo ricevuto questa lettera: Da questa sera al Brandolini dormono 19 profughi dell'Ucraina. E altri arriveranno ancora... E' l'approdo di una richiesta fatta a noi dal sindaco di Oderzo ancora 15 giorni fa. Abbiamo dato la disponibilità, valorizzando alcune zone dell'istituto non legate alla scuola. I primi arrivati già venerdì 11 marzo sono una mamma con 2 figli, di 6 e 7 anni che alcuni di voi hanno già incontrato nella mensa e in cortile. La mamma è stata badante per alcuni anni nella zona di Bologna e proviene dalla zona di Odessa. Presto saranno presso una famiglia della zona e da lunedì al loro posto verranno due famiglie parenti con mamma e bambini, in tutto ben 7 persone. Nel frattempo sono arrivati stasera i primi 16 componenti della squadra nazionale di atletica juniores dell'Ucraina, come ampiamente annunciato dai giornali. Altri due - ci dicono - sono in arrivo. I loro allenatori (una è una mamma col figlio di 3 anni...) e gli atleti, quasi tutti tra i 15 e i 20 anni. Sono arrivati con i loro vestiti addosso e la loro borsa e valigia. Vengono da Kiev, ma è difficile parlare con loro perché non parlano tutti inglese. Ringrazio la maestra Alessia e Arianna, che dovremmo chiamare professoresse Bertuola e Tessaro, che insegnano inglese da noi, ma sono insegnanti anche di russo e che stasera li hanno accolti parlando la loro seconda lingua. Grazie al personale di servizio del Brandolini che si è messo a disposizione oggi per preparare loro le camere, oltre al loro lavoro normale! Grazie a Stefano Giacomin che con vari tecnici ha sistemato il piano del convitto in soli 2 giorni, visto che sapevamo del loro arrivo, ma ci è stato poi annunciato concretamente solo martedì sera. Ci hanno messo tanto ad arrivare perché non è facile uscire ora dall'Ucraina! Un grazie alla Caritas di Oderzo, a Bepi Zoni, alla Nuova Atletica 3 comuni che ha fatto da tramite. Vi allego alcune foto. Sono stanchi e stasera hanno mangiato una pizza nella nostra mensa, insieme alla famiglia che già ospitavamo. Nei prossimi giorni provvederanno ai documenti, alla profilassi sanitaria e... ad un po' di riposo! Vedremo nei prossimi giorni, con calma, se e come potremo incontrarli. Da lunedì saranno in mensa, non so ancora in quale orario. Capite che c'è uno sforzo grande da parte del Brandolini, per riscaldare e far funzionare quei settori dell'istituto di solito non utilizzati, per dare loro vitto ogni giorno (vedremo come si farà sabato e domenica, che non c'è la mensa...). Vedremo se sarà possibile fare incontri con loro per sentire le loro storie. Vedremo se sarà possibile che facciano qualche ora di scuola con i loro coetanei... Ma per ora è importante che siano al sicuro, che abbiamo da dormire e mangiare e poter comunicare con i loro cari, che sono ancora in Ucraina e su questo... vi lascio immaginare lo stato d'animo... Cosa possiamo fare noi? magari ci chiedete... Aspettiamo ancora qualche giorno e poi vi diremo, man mano che capiamo meglio... Di sicuro aiutarci nell'impegno che stiamo sostenendo e su questo vi diremo la prossima settimana. Intanto era giusto e bello farvelo sapere in modo ufficiale. Grazie! d.Massimo


24 Marzo 2022

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Ucraina, emergenza profughi poveri!

Ucraina, emergenza profughi poveri. Un segno di speranza concreta!   Amici e benefattori di Murialdo World onlus, sono p. Petrica, giuseppino del Murialdo, della comunità di Roman in Romania. Vi racconto brevemente qual è la situazione qui da noi riguardo alla guerra in Ucraina dalla quale distiamo 130 chilometri dalla frontiera di Siret e Sculeni.   Per il momento qui a Roman non sono ancora arrivate folle di profughi, in quanto gli ucraini cercano di raggiungere altri paesi europei occidentali più ricchi e capaci di garantire stabilità e possibilità economiche maggiori rispetto alla Romania. Sinora sono arrivati gruppi di persone, donne e bambini, ma anche studenti universitari per lo più di passaggio. Ora però si attende, per il proseguo purtroppo della guerra, l’arrivo a Roman di molti profughi appartenenti alle classi più povere dell’Ucraina, che non sono in grado di emigrare in nazioni più ricche della nostra perché troppo lontane dall’Ucraina.     Ecco, allora, come stiamo aiutando i profughi ucraini e come ci stiamo preparando per affrontare le imminenti folle di profughi poveri dall’Ucraina? Ospitandoli presso la nostra comunità giuseppina, anche per periodi lunghi. Offrendo alloggi in case private e in alberghi per quelli che sono in transito o che aspettano di risolvere il problema della regolarizzazioni dei loro documenti. Procurando i biglietti di trasporto per quelli che desiderano raggiungere parenti o amici che si trovano in altri stati europei. Rifornendo di alimenti, medicinali e vestiario la frontiera con l’Ucraina. Alcuni giorni fa dall’ospedale ucraino di Cernauti, poco distante dalla frontiera con la Romania, ci hanno richiesto alimenti e medicinali. Continuando a visitare e ad aiutare in presenza, con la nostra associazione Scout, là dove ci sono urgenze soprattutto ai confini presso Siret e Sculeni. Sensibilizzando e stimolando i giovani che frequentano la nostra opera e le loro famiglie ad essere anch’essi solidali verso questi nostri fratelli e sorelle profughi ucraini.  Il tutto sempre in collaborazione con la Caritas, la Protezione civile e con tutte le associazioni o enti ecclesiali, tra cui la nostra Murialdo World onlus, impegnati su questo fronte di solidarietà.    Per sostenerci, dona con bonifico bancario (deducibile/detraibile fiscalmente) A: Murialdo World onlus-ets IBAN: IT17 E076 0103 2000 0100 1330 032 (Banco Posta) CAUSALE: Per profughi ucraini Con speranza, p. Petru Turcanu della comunità giuseppina di Roman (Romania)


11 Marzo 2022

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Logo per il 150mo della congregazione

IL LOGO “L’idea che ha guidato alla creazione del logo è “La vita come cammino”. Innanzi tutto la figura umana è messa in risalto dalla sua variazione cromatica. Si tratta di una rappresentazione idealizzata di bambini e giovani che manifestano gioia e vitalità. Essi sono l’asse centrale e la meta della nostra mission nell’ambito della Famiglia del Murialdo. Il cerchio vuole rappresentare la “spiritualità” come meta del Cammino. Questo cerchio, che rappresenta anche il mondo, contiene la “Croce di Cristo” (disegnata a forma di “T”) che richiama il luogo di origine della Congregazione (Torino). Nella parte inferiore della composizione è segnata la idealizzazione di un “Cammino”, con riferimento alla “realtà terrena” (“con i piedi per terra ma sempre guardando al cielo”). I colori centrali si presentano come una fusione delle tonalità tradizionali dell’araldica della casata del Murialdo. Da notare, infine, che l’insieme degli elementi grafici, nella complessità della struttura compositiva, porta alla lettura del numero “150”, età della Congregazione di san Giuseppe”. (Alexis Aimetta, autore del logotipo commemorativo). O LOGOTIPO  «A ideia que orientou a criação do logotipo é “A vida como caminho”.  Em primeiro lugar, a figura humana é colocada em ênfase em sua vocação cromática. Trata-se de uma representação idealizada pelas crianças e jovens que manifestam alegria e vitalidade. Eles são o eixo central e a meta de nossa missão no âmbito da Família de Murialdo. O círculo quer representar a “espiritualidade” como meta do Caminho. Este círculo, que representa também o mundo, contém a “Cruz de Cristo” (desenhada em forma de “T”) que recorda o lugar da origem da Congregação (Turim). Na parte inferior da composição é assinalada a identificação de um “Caminho”, que faz referência à “realidade terrena” (“com os pés no chão, mas sempre guiados pelo céu”). As cores centrais representam uma fusão dos tons tradicionais do escudo de Murialdo. Por fim, o conjunto de elementos gráficos, na complexidade da estrutura composicional, conduz à leitura do número “150”, idade da Congregação de São José» ( Alexis Aimetta, autor do logotipo comemorativo). EL LOGO «La idea rectora se enmarca en el significado de "La Vida como Camino". En primer lugar, la figura humana es apreciada por su variación cromática, como representación esquemática de los niños y jóvenes, que con su diversidad, alegría y vitalidad; son el eje central y la meta de nuestra misión, en la Obra de Murialdo. El círculo hace referencia a la "Espiritualidad" como "destino del Camino". Además, simboliza el "Mundo" que contiene una "Cruz de Cristo" (así como, al mismo tiempo, la letra "T"), indicando el origen de "Nuestra Congregación" (La Ciudad de Turín). Finalmente, en la parte inferior de la composición, se muestra la silueta de un “Camino”, en alusión a lo “terrenal” (“con los pies en la tierra pero siempre mirando al cielo”). Los colores centrales se presentan como una fusión de las tonalidades tradicionales de la heráldica de Murialdo. Nótese que todo el conjunto de elementos gráficos, desde una interpretación de su estructura compositiva, conduce a la lectura del número «150», edad de la Congregación de San José» (Alexis Aimetta, diseñador Gráfico del Logotipo Conmemorativo). THE LOGO «The idea inspiring this logo is "Life as a Path". First of all, the human figure is highlighted by its chromatic variation. It's an idealized representation of children and young people, who with their diversity, show joy and vitality; they are our mission’s central axis and goal, within Murialdo’s Family. The circle aims to represent "Spirituality" as the Path’s goal. Also, it’s symbolizes the world and contains the "Cross of Christ" (drawn as a "T"), indicating the Congregation’s birthplace (the city of Turin). At the bottom of the composition, the silhouette of a "Path" is represented, in allusion to the worldly reality ("with feet on the ground but always looking at the sky"). The colors in the middle represent a fusion of the traditional hues of Murialdo’s emblem. Finally, notice how the entire set of graphic elements, from its composition structure, leads to read the number «150», the Congregation of Saint Joseph’s age» (Alexis Aimetta, author of the Logo for this anniversary).  


21 Febbraio 2022

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100 ANNI DI PRESENZA DEI GIUSEPPINI DEL MURIALDO IN ECUADOR

I primi Giuseppini arrivarono al porto di Guayaquil il 24 maggio 1922, quando l'Ecuador celebrava il primo centenario della sua indipendenza. I primi due sacerdoti Giuseppini, P. Emilio Ceco e P. Giorgio Rossi; Vennero ad occuparsi della Missione di Napo, abbandonata dopo l'espulsione dei padri gesuiti. Dal loro arrivo, i missionari Giuseppini hanno lavorato instancabilmente per lo sviluppo globale delle persone, specialmente dei poveri, attraverso l'istruzione, l'assistenza sanitaria e la promozione sociale e culturale. Per l'educazione dei bambini e dei giovani, hanno creato le prime scuole in Amazzonia, San José, il Tecnico Juan XXIII, e la Scuola Agraria del Murialdo. Negli anni si sono diffusi in scuole, centri di artigianato e collegi della Provincia di Napo e delle province limitrofe. Per la salute costruirono ospedali e centri medici e, nell'area pastorale, la formazione dei catechisti, la costituzione di parrocchie ecclesiastiche e centri missionari. Per aver reso presente il Regno di Dio attraverso l'evangelizzazione e per aver trasformato, la situazione sociale con l'educazione e la cultura nella storia della Provincia di Napo, sarà necessario parlare di un prima e di un dopo l’ arrivo dei giuseppini in quel bellissimo angolo dell'Amazzonia. Senza trascurare l'opera missionaria nel Vicariato Apostolico di Napo, su richiesta di altre giurisdizioni ecclesiastiche, i figli di San Giuseppe hanno aperto nuove opere di apostolato nella Costa, nella Sierra e in Colombia. Nel 1922 si stabilirono ad Ambato, iniziando con il Seminario del Murialdo per la formazione dei futuri Giuseppini, poi la Scuola González Suárez, oggi Unità Educativa con lo stesso nome, e l'Unità Educativa del Murialdo, nel 1936 avviarono la Casa degli Appalti a Quito , Maddalena, della Missione di Napo; per la formazione di bambini e giovani nel sud della Capitale, creano la Scuola Paolo VI e il Tecnico San José; A Babahoyo, la scuola Marcos Benetazzo; a Guayaquil la Scuola Dante Alligheri; e a Salinas la Scuola di Rubira. Insieme a queste scuole sono sorte parrocchie che hanno permesso di rafforzare l'opera educativa e pastorale, soprattutto tra i giovani. Negli ultimi anni il carisma di san Leonardo Murialdo, dall'Ecuador, si è diffuso nelle terre colombiane a Bogotá e Medellín, con opere sociali e parrocchiali. La crescita graduale e costante della missione del Napo, degli altri campi di missione della Sierra, della Costa e della Colombia sono l'eloquente testimonianza delle abbondanti benedizioni di Dio sull'attività missionaria giuseppina iniziata 100 anni fa. Il ricordo di questo primo Centenario dell'arrivo dei Giuseppini in Ecuador infiamma i nostri cuori di una passione missionaria per l'evangelizzazione e ci fa rivolgere, con cuore riconoscente, a Dio per aver scelto noi Giuseppini come strumenti dell'instaurazione del Regno di Dio in questo paese meraviglioso, situato nel mezzo del mondo. E, dopo aver ringraziato Dio per la sua bontà, ringraziamo anche i 95 Giuseppini che hanno lavorato in questo secolo della nostra presenza in questa Provincia Ecuadoriano-Colombiana che sono già in cielo, le Suore. Dorotee e Murialdine a centinaia di insegnanti, catechiste, mamme apostoliche e benefattori che sono state il sostegno del nostro apostolato e, come ricompensa della loro generosità, godono già della beatitudine eterna. I Giuseppini dell'Ecuador e della Colombia condividono la gioiosa celebrazione di questo Anno giubilare perché vogliamo che sia: Un anno speciale di grazia, misericordia e rinnovamento. Un anno per esprimere la nostra profonda gratitudine a Dio per le grazie ricevute in questi 100 anni. Un anno per dare nuova vitalità alle nostre opere giuseppine in Ecuador e Colombia e per testimoniare che Dio ci ama di un amore eterno, infinito, attuale, tenero e misericordioso. Un anno per ascoltare i desideri e le aspettative dei nostri bambini e giovani, soprattutto dei poveri. Un anno per crescere nel rispetto e nell'amore per la bellezza del creato, incarnata per noi, nel fascino della Costa, nell'imponente paesaggio andino della Sierra, nella meravigliosa esuberanza dell'Amazzonia e nella bellezza del Territorio colombiano. . Un anno che segna l'inizio di nuovi modi di inculturare il carisma del Murialdo nella nostra realtà in Ecuador e Colombia. Un anno che ci permette, dalla nostra povertà, di arricchire la Congregazione e la Chiesa per il nostro essere religiosi e per l'apostolato che svolgiamo. Un anno in cui ci sentiamo amati e benedetti dal Signore. Un anno che ci incoraggia a continuare a fare del bene e a farlo bene. Un anno in cui la memoria storica di 100 anni è garanzia di un futuro sicuro di speranza. Tra i vari eventi per celebrare questo grande evento, spicca il MESE MURIALDINO, al quale invitiamo a partecipare tutti i membri della Famiglia del Murialdo, affinché, incoraggiati dalla presenza carismatica del nostro Santo Fondatore, appassionati di sinodalità ed entusiasti della nostra vocazione come educatori, cooperiamo per rendere realtà il Patto Educativo Globale che Papa Francesco ci ha proposto. La celebrazione del Centenario rivitalizza la nostra missione alla sequela di Cristo, evangelizzando i bambini ei giovani nello stile di san Leonardo Murialdo. La missione dei Giuseppini in Ecuador e Colombia non è finita, in comunione con la Famiglia del Murialdo e con tutti i nostri collaboratori vogliamo continuare a fare la storia e a offrire a tutti, specialmente ai poveri, la Buona Novella e la speranza della salvezza. P. Raúl Gonzales Puebla csj. superiore provinciale


19 Febbraio 2022

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25mo di p. Celso Copetti

«Prima che fosti formato nel grembo materno, ti ho conosciuto; prima della tua nascita ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle genti» (Ger 1,5). La provincia brasiliana della Congregazione di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo) ha festeggiato il 25° anniversario dell'ordinazione sacerdotale del religioso padre Celso Copetti. In questa giornata, le comunità che compongono la Parrocchia Cristo Bom Pastor di Londrina (PR) si sono riunite per ringraziare i 25 anni di sacerdozio del parroco, padre Celso, che ha avuto il suo ministero segnato dalla profezia. La celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso festeggiato concelebrata dai confratelli P. Carlos Wessler, P. Esvildo Peluchi, P. Vilmar Roecker, il Viceprovinciale, P. Lídio Roman e l'Ispettore, P. Marcelino Modelski, ha segnato l'apice dei festeggiamenti, riunendo i presenti presso la palestra Epesmel, nel rispetto dei protocolli e delle cure dovute al Covid-19. La celebrazione è stata molto vivace e partecipata, con la presenza dei teologi, dei responsabili, degli amici e del popolo di Dio della Congregazione. Durante la settimana si è svolto un Triduo Vocazionale in preparazione alla grande festa liturgica. Ci sono stati momenti di grande spiritualità con partecipazione e unità tra le comunità. Proprio all'inizio della Celebrazione del 25° anniversario del Sacerdozio, domenica, l'assemblea ha accolto l'immagine della Madonna in trono, alla quale don Celso ha una profonda devozione, al suono delle Litanie dei Poveri, chiedendo alla Madre una cura speciale per i più bisognosi, i poveri. Successivamente le comunità hanno donato al parroco una bella casula d'oro, prontamente benedetta dal Provinciale della Congregazione, P. Marcelino, e dalla famiglia Pires. Durante la benedizione dei paramenti, P. Marcelino ha evidenziato la simbologia del paramento che il festeggiato ha ricevuto: “P. Celso riceve la casula, che significa una piccola casa. Il Pastore accoglie la vita del gregge, la vita del popolo. Quando il sacerdote la usa, ha questo significato: do la mia vita, mi prendo cura nella mia vita e nella mia casa di coloro che Dio mi ha affidato”. In seguito, tutti tendevano le mani per benedire la casula con questa preghiera: “Per intercessione di san Giuseppe, san Leonardo Murialdo e della Beata Vergine Maria, Dio benedica questa casula, segno del rifugio e della protezione del Pastore con le sue pecorelle , al servizio della vita come il maestro Gesù: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!" Durante l'omelia, padre Celso ha parlato della chiamata di Dio attraverso il battesimo: "In questo giorno in cui celebriamo il battesimo e ricordiamo i miei 25 anni di sacerdozio, siamo chiamati ad assumere la nostra missione mentre siamo battezzati e battezzati unti dallo Spirito Santo". Al termine della celebrazione, i bambini e gli adolescenti - vestiti da angeli - hanno portato l’immagine della Madonna per, ancora una volta, consacrare la propria vita alla cura della Madre di Dio affinché essa continui a incoraggiare, benedire e proteggili. . Nel ringraziamento finale, padre Celso ha evidenziato l'importanza della comunità nella sua vocazione, dall'infanzia, con i genitori, fino ad oggi, come parroco della Parrocchia Cristo Bom Pastor di Londrina; ha anche ringraziato i padri Lidio e Marcelino che, 25 anni fa, erano presenti alla sua ordinazione e padre Valdir Susin, che lo ha invitato in seminario e gli altri confratelli presenti; ha ringraziato i suoi genitori, che sono stati i suoi primi catechisti nell'iniziazione alla vita cristiana, e tutti coloro che hanno partecipato alla sua formazione e al suo cammino fino a questo punto. Inoltre, nel suo ringraziamento, P. Celso ha evidenziato: “Quando la comunità lavora insieme, è molto forte, ma c'è ancora più unità e invito voi che siete qui: mettetevi la maglietta. Non basta dire 'Io sono cattolico', non basta dire 'Conosco il Vangelo'. Mettiti la camicia di Cristo e camminiamo insieme. Papa Francesco ci chiede comunione, partecipazione e missione. In questi 25 anni di vita sacerdotale, la mia gioia è averti qui; gioia di ricevere un messaggio dalla famiglia, dagli amici, da coloro che erano insieme. Difficoltà che tutti abbiamo e abbiamo ancora. Ero quasi morto, un medico un giorno mi ha detto: 'non ce la fai più' e io ho detto: 'sì lo faccio, perché mi fido della Madonna'. […] Confida nella Madonna, in san Giuseppe, in san Leonardo Murialdo e in Gesù Cristo. Tutti si sentono grati. Dio ti benedica e rimani forte e forte. “Ho combattuto la buona battaglia e ho mantenuto la fede.


11 Febbraio 2022

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DA TORINO AL MONDO

La Congregazione di San Giuseppe nel 150mo di fondazione Il 19 marzo prossimo daremo inizio alle celebrazioni del 150mo anniversario della fondazione della Congregazione di San Giuseppe: 1873-2023. Una tappa che vogliamo vivere come Famiglia del Murialdo. Il 19 marzo 1873 il teologo Leonardo Murialdo, Rettore del Collegio Artigianelli, fondava la Congregazione di San Giuseppe. Accanto a lui vi erano don Giulio Costantino, don Eugenio Reffo, don Sebastiano Mussetti, i chierici Marcello Pagliero e Pier Giuseppe Milanese. Erano presenti anche i giovani Ernesto Canfari e Natale Leone, che avrebbero iniziato il noviziato. In qualità di padrini assistevano il teologo Pier Giuseppe Berizzi e il teologo Roberto Murialdo. Celebrò la messa il Murialdo e al canto del Veni Creator seguirono le prime professioni. Alla sera, nella stessa cappella di San Giuseppe, si tenne la prima adunanza della Congregazione ed in essa il teologo Murialdo fu eletto all’unanimità Superiore Generale. Si trattò di un inizio umile, discreto, perfino sconosciuto ai più all’interno del Collegio Artigianelli. Nelle sue parole augurali il teologo Berizzi ricordò l’evangelico granello di senape che cresce fino a diventare una grande pianta. Da quel granello di senape prese avvio la nostra famiglia religiosa che nel corso degli anni si è sviluppata facendo presente in molte nazioni il carisma del Fondatore. Possono essere diverse le letture di questi 150 anni di storia della nostra famiglia religiosa. Le statistiche ci dicono quanti confratelli giuseppini sono entrati a farne parte, quanti di essi hanno lasciato la vita religiosa e sacerdotale nel corso della loro esistenza, quanti sono morti. E’ anche interessante ricordare come in questi anni la congregazione abbia aperto comunità ed opere in Europa, in America del Nord e del Sud, in alcuni paesi dell’Africa ed in India. Certo tutti elementi da conoscere e da valutare, ma che lascio agli studi in cui sono documentati e trattati. Se mi pongo la domanda sul perché della continuità della nostra famiglia religiosa, ho solo due risposte: la bontà del Signore che non ha mai fatto mancare la sua misericordia; la fedeltà al carisma fondazionale da parte di tanti fratelli religiosi, sacerdoti e laici. Si potrebbe parlare di due fedeltà: la fedeltà di Dio verso di noi; la nostra fedeltà, benché sempre fragile e vulnerabile, a Lui nel vivere il carisma. Noi, oggi, siamo eredi e figli di tale fedeltà e non possiamo esimerci da questa responsabilità. La ricorrenza che vogliamo celebrare trova qui il suo perché e, ci auguriamo, il suo frutto. Nel corso dell’anno giubilare saranno proposte diverse iniziative a livello di congregazione, di circoscrizioni e di comunità, tuttavia vorrei che fossero comuni questi tre atteggiamenti. Una memoria grata del passato. Non possiamo perdere le nostre radici, sapendo che dalla testimonianza dei primi fratelli, soprattutto, possiamo trovare linfa ed ispirazione anche per il nostro tempo. D’altra parte un albero senza radici, crolla. Accogliere la sfida del presente. Stiamo vivendo un tempo di transizione, che non riguarda solo le forme espressive del carisma, le cui incarnazioni variano nel tempo e nello spazio. Siamo di fronte a domande che toccano il cuore della vita religiosa, il tessuto esistenziale dell’essere religiosi, la nostra stessa identità nella rete ecclesiale e civile, il che e il come del nostro apostolato. Lo guardo rivolto al futuro. Il tema del cambiamento pone a noi domande sul futuro, sul fine, sulla meta: il presente è chiamato a porre le basi per un cammino rinnovato in sintonia con la Chiesa di papa Francesco e capace di rispondere alla sfida educativa delle nuove generazioni. Intanto diciamo “Grazie” al Signore per ogni suo beneficio concesso in questa storia di 150 anni. p. Tullio Locatelli padre generale        


18 Gennaio 2022

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Circolare del padre generale

CON SAN GIUSEPPE OLTRE IL 2021 AD OCCHI APERTI   Carissimi confratelli. Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia del Murialdo. Il Comitato San Giuseppe, del quale anche noi facciamo parte attiva, composto da alcune congregazioni femminili e maschili che ispirano la loro spiritualità a san Giuseppe, ha organizzato nei giorni 6, 7, 8 dicembre 2021 un Simposio a conclusione dell’anno dedicato a san Giuseppe. Sono stato contento che alcuni confratelli abbiano seguito il Simposio in diretta online e a tutti ricordo che le relazioni si possono sentire su youtube cercando “comitatosangiuseppe”. Gli organizzatori alla fine hanno voluto lanciare un messaggio che esprime bene la proposta che chiuso l’anno di san Giuseppe, la riflessione e l’approfondimento della vocazione e della missione di san Giuseppe non vadano messi da parte, quasi che passata la festa… tutto è finito. Condividendo lo stesso proposito riprendo per noi tale testo conclusivo del Simposio. «Siamo ormai giunti alla conclusione non semplicemente del Simposio che il Comitato San Giuseppe ha voluto organizzare per raccogliere ed offrire ancora aiuti di approfondimento e riflessione sulla figura di questo nostro carissimo e grande Santo, ma siamo ormai proprio alla conclusione dell’Anno speciale che il Papa ha voluto dedicargli. Il titolo che abbiamo scelto di dare al Simposio, come è già stato ricordato, ci ha subito chiarito che ora non dobbiamo rimettere San Giuseppe “nel cassetto”, ma andare oltre questo Anno speciale sempre in Sua compagnia: riprendere la strada con Lui è un gran dono, forse il dono più grande che questi “12 mesi speciali” ci possano offrire! Quella piccolissima parola (preposizione) - CON - è molto significativa: ci suggerisce, in questo caso, una cosa essenziale e cioè che non camminiamo mai da soli su questa terra, ma in compagnia. Quando decidiamo di fare un viaggio a volte ci ritroviamo con gente sconosciuta, a volte con persone amiche, con parenti, con colleghi, ma quando si tratta del viaggio più importante, la vita, possiamo e dobbiamo essere noi a scegliere il compagno di viaggio e non dobbiamo farci ingannare da chi, come il Gatto e la Volpe di Pinocchio, ci vogliono distogliere dalla meta che ci eravamo dati. Pinocchio si era deciso a “andare a casa dove c’era il babbo che lo aspettava”, ma il Gatto e la Volpe gli dicono: “Invece di tornartene a casa tua, dovresti venire con noi.” e lo convincono a dirigersi verso il Campo dei miracoli per sotterrare gli zecchini d’oro. Gli spiegano che potrà guadagnare una fortuna senza alcun sforzo: “l’annaffi con due secchie d’acqua di fontana, ci getti sopra una presa di sale, e la sera te ne vai tranquillamente a letto”. Quanti Gatti e Volpi possiamo, nel nostro oggi, trovare lungo la strada! Quanti incontri e relazioni possono minare i nostri più santi propositi e progetti, le nostre decisioni più risolute! Dobbiamo scegliere bene con chi andare e a chi appoggiarci se vogliamo riuscire a non perdere di vista la meta. Nel titolo del Simposio vi è un’altra piccola parola (avverbio e preposizione): OLTRE. Il titolo dice: “Con San Giuseppe oltre il 2021”. Oltre noi non lo leggiamo solo in senso temporale. Nessuno di noi può sapere quanto durerà la sua vita, il suo pellegrinaggio su questa terra: un giorno? ... un mese? ... un anno? ... cento anni?... In fondo non è poi questa la cosa più importante, la lunghezza della nostra esistenza terrena. La cosa essenziale è capire di cosa riempiamo questo tempo che ci è dato: c’è differenza tra segatura e un bel pezzo di legno… E questa differenza di certo Geppetto la conosceva, ma mentre Geppetto è un personaggio di fantasia, il Falegname di Nazareth è l’uomo che Dio scelse per custodire Maria e Gesù ed è più che mai vivo e potente accanto a ciascuno di noi. San Giuseppe è l’uomo che ha sempre lottato contro la segatura e non si è mai fatto ingannare da chi gliela proponeva al posto di una trave solida o di un asse ben robusto! San Giuseppe da quando ha accettato di custodire il Figlio di Dio, ha praticamente accettato di custodire ciascuno di noi che, certo, riconosciamo Gesù come Maestro, ma anche che lo sentiamo fratello perché in Lui siamo tutti figli di Dio. San Giuseppe ha accettato di tenere tra le braccia il Salvatore del mondo, tiene tra le braccia ogni uomo e donna che popolano la terra: Gesù che è venuto per tutti, rende Giuseppe padre di tutti senza distinzione di razza, di origine, di credo. San Giuseppe non vuole che i nostri giorni si riempiano di segatura: in noi e per noi continua questa battaglia contro l’effimero e l’inutile perché sa che il tempo, fossero anche mille anni, è breve e il nostro procedere nel tempo deve avere una meta sicura davanti. Lui è al nostro fianco per custodirci e guidarci: tutti! Il sottotitolo del nostro Simposio ha scelto un’espressione -Ad occhi aperti- che estrapoliamo da una frase del n. 4 della Patris Corde: “… San Giuseppe non cerca scorciatoie, ma affronta ad occhi aperti quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità”. Non nascondersi, non fuggire, non far finta di niente di fronte ai problemi e alle sfide della vita è grande cosa e l’assumerne tutte le responsabilità in prima persona, è veramente fondamentale per dirsi ed essere cristiani del grembiule (come amava dire Monsignor Tonino Bello). L’augurio però che ci facciamo, e la preghiera che eleviamo a San Giuseppe, non è semplicemente di non essere dei vigliacchi, di “saper guardare in faccia le cose e affrontarle con coraggio”, ma di ottenere da Lui di saper vedere non solo il tronco morto o tagliato che giace davanti a noi, sulle nostre strade, ma il germoglio che sta spuntando: un germoglio che spunta non per le nostre capacità o che cresce per il nostro intervento, ma per GRAZIA! Isaia 11 è un testo che molti di noi conoscono forse a memoria, e in questo tempo di Avvento ritorna a illuminare tutta la Chiesa. Leggiamo nel primo versetto di questo capitolo: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici”…. A volte siamo più attenti ai segni di morte (il tronco tagliato) che non ai segni di vita (il germoglio) che popolano le nostre giornate… Invece l’Anno speciale di San Giuseppe che si sta concludendo deve spingerci ad una scelta di fondo: guardare alla vita, come fece Lui! Al bello e al buono che c’è! Riusciamo ad immaginarci gli occhi di Giuseppe che guardano la pancia della Sua Sposa che cresce? ... Possiamo immaginarci Giuseppe che poggia il Suo orecchio sul grembo di Maria per udire il battito del cuore del Bimbo? ... Dobbiamo farlo perché è cosa buona e giusta! Ed è anche cosa urgente ed essenziale per questo mondo che pensa di poter fare e disfare con i propri “mezzi” tutto, gestire e dirigere ogni evento o che può precipitare nelle tenebre dello smarrimento più grande quando si schianta contro problemi gravi e grevi che gli sfuggono di mano. Lo Sposo di Maria ci insegna non solo ad amare con cuore di padre, ma anche a guardare con gli occhi di padre, anzi: con gli occhi del Padre, di Colui che guardando la creazione “vide che era cosa buona» (Gen 1,12.18.21.25). Non accettiamo più di vivere ad occhi chiusi. “Per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce”. (Gabriel García Márquez). Non accettiamo più di tenere gli occhi aperti solo per guardare il buio: “La vita è una grande avventura verso la luce”. (Paul Claudel). Guardiamo a Giuseppe: tra le braccia porta la Luce del mondo! Porta la Promessa di Dio! “Tutte le promesse di Dio sono divenute sì in Gesù Cristo. In Lui ora e per sempre sale a Dio il nostro Amen” (cfr. 2 Cor 1, 19-20). Affidiamo anche il nostro piccolo Amen alle mani di San Giuseppe». Per noi il discorso su san Giuseppe sarà ripreso anche all’interno delle riflessioni per il 150mo della fondazione della congregazione, ma sempre, ogni giorno, non manchi la preghiera a san Giuseppe, modello di educatore per ogni giuseppino. Intanto mettiamo a frutto quanto abbiamo maturato in questo anno speciale a Lui dedicato. Siamo prossimi al Natale: lasciamoci accompagnare da San Giuseppe e impariamo da lui ad accogliere e a custodire Gesù e Maria.   A TUTTI AUGURI DI UN SANTO NATALE E DI BUON ANNO 2022. Che i nostri santi patroni ci accompagnino e ci custodiscano. p. Tullio Locatelli Superiore generale        


20 Dicembre 2021

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Circolare del padre generale

Mettersi in cammino Circolare n. 25 Carissimi confratelli. Carissimi tutti della Famiglia del Murialdo. Una esperienza sinodale La Conferenza Interprovinciale celebrata a San Giuseppe Vesuviano, presso il Centro Giovanile, nei giorni 29 ottobre – 7 novembre, ha avuto diverse caratteristiche che la distingue da tutte le altre. Intanto oltre ai confratelli del consiglio e ai responsabili delle varie circoscrizioni, vi erano presenti altri confratelli ed alcuni laici. Un bel numero: 29 in totale, essendo purtroppo mancati i due confratelli dall’India. La valutazione di chi ha partecipato è stata molto buona, tanto da poter dire che è stata per tutti una esperienza sinodale. Un grazie particolare allo stile di accoglienza veramente famigliare e fraterno della comunità giuseppina. Grazie soprattutto ai giovani che si sono messi a servizio. La Conferenza Interprovinciale aveva soprattutto intenzione di indicare dei cammini su cui avviare dei processi superando una certa staticità e guardando con fiducia al dopo pandemia, per così attuare le indicazioni del Capitolo Generale XXIII. Spero che nelle comunità ci sia stata occasione di leggere il documento finale della Conferenza Interprovinciale e di apprezzarne il contenuto scarno nella formulazione ma chiaro nelle indicazioni. In questa lettera circolare riprendo alcune decisioni che hanno messo in moto delle commissioni su specifici temi che nel tempo saranno da affrontare. Commissioni e iniziative COMMISSIONE PER LA RIORGANIZZAZIONE DELLA CONGREGAZIONE La commissione è così formata: P. Mario Aldegani, (coordinatore), p. Mariolino Parati, p. Giuseppe Rainone, p. Carmelo Prestipino, p. José Ramon, p. Victor Abreu, p. Patricio Pulgar, p. Juan Flores, p. Anuraj Pradeep, p. Hugo Sanchez, p. Alejandro Bazan. A questa commissione si è affidato il compito di dare seguito al dettato della Conferenza Interprovinciale che al n. 23 così afferma: Tenendo presente quanto già si sta realizzando nelle differenti realtà, con il fine di innescare processi di rinnovamento delle nostre prassi di governo, il consiglio generale crei una commissione che proponga alla prossima Conferenza Interprovinciale (2022), una riforma delle circoscrizioni e – se necessario – una armonizzazione della Regola, con il fine di portare al capitolo generale una proposta condivisa. Questa stessa commissione generi una conseguente riflessione sulla possibile riorganizzazione della struttura di governo e del rapporto tra livello generale e livello territoriale, pensando ad una possibile revisione della costituzione del consiglio generale, del ruolo dei consiglieri, della loro residenzialità a Roma, in relazione all’animazione delle varie realtà e – se necessario – formuli una proposta di armonizzazione della Regola. Anche questo lavoro arrivi alla prossima conferenza interprovinciale (2022), con il fine di portare al capitolo generale una proposta condivisa. COMMISSIONE PER IL 150MO DI FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE Per ora sono questi i confratelli che vi fanno parte: P. Tullio Locatelli (coordinatore), p. Mariolino Parati, p. Misihadas Govindan, p. Carlos Wessler, p. Giuseppe Meluso. Si vorrebbe dare spazio alle case di formazione soprattutto nell’organizzare durante l’anno momenti mensili di preghiera e di riflessione sul carisma. Iniziative già previste: da mercoledì sera 16 marzo 2022 a mezzogiorno di sabato 19 marzo, esercizi dei futuri diaconi; possono partecipare altri confratelli; presso la casa dei somaschi “Villa Speranza”, San Mauro Torinese, Torino; 19 marzo 2022: inizio delle celebrazioni a Torino. A mezzogiorno preghiera nella cappella della fondazione su testo preparato dalla commissione. Alla sera nella Chiesa della Salute: ordinazione diaconale di sei confratelli. Nella stessa data in tutte le comunità della Congregazione si prega su un testo preparato dalla commissione. Padre Giovenale Dotta sta preparando una storia della congregazione dagli inizi fino al 1994. CAMMINO SUL PATTO EDUCATIVO GLOBALE Questo gruppo risulta così composto: P. Salvatore Currò (coordinatore), Sra. Silvina Scapellato, suor Maria Teresa, p. Sebastián Martínez, Breynner López, Sra. Nathali Montaño, p. Franklin Benavides, Sre. Carlos Encabo H. , p. Carlos Wessler, Sra. Diana Dimonte, p. Misihadas Govindan, p. Giuseppe Meluso, p. Carmelo Prestipino, p. Antonio Lucente, p. Jesús Ramírez, Sra. Nunzia Boccia. Dopo avere lavorato sul tema “Carisma e parrocchia” si continua a riflettere sul nostro carisma educativo sulla scia delle indicazioni che papa Francesco ha offerto parlando del Patto Educativo Globale. INCONTRO DEI CONFRATELLI PROFESSI PERPETUI E SACERDOTI ENTRO I DIECI ANNI, 2022 In Occasione del mese murialdino previsto a maggio 2022 in Quito si è pensato di offrire una occasione di incontro ai confratelli che hanno professato in perpetuo o ricevuto la ordinazione sacerdotale negli ultimi dieci anni. Le date precise e l’organizzazione tematica dell’incontro saranno comunicate dal p. Nadir Poletto, vicario generale. MESE MURIALDINO IN QUITO, ECUADOR, 2022 In Ecuador si sta celebrando il centenario dell’arrivo dei Giuseppini: 1922-2022. Le celebrazioni termineranno con il mese murialdino, che da qualche anno non si è più realizzato. Le date: dal 2 al 21 maggio 2022. Prenotarsi presso il padre provinciale p. Raúl Gonzales. CONFERENZA INTERPROVINCIAE IN ECUADOR, 2022 Alla conclusione delle celebrazioni del centenario si terrà la Conferenza Interprovinciale in Quito. Saranno presenti anche alcuni membri delle varie commissioni per fare il punto della situazione e prevederne l’attuazione e la continuazione. COMMISSIONE PER INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA DEL MURIALDO DAL 13 AL 19 MARZO 2023 La commissione è così composta: P. Alejandro Bazán (coordinatore), p. Sebastián Martínez, Sra. Maria Jesús Peralta, suor Terezinha Militz, p. Nadir Poletto, Moema Muricy, Sra. Nunzia Boccia, madre Orsola Bertolotto, Sri. Roberto e Gianna, p. Juan José Gasanz. L’incontro internazionale della Famiglia del Murialdo era già stato programmato per l’Anno Murialdino e sappiamo tutti come per la pandemia andò in fumo. Le date dell’incontro dicono anche una partecipazione diretta alle celebrazioni conclusive del 150mo di fondazione della congregazione. GIORNATA MONDIALE DEI GIOVANI, 2023 Dall’1 al 6 agosto 2023 si svolgerà in Portogallo la Giornata Mondiale dei Giovani. Si è pensato di fare tappa in Spagna presso un’opera giuseppina, prima di partecipare ai vari momenti della GMG in Portogallo. La delegazione di Spagna ha preso l’impegno dell’accoglienza dei giovani e dei confratelli in viaggio verso il Portogallo. JAMBOREE SCOUT, 2023 Si svolgerà nel mese di luglio 2023 l’incontro delle realtà scout presenti nelle nostre opere. Luogo dell’incontro è Bassano Romano, in provincia di Viterbo. Referente è il p. Giuseppe Meluso. CONFERENZA INTERPROVINCIALE, 2023 Si svolgerà a Torino dopo le celebrazioni che chiudono il 150mo di fondazione. Avrà come tema la preparazione e l’organizzazione del Capitolo Generale XXIV. INIZIATIVE PER LA FORMAZIONE Referente il p. Nadir Poletto, vicario generale. 2022, FEBBRAIO-MAGGIO: formazione dei formatori, presso l’UPS, Roma. In continuazione a GIUGNO: formazione carismatica dei formatori, Roma e Viterbo. 2022, LUGLIO: corso di preparazione per i confratelli prima della professione perpetua, Roma. Mettersi in cammino E’ vero che il cammino non si è mai fermato perché anche durante la pandemia, peraltro non ancora finita, tante sono state le iniziative che si sono realizzate a livello locale, provinciale, generale. Tuttavia la Conferenza Interprovinciale ci pone di fronte a nuovi scenari che riguardano sia la formazione come la organizzazione. Da non dimenticare che siamo in tempo di sinodo. Ho già richiamato con al circolare n. 24 l’attenzione su questo tempo della Chiesa: tuttavia siamo interpellati e là dove possiamo prendere parte attiva al cammino sinodale cerchiamo di essere presenti con la nostra esperienza carismatica. D’altra parte anche le varie iniziative qui proposte vanno vissute in modo sinodale, riconoscendo in questo stile l’identità propri dell’operare della Chiesa in tutti i livelli. Questa lettera porta la data dell’ 8 dicembre 2021: è il giorno della solennità dell’Immacolata, è la data che pone fine all’anno dedicato a San Giuseppe. Da notare, inoltre, che il Murialdo proprio in occasione della festa dell’Immacolata del 1866 fece la sua prima presenza nel Collegio Artigianelli da rettore, celebrando la messa e tenendo l’omelia nel pomeriggio dello stesso giorno, dopo la celebrazione dei vespri. A Maria, a San Giuseppe, a San Leonardo Murialdo, affidiamo i nostri propositi, confidando nella loro intercessione. p. Tullio Locatelli      


14 Dicembre 2021

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concerto d’avvento 2021

Ekuò concerto d’Avvento 2021   Martedì 7 Dicembre 2021 alle ore 20:45 torna, nella sua XI edizione, al prestigioso Teatro Comunale di Vicenza, sala maggiore, l’Ekuò Concerto d’Avvento Sarà il direttore Diego Brunelli a condurre artisticamente la serata, con la BlueSingers & Orchestra e la collaborazione speciale del M° Bepi De Marzi. Sarà un Concerto di Natale che spazierà dal pop al rock, dalla classica al canto popolare e dal musical al gospel. Presenterà la coinvolgente Elisa Santucci. Serata di beneficenza a favore dei progetti “Borsa Lavoro + Inclusione” in Veneto e “Sostegno a Distanza” in Sierra Leone di Murialdo World onlus – Giuseppini del Murialdo. Alcuni brani che saranno eseguiti: All I want for Christmas is you – M. Carey (pop), Think – A. Franklin – T. White (gospel), Miserere – Zucchero (pop), Oh holy night – A. Adam (classica), Signore delle Cime – B. De Marzi (canto popolare), Oh happy day – E. Hawkins (gospel). PER I BIGLIETTI L’ingresso è con biglietto su donazione fino ad esaurimento posti. La donazione consigliata è di 16 € e ridotto 9 € per bambini e ragazzi fino ai 14 anni. - on-line: https://toptix4.mioticket.it/TCVI/it-IT/events/eku%C3%B2%20concerto%20d'avvento%202021/2021-12-7_21.00/teatro%20comunale%20di%20vicenza%20-%20sala%20maggiore ] - in biglietteria: Teatro Comunale di Vicenza (Viale Mazzini, 39), previo appuntamento obbligatorio sul sito www.tcvi.it (mar-sab 15.00-18.15)   PER INFORMAZIONI - tel. 0444.32.44.42 - biglietteria@tcvi.it - tel. 377.10.15.358 (whatsapp)- eventi@ekuo.org 


12 Novembre 2021

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La Conferenza Interprovinciale (1)

CONFERENZA INTERPROVINCIALE SAN GIUSEPPE VESUVIANO, 30 OTTOBRE 2021 “Guardiamo avanti”   Carissimi tutti, benvenuti a San Giuseppe Vesuviano, la città di San Giuseppe. Proprio a san Giuseppe dedico questi giorni di lavoro e a Lui insieme con voi chiedo la capacità di un dialogo aperto e sincero, di uno sguardo profetico, di un cammino condiviso. In un primo tempo pensavo di ripercorrere insieme con voi il documento del capitolo generale XXIII, facendo perno su alcune parole che ne sono il cuore o le colonne. Faccio riferimento al “noi”, a “ascolto”, a “Famiglia del Murialdo”, a “formazione”, “a cambiamento” e altre che ciascuno secondo la sua propria sensibilità ritiene altrettanto importanti e fondamentali. Il proseguo della riflessione mi ha portato su un’altra strada perché mi si è sempre più presentata alla mente e al cuore una parola che nel documento finale del CG XXIII non c’è e non ci poteva essere: “pandemia”. Questa è la parola, la situazione, il trauma, la sfida, la vita e la morte, che ci hanno interpellato. In queste giornate faremo esperienza di sinodalità, tratteremo di diversi argomenti, ma non possiamo dimenticare che, come tutti, abbiamo vissuto una esperienza inedita e traumatica, esperienza che per certi aspetti siamo ancora dentro, poco o tanto, di sicuro non siamo ancora fuori. La pandemia ha condizionato la vita dei singoli e delle comunità, delle opere e delle strutture, tuttavia… Di fatto su tre anni appena trascorsi, due sono stati segnati dalla pandemia. Ho tanti motivi per rendere grazie al Signore per come la Famiglia del Murialdo ha vissuto questo tempo. Siamo stati bloccati, ma non siamo rimasti fermi; quante forme di servizio, quelle di sempre e quelle nuove, sono state messe in atto. Ci hanno chiesto di stare a distanza, ma non ci siamo sentiti lontani gli uni dagli altri, anzi grazie ai mezzi di comunicazione ci siamo sentiti, ci siamo visti… il virtuale non è il presenziale, ma lo abbiamo sfruttato tanto da diventare normale anche oltre la pandemia. Abbiamo fatto esperienza del limite, ma abbiamo trasformato la debolezza, la fragilità in fonte di coraggio creativo, perché le ferite diventassero delle feritoie che potessero offrire luce per vie nuove. Forse abbiamo anche capito che alle volte il rallentare, il prendere un passo più lento, ci aiuta a capire meglio la direzione, a sentire di più gli altri accanto a noi, a misurare meglio le nostre forze. Credo che ci abbia fatto bene sentirci un poco di più come gli altri; a dire la verità non troppo perché le nostre possibilità e risorse sono sempre molte rispetto alla media delle possibilità della gente. Si dice spesso che siamo tutti nella stessa barca; preferisco dire che siamo tutti nello stesso mare in burrasca e che le barche sono diverse. E tanto ancora, senza dimenticare chi ci ha lasciato, otto confratelli, parenti, amici, conoscenti. Dunque siamo qui e il nostro dire non può fare a meno di tenere presente tale situazione, anche perché ci siamo detti che il dopo pandemia avrebbe segnato una discontinuità, aprendo scenari nuovi. Infine una parola su questa Conferenza interprovinciale che stiamo per iniziare. Essa si celebra a metà del sessennio 2018-2024 ed è del tutto ovvio che possa dare uno sguardo al passato e soprattutto occasione di porre indicazioni operative per il futuro. Per questo si è deciso che essa fosse allargata nella partecipazione, fosse di fatto una esperienza di Famiglia del Murialdo. Ricordo alcune battute iniziali del documento inviato dal consiglio generale all’inizio del cammino di riflessione. Dice il documento: La CI si attua sullo sfondo della pandemia che ha accentuato la crisi (culturale, economica, ecclesiale) e che ci provoca ad accelerare la conversione (mentale, spirituale, pastorale, strutturale) e i cambiamenti. Punto di riferimento rimangono gli orientamenti del capitolo generale. La pandemia, però, ci mette l’urgenza di far diventare quegli orientamenti scelte operative (processi, stile, riforme, riorganizzazione). La sensazione è, spesso, che le direzioni di cammino, pur colte e dichiarate, non diventano operative. Lo abbiamo sperimentato anche in questo triennio. Sarà importante, allora, dare alla CI un carattere operativo, verificando il cammino fatto, ai diversi livelli, e facendo delle scelte che esprimano un reale cambiamento. L’obiettivo generale è, dunque, di rendere operative le direzioni di cammino del capitolo generale, lasciandoci ispirare dal carisma, sentendoci in cammino con la Chiesa di Papa Francesco e aprendoci alle sfide del nostro tempo che si fanno sempre più incalzanti. Siamo ormai a un bivio e alcuni cammini di conversione sono ormai irrinunciabili. Quali? Ci sentiamo provocati a sentirci pienamente nella società e nel mondo, in cammino con tutti, partecipando alla costruzione di società più fraterne, assumendo il punto di vista dei giovani poveri e degli “scartati”, facendo nostre le esigenze di una ecologia integrale, della pace, della solidarietà. Dobbiamo imparare a vivere e lavorare, come educatori e pastori, nella corresponsabilità, in rete, con spirito sinodale, come famiglia del Murialdo. Sentiamo che il carisma è un dono, è particolarmente attuale e deve dar forma a quello che facciamo, al nostro essere educatori, ai nostri stili relazionali e apostolici. Per questo ci rinnoviamo come cristiani, come religiosi e religiose, come laici e laiche, come figli del Murialdo, come cittadini del mondo. Queste attenzioni le sentiamo un po’ riassunte nella provocazione del Papa sul “patto educativo globale”. Tale provocazione ci raggiunge in quanto persone che vivono una missione educativa, che vogliono crescere nella fraternità globale, che vogliono assumere il punto di vista dei giovani, che vogliono essere aperte a tutti e avere una mentalità universale. San Giuseppe, custode del Signore, si faccia particolare custode nostro in questi giorni, tanto da essere come il terreno che riceve il seme e lo custodisce perché porti frutto. Ci scambiamo gli auguri di buon lavoro e insieme invochiamo la presenza dei nostri santi patroni: la vergine Maria, san Giuseppe, san Leonardo Murialdo, il beato Giovanni Schiavo, il venerabile don Eugenio Reffo, il servo di Dio don Angelo Cuomo (nativo di questo paese), il servo di Dio don Ettore Cunial. Buon lavoro. p. Tullio Locatelli padre generale  


30 Ottobre 2021

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La lettera del padre generale

            CONFERENZA INTERPROVINCIALE Dal 29 ottobre al 7 novembre 2021 si svolgerà a San Giuseppe Vesuviano, presso la nostra opera, la Conferenza Interprovinciale. E’ un incontro che ha un significato particolare: cade a metà del sessennio 2018-2024, si tiene in un tempo segnato dalla pandemia, vuole essere un rilancio delle prospettive che il Capitolo Generale XXIII ha consegnato alla nostra famiglia religiosa e alla Famiglia del Murialdo. Per questi motivi parteciperanno alla Conferenza Interprovinciale oltre ai confratelli del consiglio generale e ai superiori delle varie circoscrizioni, altri confratelli e laici in rappresentanza di tutti i confratelli e della stessa Famiglia del Murialdo, realizzando in questo modo una riflessione come Famiglia del Murialdo. Anche se la situazione di pandemia, pur meno pesante di qualche mese fa, condiziona ancora, non si è voluto ulteriormente rimandare questo appuntamento previsto per ogni anno. Chiedo a tutti i confratelli e a tutti i membri della Famiglia del Murialdo di accompagnare con la preghiera il lavoro di questa assemblea augurando che, grazie ad una esperienza di vera sinodalità, si possano trarre delle indicazioni operative per rendere realizzabili le indicazioni capitolari. Mi permetto di invitare tutte le comunità a recitare insieme ogni giorno la preghiera per la Congregazione e per la Famiglia del Murialdo, secondo questa intenzione. Scrivo questa lettera nel giorno 26 ottobre, data che ricorda la nascita del Murialdo, perché a san Giuseppe e a lui affido in modo particolare questa Conferenza Interprovinciale. La sera del 6 novembre, quindi ormai a conclusione della Conferenza Interprovinciale, nel santuario di San Giuseppe Vesuviano 6 confratelli professeranno in perpetuo. Un dono e una grazia, ma anche per tutti un forte richiamo a vivere con fedeltà e perseveranza la nostra consacrazione al Signore. Grazie della vostra attenzione e della vostra preghiera. p. Tullio Locatelli padre generale


26 Ottobre 2021

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Adolescenti e giovani interconnessi dalla rete murialdo e connessi al mondo del lavoro (chat virtuale)

All'evento hanno partecipato circa 400 giovani apprendisti. La provincia brasiliana dei Giuseppini del Murialdo, attraverso il Coordinamento dell'Azione Sociale, ha promosso nel pomeriggio di mercoledì 25 agosto, alle ore 14, una chiacchierata virtuale sul tema “Adolescenti e giovani interconnessi dalla Rete Murialdo e connessi con il mondo del lavoro”. L'incontro ha avuto l'obiettivo di stimolare l'interazione tra gli apprendisti dei percorsi di apprendimento professionale e gli adolescenti sopra i 14 anni che partecipano al Servizio per la Convivialità e il Rafforzamento dei Vincoli (SCFV) delle diverse città e stati in cui il Murialdo è presente, favorendo lo scambio di esperienze e favorendo il protagonismo. La chat è stata mediata dai diplomati dell'apprendimento professionale Barbara de Andrades Borda (Caxias do Sul) e Maria Eduarda Garcia (Londrina). La conferenza è stata tenuta dall'ospite Felipe Caetano, laureato in lavoro minorile, attivista sociale e fondatore del CONAPETI (Comitato Nazionale Adolescenti per la Prevenzione e l'Eradicazione del Lavoro Minorile). Il presidente dell'Istituto Leonardo Murialdo (ILEM), padre Joacir Della Giustina, uno dei precursori nell'elaborazione dello Statuto del Bambino e dell'Adolescente, ha sottolineato che l'evento sarà storico e risponde alla proposta e all'eredità lasciata da san Leonardo Murialdo, che è aiutare nella promozione dei bambini e degli adolescenti, specialmente quelli che si trovano in una situazione di vulnerabilità sociale. “Sappi che tu sei la ragione dell'esistenza della nostra Congregazione. È bello averti nella Famiglia del Murialdo”, sottolinea. Durante la conferenza, Felipe (un giovane) ha raccontato a circa 400 giovani che hanno seguito la chat il suo percorso di vita e la lotta che ha dovuto affrontare contro il lavoro minorile. “Ho iniziato a lavorare all'età di 8 anni come cameriere. A 13 anni ho iniziato a partecipare agli incontri con i giovani della mia comunità per dibattere sui diritti e sulla realtà giovanile. I giovani partecipanti all'evento sono stati immensamente grati per l'opportunità di far parte del programma di formazione professionale e hanno anche sottolineato che al Murialdo l'apprendimento va ben oltre la formazione professionale; sperimentano l'amore, l'accoglienza, i valori umani e l'importanza di un cuore educato. Il Provinciale, padre Marcelino Modelski, ha chiuso l'evento con un commosso discorso: “Felipe, sei stato di grande ispirazione, ci hai dato chiavi liberatorie, hai evidenziato la tua vocazione e il tuo protagonismo. Ascoltare voi giovani è stato un balsamo. Il tempo è per l'ascolto e questi discorsi sono stati carichi di molte responsabilità. Congratulazioni!". Istituto Leonardo Murialdo: L'Istituto Leonardo Murialdo (ILEM) è un'organizzazione della società civile e la sua missione principale è sviluppare il lavoro con i bambini e gli adolescenti. Attualmente è presente in 10 stati del Brasile: Bahia, Ceará, Distrito Federal, Maranhão, Pará, Paraná, Rio de Janeiro, Rio Grande do Sul, Santa Catarina e São Paulo. ILEM mantiene numerosi programmi sociali sviluppando azioni per garantire i diritti della politica di assistenza sociale, tra cui si segnalano il Servizio per la convivenza e il rafforzamento dei legami e il Programma di apprendimento professionale, aiutando più di 4.000 bambini e adolescenti nella loro situazione della vita. ILEM, di proprietà della Congregazione di san Giuseppe – Giuseppini del Murialdo, sviluppa anche il lavoro in campo educativo, attraverso l'educazione della prima infanzia, l'istruzione elementare e secondaria e anche l'istruzione universitaria.


08 Settembre 2021

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Giovani giuseppini si incontrono prima della consacrazione perpetua

Dal 5 al 22 luglio 2021, un numero significativo di 22 giovani confratelli giuseppini, ha partecipato al corso in preparazione alla professione perpetua. Quest’anno è stato fatto on-line. Non è stato possibile riunirsi tutti insieme nello stesso luogo a causa della pandemia. Anche se l’incontro virtuale ha parecchi limiti, è stato possibile conoscersi, condividere sogni, esperienze e sfide per il presente e il futuro della vita consacrata giuseppina vissuta dentro lo spirito della Famiglia del Murialdo. I diversi temi affrontati hanno cercato di venire incontro alle loro esigenze concrete di vita umana, spirituale e carismatica. Iniziando con san Giuseppe, il padre generale ci ha ricordando che san Giuseppe “che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana e nascosta” può essere una guida di tutti coloro che realizzano la loro vocazione in silenzio e con costanza. San Giuseppe ci insegna a vivere il progetto vocazionale personale in un modo nuovo, nella prospettiva di Dio. E anche san Leonardo Murialdo, è stato il compagno di viaggio di questi giorni. P. Giovenale Dotta ci ha presentato la figura e tutta l’opera del Murialdo, la sua continua attenzione ai giovani più poveri in una protettiva più ampia, mostrando come il Murialdo ha creato attorno a sé una vasta rete di iniziative (oratori, casa famiglia, associazioni, Collegio Artigianelli, laboratori, i viaggi…) per meglio rispondere alle esigenze di una educazione integrale dei giovani. Quello del Murialdo è sicuramente un pensiero attuale per noi giuseppini oggi. Abbiamo avuto la presenza di P. Giuseppe Fossati che ci ha ‘rinfrescato” la memoria del “nucleo centrale della spiritualità del Murialdo che consiste nell’amore misericordioso di Dio”. Cosi come ha cambiato la vita del Murialdo, l’amore di Dio può cambiare continuamente la nostra vita per vivere nella gioia della consacrazione e andare incontro ai giovani di oggi, assetati e cercatori di amore, quello vero. P. Alejandro Bazán ci ha presentato il documento “Educare nello stile del Buon Pastore”: tra le tante cose belle, ha detto che la “nostra missione è allo stesso tempo educativa e pastorale: educare evangelizzando, evangelizzare educando”. Siamo educatori giuseppini dei giovani in ascolto continuo “dei segni dei tempi” e in sintonia con la Chiesa di papa Francesco. E P. Giuseppe Meluso con molto entusiasmo ci ha regalato una riflessione su un tema molto attuale per la Chiesa ed è per noi giuseppini il centro del nostro agire educativo “il patto educativo globale, nel contesto del magistero di papa Francesco”. A partire dall’educazione e dal servizio, creare una “nuova antropologia dell’aver cura”. E Nunzia Boccia, con la sua passione ha coinvolto i giovani nel discorso della Famiglia del Murialdo, una realtà scaturita dalla scoperta dell’amore di Dio che unisce le diverse vocazioni in uno stesso carisma. Una delle parole chiave è stata la “relazione”, perché è nelle relazioni con tutti che si vive il carisma del Murialdo. La sfida educativa oggi si accetta come famiglia e non solo come congregazione. E P. Fidel Antón ha elaborato il tema della vita consacrata giuseppina vissuta nella prospettiva della missione. Per questo ha coinvolto tutti i giovani nella preparazione e presentazione dei temi presenti nell’ultimo capitolo generale. P. Melques Franklin ha riflettuto sulla vocazione nella Bibbia, facendo un parallelo tra la chiamata di alcuni personaggi biblici, del Murialdo e la nostra chiamata. P. Mario Aldegani ha riflettuto sul tema delle “virtù nella vita quotidiana” e P. Misihadas Govindan ha approfondito con loro il tema della “fedeltà” e della “perseveranza”. Infine, sono stati riservati tre giorni d’incontro con le suore Murialdine. Oltre la conoscenza reciproca, che è fondamentale per costruire qualcosa insieme, il tema che ci ha spinto a una condivisione di esperienze e iniziative è stato il documento di papa Francesco “Laudato si”. Come possiamo essere profeti oggi nel tessere comunione tra la Famiglia del Murialdo, costruendo luoghi di fraternità? E si è vista la voglia di costruire fraternità con tutti. Con quest’augurio ci siamo lasciati con il proposito di trovarci ancora.   P. Nadir Poletto vicario generale  


31 Agosto 2021

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Un GREST ridimensionato... cioè con dimensioni nuove

Un GREST ridimensionato (cioè con dimensioni nuove)   All’inizio sembrava tutto triste e deprimente: un GREST con meno bambini, meno ragazzi, meno attività… Tutti a dire “dai, quest’anno è così ma l’anno prossimo ci rifaremo. Questa pandemia ci ha costretti a ridimensionare tutto ma ripartiremo alla grande!”. Però poi passavano le giornate e il divertimento, la gioia, l’entusiasmo erano quelli di sempre. Anzi, magari c’era qualcosa di più. I primi sono stati i bambini a notarlo “abbiamo gustato più il fatto di stare insieme che vincere contro la squadra avversaria”. Poi è stata la volta degli animatori: “essere in pochi ci ha permesso di dare più attenzione personale a ogni bimbo; abbiamo sentito di meno lo stress dei tempi da rispettare; ci siamo sentiti più coinvolti: siccome eravamo pochi era chiaro che o lo facevi tu o non lo faceva nessuno”. Proprio così: nessuno si sarebbe mai permesso di fare un esperimento del genere. Chi avrebbe mai detto “proviamo a limitare drasticamente il numero degli iscritti, a fare poche ore”? Dove c’è l’abitudine di un GREST dalle centinaia di presenze, e dalle tantissime attività, sembrava impossibile ridurre, anzi si identificava la folla con il successo (“tu quante iscrizioni hai avuto? Io solo 400!”). Ma la pandemia ci ha costretto anche a questa verifica, facendoci scoprire qualcosa che ci impone una riflessione: siamo proprio sicuri che il GREST sia tanto più riuscito quanto più è affollato? Ma, soprattutto, siamo ancora consapevoli del vero scopo per cui facciamo il GREST e qualsiasi altra iniziativa del nostro oratorio? In vari modi gli animatori hanno detto di aver scoperto qualcosa di inaspettato, qualcosa che si può sintetizzare come “un vantaggio dal punto di vista relazionale ed educativo” sia in riferimento alla qualità del loro servizio, che al risultato apprezzabile nei ragazzi che quel servizio hanno ricevuto. Ecco allora che il GREST ridimensionato non ha più il significato di “dimensioni ridotte” ma di “nuove dimensioni” quelle che a sorpresa ci si sono rivelate. Certo, adesso nessuno dice che l’anno prossimo dobbiamo accettare solo pochi bimbi, ma di sicuro dobbiamo ricordare la lezione di quest’anno e provare a immettere dei meccanismi che rendano la manifestazione meno frenetica e più attenta all’aspetto delle relazioni. Forse dobbiamo riscoprire le implicazioni più profonde contenute nel nostro famoso “giocare-imparare-pregare”, e ricercare ancora di più l’equilibrio tra le varie dimensioni della crescita. O, se proprio ci dobbiamo squilibrare, meglio essere sbilanciati a favore della relazione e della crescita spirituale.


25 Luglio 2021

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LE SUORE MURIALDINE A MABESSENEH (SIERRA LEONE)

Abbiamo inaugurato la nostra presenza in Sierra Leone, a Mabesseneh, presso Lunsar, il 1° maggio 2021 con una solenne concelebrazione. La santa messa è stata presieduta dal provinciale p. Augustine Lebbie insieme a otto sacerdoti giuseppini. Erano presenti le autorità locali, i fedeli della parrocchia di san Leonardo Murialdo e gli studenti. Al termine della celebrazione eucaristica, la signora caposcuola di Mabesseneh ci ha accolto con un rito particolare per esprimere quanto questo popolo veda la presenza delle nostre sorelle come una benedizione del Signore per questa comunità. Attualmente siamo in tre: Sr. Amparo Guzmán, Superiora, Sr. Vicky Antony e sr. Nirmala Simiyonraj. Siamo felici di essere qui e di poter testimoniare intorno a noi l'amore infinito, misericordioso e personale di Dio. I Padri Giuseppini ci hanno affidato un Asilo Nido “Nadino preschool”, la catechesi e la pastorale giovanile e familiare in parrocchia. Abbiamo iniziato a visitare le famiglie, a fare la catechesi e anche ad aiutare alcuni studenti (vicini di casa) nella preparazione per gli esami finali. E' un'esperienza unica e bellissima nella quale possiamo mettere in pratica il carisma di San Leonardo Murialdo nel nostro apostolato. È una grande gioia stare con i bambini che hanno davvero bisogno di noi. Dalle foto potete farvi un’idea del nostro apostolato a Mabessneh. ''Siamo nelle mani di Dio e quindi siamo in buone mani'' Suor Vicky  


15 Luglio 2021

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Inaugurazione della nuova struttura sportiva dell'Oratorio Murialdo di Milano

La Storia insegna che la caduta di un Muro può aprire una nuova epoca.  Qualcosa del genere sta avvenendo anche da noi, con l'abbattimento della vecchia recinzione sulla Via Inganni, che non ha solo una conseguenza estetica con un nuovo e piacevole effetto visivo, ma significa un'apertura verso l'esterno, a differenza dell'attuale collocazione dell'edificio della nostra chiesa e delle sue strutture parrocchiali, completamente orientate verso il più raccolto Largo Fatima, dove sviluppano gran parte delle abitazioni di questo territorio. È l'inaugurazione di un'apertura che non ha quindi solo un significato fisico, come è emerso nella giornata di domenica 23 maggio, nel contesto dei festeggiamenti della Settimana di San Leonardo Murialdo, dove è stato messo un sigillo sui cambiamenti in atto. Già la mattina, durante la solenne celebrazione della messa all'aperto, il Padre Provinciale, Don Antonio (Tony) Fabris, in un'omelia bella, semplice ma piena di contenuti, ha ricordato ai giovani nella giornata della Pentecoste come tutti loro siano portatori di valori unici, che rendono ognuno irripetibile nel suo genere: un viatico e un invito a partecipare, all'impegno ne cambiamento. Una responsabilità e una sfida che spettano, frutto della volontà di un idealista sognatore, il nostro Parroco Padre Vincenzo, che si è buttato in quello che sembrava impossibile: realizzare, un centro sportivo moderno, bello ed efficiente, che potesse coinvolgere giovani e adulti, con un'intuizione di fare dello sport un metodo educativo, un'occasione di crescita morale cristiana. Questo è stato possibile grazie anche all'aiuto di numerosi laici e parrocchiani che si sono spesi in prima persona per la realizzazione di questo progetto. Certo, la Provvidenza deve essersi data parecchio da fare, ma il sogno è diventato realtà. Stupisce piacevolmente come, in questa circostanza, vi sia stata la convergenza di sforzi da parte di realtà ed entità diverse, religiose, civili, istituzioni benefiche con la nostra comunità, che ha dimostrato di saper ben reggere il confronto con le altre istituzioni. Il Murialdo ci ha insegnato che con l'apertura di un oratorio si chiude una prigione, a significare che solo con luoghi di aggregazione si può pensare di educare, di creare buoni cittadini, in una società che accompagni le nuove generazioni verso il loro futuro con un progetto educativo, tramite una forma importante di aggregazione qual è quella sportiva. Tanti i giovani presenti, i veri protagonisti di questa nuova stagione che stiamo vivendo, quanti forse da tempo non se ne vedevano e che fanno capire che si è sulla strada giusta. Quindi non solo un'inaugurazione, col nastro tricolore, ma l'inizio di una sfida, di un rinnovato impegno verso i giovani che sono il futuro, nostro e della nostra società, verso i quali abbiamo le responsabilità educative che sono un investimento per il futuro. Nella scia del più autentico carisma di San Leonardo Murialdo.   Articolo di: Gianni Ragazzi


10 Luglio 2021

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SITUAZIONE COVID IN CONGREGAZIONE

INDIA Adesso I casi di corona virus in India stanno calando e per noi questa è la seconda ondata. La previsione dice che arriverà la terza ondata tra 4 - 5 mesi e speriamo bene. I confratelli tutti stanno bene. Per tornare alla normalità credo ci vuole un bel tempo. Alcuni confratelli che devono andare in Italia, Africa e Spagna, mi pare cge potranno viaggiare entro il mese di luglio. In questi giorni siamo un po' impegnati per la promozione delle vocazioni  e speriamo bene. La casa famiglia di Aranvoyalkuppam rimane chiusa e i bambini stanno con i loro parenti. Quando le scuole si apriranno anche noi riprenderemo il lavoro. Qualche confratello studente sta aspettando per la data del suo esame e invece qualcuno fa ancora lezione online. Dio ci benedica.   ITALIA Per ciò che riguarda l'Italia credo sia già informato. Non ci sono problemi attualmente nelle comunità e nelle opere si stanno organizzando le varie attività Estive. Lì dove sono passato ho visto i giovani organizzare sia campi scuola come l'estate ragazzi... Ho trovato ovunque voglia di riprendere, e in alcune opere l'estate è già iniziata sia con i campeggi che con i grest ma al tempo stesso ho trovato l'attenzione perchè ogni attività proposta sia fatta nel rispetto delle normative che la situazione richiede... Quindi è proprio bello rivedere i cortili riempirsi di ragazzi che in modo ordinato, a gruppi giocano,partecipano a laboratori, ballano, si ritrovano. Quindi si è ripartiti, con un po' di sana attenzione.   USA MESSICO Negli USA la situazione è molto migliorata. I vaccini sono arrivati dappertutto. Solo mancano dei bimbi e quelli che non vogliono ricevere i vaccini. Per questi si fanno campagne di promozione con dei premi per chi voglia ricevere ancora il vaccino. Si può andare quasi dappertutto senza mascherina. Nel Messico la situazione, sebbene sia migliorata, ancora rimane di rischio. Un'apertura graduale si vede ovunque, ma mancano tanti da ricevere i vaccini. Comunque, si vede il futuro con speranza.   REPORT SULLA SITUAZIONE CORONA VIRUS IN ARGENTINA-CILE Anzitutto i numeri. I dati di ieri 18 giugno riportano in ARGENTINA 20363 contagiati (la media dell’ultima settimana è 21382) e 458 morti (la media dell’ultima settimana è 517). In CILE ieri 18 giugno si riportano 6770 casi (ma media dell’ultima settimana è 6226) e 119 morti (la media dell’ultima settimana è 112). In ambedue i paesi la situazione è ancora grave e preoccupante e il freddo di questo periodo certo non aiuta a ridurre contagi e morti. La speranza di risolvere il problema sta piuttosto nel processo di vaccinazione che in Cile è più avanzato che in Argentina. La situazione si affronta in ambedue i paesi con un continuo monitoraggio dei contagi, che fa avanzare o retrocedere le zone rispetto al lockdown totale cui ambedue i paesi sono stati costretti tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. In linea generale resta l’obbligo delle mascherine sempre, il divieto di riunioni al chiuso (pubbliche e private), i mezzi pubblici funzionano solo in parte. Nel momento più difficile dell’ultimo periodo si è chiuso tutto al sabato e alla domenica. In Argentina proprio in questi giorni, nonostante la gravità persistente del problema dei contagi, si è chiesto le scuole di ogni ordine e grado di tornare alla presenzialità, ma le classi sono divisi in gruppi che vengono a scuola a turni settimanali; continua pertanto anche l’attività didattica sulle piattaforme virtuali. I ragazzi però, soprattutto i più piccoli, sembrano non sopportare più questo tipo di attività (che dura praticamente dal marzo 2020!!!). In Cile la situazione delle scuole non è omogenea: A Valparaiso c’è un sistema ibrido che alterna attività presenziale e virtuale; così più o meno a Requinoa; a Santiago l’attività presenziale à ancora sospesa. Tuttavia, l’attività educativa non è mai stata interrotta: gli insegnanti alternano lavoro a casa e lavoro nel collegio, presenzialità e homeworking. Il peso dell’¡attività organizzativa e didattica è molto grande, anche perché ogni quindici giorni più o meno si aspettano le disposizioni del governo e del ministero dell’istruzione. Anche le parrocchie, dal punto di vista delle celebrazioni liturgiche, sono soggette a restrizioni: più o meno un massimo di 20/30 persone per le celebrazioni al chiuso, un po’ di più all’aperto ( ma adesso qui fa un freddo cane!). L’attività pastorale però continua: con gli incontri sulla piattaforma zoom degli organismi di partecipazione, dei catechisti e, in qualche caso, anche dei ragazzi del catechismo. Continua anche nelle parrocchie l’attività caritativa, con la distribuzione di borse di alimenti alle famiglie povere (sempre più necessaria) e ade3sso anche di vestiti e coperte. In tutte le comunità e opere i confratelli, sia nella pastorale che nell’azione educativa, fanno un’azione ammirevole coraggiosa: di vicinanza alle famiglie in difficolta o colpite dalla malattia o dal lutto per la perdita dei loro cari; di attenzione ad aiutare o a organizzare aiuto per le famiglie più povere; alcuni vanno negli ospedali a visitare i malati di Covit (con tutte le precauzioni e i permessi) per portare un po’ di conforto. Nell’insieme si percepisce un po’ di stanchezza, in noi, nella gente, nei giovani. Ci si chiede quando finirà tutto questo. C’ è però anche molta speranza, soprattutto nella continuazione e organizzazione del processo di vaccinazione. In questo il Cile è un po’ più avanti). La paura e la preoccupazione è per quello che ci sarà dopo: in Argentina per il problema economico, in Cile per il problema sociale. Già si capisce che molte famiglie si sono impoverite; che i giovani sono demotivati, che il ritorno alle chiese e alla partecipazione agli atti di culto registra un calo evidente. I confratelli, grazie a Dio, son in buona salute. Sono un paio sono stati colpiti dal virus nei mesi scorsi: uno in Argentina, uno in Cile ma se la sono cavata senza arrivare alle fasi più gravi della malattia. I problemi di salute che ci sono stati in provincia negli ultimi mesi riguarda fattori accidentali: la caduta e la rottura del femore per P. Antonio Peron di Valparaíso e la rottura di un osso della gamba per P. Gustavo Barreda. Ambedue però stanno recuperando. Nell’America Latina la pandemia ha messo in evidenza i gravi problemi che si soffrono qui da molte decadi: la grande disuguaglianza di entrate e di risorse fra le diverse classi sociali, le condizioni insalubri per una vita degna, il difficile accesso ai servizi di salute e a u una educazione di qualità, la mancanza di acqua potabile e di elettricità per tutti, così come il problema della discriminazione e della esclusione di milioni di persone. Queste e altre disuguaglianze sociale espongono i poveri a maggior rischio di contagio; per esempio, a causa della mancanza di acqua, è moto difficile praticare le misure di prevenzione come lavarsi le mani spesso. In più la maggioranza dei poveri nelle zone urbane e suburbane vivono ammassati in casette o baracche, dove è molto difficile rispettare il distanziamento richiesto per prevenire o contenere il contagio. La pandemia COVID-19 segna qui un vero e proprio “cambio di epoca”, ponendoci di fronte alla sfida di dare passi concreti per una “coraggiosa rivoluzione culturale”, cioè una grande trasformazione verso uno modo di vivere sostenibile, dal punto di vista ecologico, sociale, economico, politico e culturale. Si va avanti, con coraggio e “resistendo”. Questa grande “tormenta“ che stiamo attraversando e tutte le sofferenze e dolori della gente rendono un po’ risibili, a volte, i nostri piccoli problemi, l’enfasi delle difficoltà e delle incomprensioni fra noi e ci invita fortemente a “compartir lo mejor de nosotros”, a liberarci dalla prepotenza dell’io che a volte ci domina, per vivere e crescere gioiosamente nella cultura del noi.   SITUAZIONE IN BRASILE Caxias do Sul, 19 de junho de 2021 O Brasil reza hoje pelos 500 mil mortos, vítimas da pandemia. No mês de maio, três confrades adquiriram o vírus: Fr. Edigle Coutinho, Pe. Geraldo Canever e Pe. Sestino Sacco, todos da mesma comunidade Religiosa. Os sintomas foram leves e todos já estão bem e em atividade. Confrades acima de cinquenta anos já receberam ao menos uma dose da vacina. A expectativa é de que a imunização geral se estenderá até o final deste ano. Não é possível ainda medir as consequência da pandemia na vida dos confrades e na vida das comunidades, mas é certo que elas se farão sentir. Os que mais sentiram essa travessia foram os confrades jovens.   Vivemos a espiritualidade da incerteza. A falta de protocolos oficiais do governo federal tem gerado insegurança e medo. Coube aos governos locais a responsabilidade de definir as políticas de segurança na saúde. Desta forma, temos obras que nunca fecharam totalmente e outras que apenas agora estão iniciando timidamente algumas atividades. As obras sociais estão agora começando a acolher de forma hibrida, algumas crianças. No entanto, durante todo o tempo em que estiveram fechadas, as famílias foram acompanhadas com doações de alimentos conforme a disponibilidade. De modo geral foi realmente significativa a ajuda às famílias. Preocupa o cenário crescente de fome e violência. E não menor é a preocupação com a sustentação das atividades existentes. As Obras que se mantém com Convênios não tem nenhuma certeza de continuidade. As obras que recebem significativa ajuda do ILEM, passam pela mesma insegurança. Uma reorganização do projeto político social do ILEM é urgente no sentido de buscar alternativas e numa ação em rede, manter nossas atividades junto às crianças e jovens.   Em relação à Rede Murialdo de Escolas, funcionou desde o início, o modelo de aulas remotas, também com boa relação e serviço com os pais das crianças. Desde março funciona o sistema hibrido de ensino. Não é significativo o número de crianças que saíram da escola. No entanto, cresceu muito a inadimplência. Este cenário gera insegurança especialmente financeira na província.   Nas casas de formação, as aulas funcionam normalmente na forma ONLINE. Pe. Marcelino Modelski    


01 Luglio 2021

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San Giuseppe, nella pastorale delle nostre scuole

Parlare della realtà di San Giuseppe nelle scuole Giuseppine in Italia, non è facile, anche perché San Giuseppe, da persona del silenzio, non fa parlare molto di sé. Ma potrei cominciare dicendo che due nostri istituti scolastici sono proprio intitolati a lui: il Collegio Scuola San Giuseppe di Rivoli e la Scuola San Giuseppe di Valbrembo, dove è nata la mia vocazione giuseppina.  Nei nostri istituti la sua festa era una delle 3 grandi feste tradizionali: Immacolata, San Giuseppe, Murialdo, solennizzate con vacanza, festa comunitaria, celebrazione solenne con le famiglie e preparate con le tradizionali novene.  Nei tempi recenti si sono perse alcune pratiche, ma ancora oggi si cerca di dare evidenza alla festa di San Giuseppe celebrando la Santa Messa con gli allievi più grandi e con concerti o manifestazioni solenni.  A Oderzo ogni festa di San Giuseppe celebriamo la Santa Messa con gli allievi del liceo e della scuola di formazione professionale Engim, con la presenza di un superiore della congregazione, lo scorso anno con p. Misihadas, consigliere generale, quest’anno con p. Juan Flores, economo generale.  Lo scorso anno poi abbiamo recuperato nella mattinata la corsa campestre autunnale, che era stata sospesa a causa della tempesta Vaia e nella serata un concerto canoro, per la festa del papà.  La festa del papà è sentita molto nella scuola primaria e nella scuola media, dove nella preghiera settimanale, fatta insieme in teatro, preghiamo San Giuseppe per tutti i nostri papà.  San Giuseppe è riferimento della nostra pedagogia scolastica, che segue il carisma del Murialdo, nella attenzione ai ragazzi, specialmente quelli che fanno più fatica. Ai Giuseppini è insegnato ad essere attenti ai ragazzi come San Giuseppe lo fu con Gesù e a “fare e tacere e fare il bene e farlo bene”. Questi e altri messaggi del nostro carisma sono di ispirazione anche per tutti coloro che collaborano nell’opera educativa con i Giuseppini: insegnanti, educatori, collaboratori vari. Infine ogni due anni facciamo il campo estivo con i bambini di 4 e 5 primaria seguendo la storia di Giuseppe dell’Antico Testamento, seguendo il film Giuseppe re dei sogni. È vero non è lo stesso San Giuseppe! Ma proprio l’assonanza dei nomi fa parlare poi anche della storia della Salvezza, e di chi ha fatto da ponte tra l’Antico e il Nuovo Testamento, cioè proprio San Giuseppe, sposo di Maria.  Essendo la nostra un’opera fondata dal Murialdo (anche se porta il nome del vescovo che l’ha finanziata) puntiamo molto l’attenzione su San Leonardo, ma egli ha fondato la Congregazione di San Giuseppe e quella di Oderzo è stata ed è ancor oggi la comunità con più confratelli Giuseppini del Murialdo, anche se con una certa età media!  Infine la statua di San Giuseppe non manca nei nostri ambienti, specialmente nella chiesa grande e nella cappella dei padri. E nella preghiera della comunità c’è sempre la novena di San Giuseppe, vissuta a volte nel modo tradizionale (con tanto di canto “Memento nostri”!) a volte in modo più moderno. E ogni mercoledì la preghiera a San Giuseppe e il canto “Oggi ti preghiamo Giuseppe”. E molto spesso la preghiera a San Giuseppe per i giovani: “Amabilissimo san Giuseppe, noi poniamo sotto il tuo amorevole patrocinio i giovani che ci hai affidati: assistili nei pericoli, preservarli dal peccato e liberali da ogni male. Amen”.   d. Massimo Rocchi  Oderzo


24 Giugno 2021

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I QUATTRO VERBI DI SAN GIUSEPPE E L’ESEMPLARITA’ DEL MURIALDO

Carissimi confratelli. Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia del Murialdo. 1. SAN GIUSEPPE E IL NOSTRO TEMPO In questo tempo sentiamo tante opinioni, si indicano tante prospettive, si propongono tante soluzioni, più o meno realistiche e possibili. Se le letture della situazione sono diverse e difficili da comporre, c’è però un punto in comune che va evidenziato: che occorre fare in fretta, che non c’è più tempo da perdere. Papa Francesco ha parlato di “rapidación”, cioè di agire velocemente. A me sembra che san Giuseppe possa essere di aiuto e di esempio per realizzare questa “rapidación”. Riflettendo su quanto il Vangelo di Matteo riferisce si potrebbero evidenziare quattro verbi che insieme indicano lo stile di San Giuseppe nel suo essere obbediente al progetto di Dio e nel compiere la missione che gli viene affidata. I quattro verbi sono: ascoltare, svegliarsi, alzarsi, realizzare. 1.1 San Giuseppe ascolta la voce dell’angelo e in essa coglie l’invito di Dio a compiere una missione all’interno del piano di salvezza: essere padre, custode, educatore di Gesù, insieme a Maria. Credo che sia il primo verbo da coniugare: ascoltare il mondo, le situazioni, entrare in dialogo, chiedere luce alla Parola di Dio. 1.2 Proprio perché san Giuseppe ascolta… si sveglia. L’ascolto produce una nuova visione dei fatti, illumina in modo diverso le situazioni, fa entrare in un nuovo modo di intendere, di capire, di ragionare. Credo che abbiamo bisogno di acquisire una nuova mentalità che ci aiuti a cambiare il nostro stile di vita sotto tanti aspetti. Pensiamo alla Laudato si’ e alla Fratelli tutti, i documenti di papa Francesco che invitano ad una nuova umanità e ad una nuova ecologia. 1.3 “Si alzò” dice il vangelo. E’ il terzo verbo di San Giuseppe. Indica un cambio di situazione della persona, non più ferma e quieta nel suo… dormire. Papa Francesco ci dice che è il tempo di uscire, di andare incontro a chi è lontano, a chi è escluso. 1.4 Quindi san Giuseppe realizza quanto gli è chiesto. E’ proprio di chi trae tutte le conseguenze del suo sì, che passa dal proposito all’impegno concreto, che non rimanda a domani o aspetta chissà quale situazione nuova. Papa Francesco insiste continuamente sull’agire pronto, di oggi, da parte dei cristiani. Troppi uomini e donne sono ai margini della società, troppi giovani e ragazzi sono esclusi dai benefici della scuola e dell’educazione, troppe famiglie non possono realizzare la loro missione di genitori ed educatori dei propri figli. 2. IL PENSARE E IL FARE DI SAN LEONARDO MURIALDO Il carisma di san Leonardo Murialdo è fondato sulla diretta esperienza di vita e si trova in perfetta sintonia con i quattro verbi di san Giuseppe. Le sue scelte non furono programmate a tavolino, esse sono state frutto di un ascolto attento delle persone che lo aiutarono a leggere il suo mondo interiore e a capire le necessità del mondo attorno a lui. Il 14 settembre 1880 diceva al Congresso Cattolico Piemontese: “Volgete un istante lo sguardo intorno a voi. Vedete la moltitudine di fanciulli poveri, traviati che, in città e campagna…” (Scritti, IX, p.152). Non aspettò tempo per immergersi nella realtà del Collegio Artigianelli e cercò vie nuove per l’educazione umana e cristiana dei giovani; fece, ad esempio, proposte al governo di allora per difendere le donne operaie e aggiornò i laboratori del Collegio perché i ragazzi fossero preparati ad entrare nel mondo del lavoro. Affermava: “La vera carità e la vera filantropia non si restringono a dare un pane al mendicante incapace di guadagnarselo con il sudore della fronte, ma si dimostrano maggiormente benefiche quando prevengono la povertà facendo sì che i figli del povero imparino un mestiere…” (Epistolario, I, 399; nel 1872). Dunque a bisogni nuovi, occorre rispondere con opere nuove. Non rimase nella sua bella casa, rinunciò alle comodità di cui poteva godere e andò a condividere la vita di collegio con i confratelli e i giovani, abitando una stanza adibita ad ufficio e camera da letto. E questo per 34 anni! Costituzioni 50 lo traduce così per noi oggi: “Ispirandosi a San Giuseppe, educatore di Gesù, i confratelli amano vivere tra i giovani come amici, fratelli e padri, partecipando alla loro vita, condividendo le loro gioie e sofferenze e creando con essi un clima di fiducia e di ottimismo”. Occorre mettersi al lavoro. Diceva nel 1880: “Dunque, tutti poniamo mano all’opera di Dio. Chi può agire, agisca; chi lo può, lo deve” (Scritti, V, p. 65). Senza dimenticare lo stile che ci viene suggerito: “Facciamo il bene, ma facciamolo bene” (Scritti, IX, p. 234). 3. IL CAPITOLO GENERALE XXIII A me sembra che il Capitolo Generale XXIII si muova dentro questo contesto giuseppino-murialdino. Il secondo capitolo del documento finale è dedicato al tema dell’ascolto: “In ascolto di un mondo che cambia”. Sono diversi i passi che invitano al discernimento, dunque a svegliarsi. “Nelle nostre comunità appare rallentata la capacità di lettura della realtà che cambia” (CG XXIII, 8). E in positivo: “L’impegno pastorale nasce da un discernimento della realtà…” (CG XXIII, 11 c). Il tema del rinnovamento, l’invito per mentalità e prassi rinnovate sono ribaditi più volte. “Cercare strade e modalità nuove per avvicinare i giovani più poveri di ogni territorio, offrendo loro risposte secondo il nostro carisma” (CG XXIII, 54). Quindi passare all’azione. “Uscire dai nostri schemi e abitare il mondo da profeti” (CG XXIII, 39). 4. PROSEGUIRE IL CAMMINO Siamo ormai allo scadere del primo triennio e sentiamo tutta la fatica di questo tempo di pandemia. Tuttavia mi sembra importante che come Famiglia del Murialdo si stia lavorando su diversi ambiti. Ne ricordo alcuni. Dopo la pubblicazione del documento su “Carisma e parrocchia”, è iniziata la riflessione sul “Patto Educativo Globale”. Un gruppo rappresentativo della Famiglia del Murialdo si ritrova per rinnovare la “Road Map”. L’ambito della formazione è spesso monitorato a livello di singole circoscrizioni e tra di esse. Nell’ambito economico-amministrativo è stato pubblicato il documento base sul sistema binario. Senza dimenticare la riflessione e il lavoro che segnano la vita nelle varie realtà di provincia e di comunità. Inoltre è iniziata la preparazione per la prossima Conferenza Interprovinciale 2021 che riveste una importanza particolare per la situazione che stiamo vivendo e per un futuro dopo pandemia ancora da individuare nei suoi termini fondamentali. Certo non mancano i problemi specie quando dalla riflessione si passa all’attuazione e si toccano con mano limiti e fragilità. Per questo mi sembra importante richiamarci allo stile dì san Giuseppe e del Murialdo, e non perdere la memoria di quanto ci siamo detti nel capitolo generale. San Giuseppe e il Murialdo ci proteggano e ci spronino a proseguire il cammino con più slancio e con più coraggio. Nella festa del 18 maggio preghiamo per tutta la Famiglia del Murialdo, perché insieme possiamo con speranza e fiducia tracciare cammini ricchi di futuro. Circolare n. 21 di p. Tullio Locatelli, il padre generale  Roma, 18 maggio 2021 Festa di San Leonardo Murialdo      


18 Maggio 2021

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FESTA DEL PRIMO MAGGIO A SAN GIUSEPPE VESUVIANO

Da quest'anno di san Giuseppe la festa del primo maggio, festa del lavoro, liturgicamente è stata elevata a memoria obbligatoria in onore di san Giuseppe lavoratore. Qui a San Giuseppe Vesuviano negli anni passati era festa patronale cittadina. Nonostante le restrizioni per la pandemia, e considerando la grave crisi economica occupazionale, abbiamo voluto restituire importanza a questa data significativa. Per l'occasione una solenne concelebrazione vespertina si è svolta nel nostro santuario, presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della congregazione per le cause dei santi, che ha sottolineato la missione del Patrono dei lavoratori ed è rimasto ammirato del Tempio dedicato. Dopo l'eucarestia si è inaugurato nella piazza antistante un busto in bronzo con la base in pietra lavica di don Giuseppe Ambrosio, illustre concittadino, fondatore del monumentale santuario (come pure delle opere collaterali) e apostolo di San Giuseppe nel mondo. E' stato un doveroso omaggio nel 150° della sua nascita, riconoscente verso chi ha dedicato la vita a tale scopo, con fede e amore per tutta la prima metà del Novecento, e chiamando i Giuseppini a guidarla. L'opera scultorea è stata realizzata dall'artista Domenico Sepe e realizzata con le donazioni raccolte dal club Lions "San Giuseppe Terre del Vesuvio". Il cardinale ha benedetto il busto e vari interventi si sono susseguiti, alla presenza delle autorità e di una rappresentanza del popolo sangiuseppese.


11 Maggio 2021

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Un momento di grazia per la Chiesa e congregazione.

La Congregazione di San Giuseppe è molto felice e la Delegazione dell'India di Madre Teresa di Calcutta è davvero contenta, perché tre dei suoi figli sono stati elevati al sacerdozio ministeriale per servire la Chiesa e la congregazione. p. Soosantony Deeman L'ordinazione di diacono Soosantony Deeman si è tenuta il 17 aprile 2021 alle 16.30 a san Nicholas Church, Neerody, nella diocesi di Trivandrum. È stato davvero un momento bello per quel paese di pescatori. L'ordinazione è stata conferita da sua eccellenza Christudas, vescovo ausiliare di Trivandrum. La gioia di p. Soosantony è stata raddoppiata offrendo un altro membro della famiglia al servizio della Chiesa, dal momento che altre due sorelle sono già suore. p. Jose Marydasan L'ordinazione di diacono Jose Marydasan si è svolta il 19 aprile 2021 alle 10.30 presso la chiesa di San Joseph Church, Perumon, Kollam. P. Jos è stato consacrato sacerdote attraverso l'imposizione delle mani di mons. Paul Antony Mullessery, vescovo di Kollam. E’ il secondo sacerdote della sua parrocchia. p. Antony Shyju Il diacono Antony Shyju è stato ordinato sacerdote il 22 aprile 2021 presso la chiesa di Sant'Antonio, Aroorkutty, alle 10 del mattino. Lo ha ordinato mons. Joseph Kariyil, vescovo di Cochin. In tutte e tre queste circostanze erano presenti p. Mishihadas (consigliere generale) e p. Milttan Thyparambil (superiore della Delegazione India). Il tutto si è svolto secondo il rigido protocollo previsto per la pandemia di covid 19.  


01 Maggio 2021

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IL PATTO EDUCATIVO GLOBALE NEL CONTESTO DEL MAGISTERO DEL PAPA FRANCESCO

1. La sfida di un nuovo Patto Educativo Con un messaggio pubblicato il 12 settembre del 2019, il papa Francesco ha voluto rilanciare l’invito fatto nella Laudato Si’ a collaborare alla custodia della casa comune. Lo ha fatto chiamando l’umanità ad impegnarsi nella costruzione di un nuovo patto educativo globale, sostenendo la «necessità di investire i talenti di tutti, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente»  . A questo scopo si programmava un evento mondiale che si sarebbe dovuto tenere in Roma il 14 maggio 2020. Ovviamente nessuno sospettava che – di lì a qualche mese – un microscopico organismo sarebbe arrivato ad interrompere la nostra quotidianità imponendoci nuovi ritmi e nuove regole. Il cammino di riflessione e impegno lanciato dal papa è comunque proseguito, adattandosi alle nuove contingenze create dalla pandemia. L’incontro inizialmente previsto per il mese di maggio si è poi svolto in ottobre del 2020. In questa occasione il papa è ritornato sulla necessità di ascoltare il grido delle nuove generazioni ed intraprendere nuovi cammini educativi, vivendoli come un atto di speranza, anche davanti all’emergenza educativa che la pandemia ha creato : «ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall'altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani»  . Se da una parte di certo non costituiva una grande novità il fatto che il papa si esprimesse su questioni educative – l’educazione occupa un posto di rilievo  nel suo pensiero - è anche vero che l’invito sembrava rivestirsi di un carattere urgente e indifferibile: «mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per […] ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna»  . Questo senso di urgenza si è poi fatto, nei mesi successivi, sempre più forte considerando la catastrofe educativa che la pandemia da Covid-19 ha fatto emergere ed acuito, nel contesto generale di una scarsa solidarietà intergenerazionale6 e in una crisi del «valore di legame, rovesciatosi ora in dis-valore, nel momento in cui la prossimità da segno di benevolenza […] diventa minaccia e la distanza tra individui della stessa specie si afferma come dovere civico» . Questo testo vuole provare a ragionare attorno a questa proposta di Francesco mettendola in connessione con le suggestioni e gli inviti che il suo magistero ha offerto, cercando di cogliere il fil rouge che collega il PE ad alcuni temi centrali della proposta che – come pontefice – ha fatto alla Chiesa e all’umanità tutta in questi anni. In particolare sono due i punti che proverò a mettere in luce, uno ecclesiale e l’altro antropologico: la relazione tra la proposta del PE e la logica della chiesa in uscita e quella dell’umanesimo dell’aver cura che in qualche modo costituisce il nucleo generatore di questa proposta e dell’intero magistero di Francesco. 2. Una logica ecclesiale: il piú di grazia e salvezza che ci raggiunge dai processi educativi La proposta del PE prende spunto da una visione ecclesiale di fondo che sorregge e guida l'azione del papa Francesco e le cui radici andrebbero ricercate oltre che nel Concilio Vaticano II e nella spiritualità gesuitica, anche e soprattutto nella riflessione della cosiddetta Teologia del popolo, che nasce e si sviluppa a partire dal documento di Medellín (1968) e si separa dalla Teologia della liberazione, nel tentativo di rendere centrale nella riflessione e nella prassi ecclesiale la categoria di popolo di Dio, inteso come soggetto depositario di una fede incarnata e vera sorgente mistica, comunionale e pastorale.  Questa visione del popolo di Dio come multiforme armonia trova il suo centro in due categorie in stretta correlazione tra loro: missione e comunione. La Chiesa é una comunione per la missione ed una missione che porta alla comunione. Detto con le parole del documento di Aparecida: «la comunione e la missione sono profondamente unite tra di loro […] la comunione è missionaria e la missione è per creare comunione». Questa comunione per la missione che è la Chiesa vive profondamente la sua identità quando si pone nella logica del primerear (prendere l’iniziativa): «la comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore, e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva». Questa missionarietà della Chiesa, questo suo essere in uscita, protesa verso i lontani, desiderosa di abitare gli incroci delle strade si riflette nella proposta del PE. L’instrumentum laboris lo dice esplicitamente, affermando che «il Papa ha invitato la Chiesa intera a porsi “in uscita” missionaria, come stile da assumere in ogni attività che si realizzi. [...] In un tale invito ad avere cura delle fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo – invito che non riguarda in verità solo i cristiani ma tutti gli uomini e donne della terra – diventano prioritarie l’educazione e la formazione perché esse aiutano a diventare protagonisti diretti e costruttori del bene comune e della pace». Accanto a questa lettura della Chiesa in uscita - comunità capace di primerear, di farsi tutto a tutti, di uscire dalle sue logiche per incontrarsi con quelle di chi è diverso, lontano, ultimo, escluso - trova spazio anche un’altra possibile visione, non alternativa ma complementare. Parlare di Chiesa in uscita è anche ricordare che fuori dai nostri schemi, dalle nostre strutture, dal nostro modo di essere e fare, dalle nostre logiche c’è un piú di grazia e di salvezza che ci aspetta. La grazia di Cristo straripa fuori dalle nostre strutture e ci precede, anonima ma feconda, nelle realtà del mondo, nei processi che nascono attorno a noi e fuori dai nostri schemi. Il mondo dell’educazione è un nitido esempio di come la grazia di Cristo sia strabordante, non rinchiusa solo negli angusti recinti delle comunità ecclesiali. Scuole in cui maestri e studenti cercano nuove risposte alle domande del presente, giovani che si incontrano per condividere le loro passioni, per impegnarsi nella costruzione di un mondo nuovo e migliore, gruppi e collettivi che lottano per salvaguardare l’ambiente, per proteggere ogni forma di vita: ecco dei luoghi educativi dove la grazia di Cristo ci ha preceduto, dove la salvezza è arrivata anonima ma feconda. Vivere e lasciarsi fecondare da questi processi giovanili, accompagnarli in maniera discreta è incontrare Cristo che in maniera ignota continua a fecondare la terra e l’umanità con la forza del suo Spirito. La proposta del patto educativo globale, allora, trova il suo fondamento proprio in queste due letture della categoria di Chiesa in uscita: farsi prossimi, andare in cerca dell'altro in tutti i campi, anche quello educativo, riconoscendo la necessità di primerear in questo ambito; al tempo stesso riconoscere che nei processi educativi si dà un piú di salvezza, si manifesta la grazia di Cristo, talvolta in maniera anonima o non pronunciata, ma evocata dalla pienezza di vita che da essi scaturisce. Con le parole di Francesco: «oggi c'è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società. Ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall'altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani». 3. Una antropologia dell’aver cura Quanto detto sulla visione ecclesiale di Francesco e su come questa sia alla base della proposta del patto educativo globale ci porta, inevitabilmente, a parlare dell’altro nucleo fondamentale di questo progetto: quello umano. Il papa ha ricordato come l'educazione «sia una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia» 14 e sappiamo quanto il suo magistero si sia caratterizzato per una profonda attenzione all’umano. Sulla scia del Concilio e della miglior riflessione post-conciliare - e in particolare dell’insegnamento di Paolo VI - Francesco si è espresso molte volte in merito alla necessità di costruire un nuovo umanesimo. Sia chiaro, non in maniera sistematica o definitiva, per assiomi o definizioni ma, seguendo uno schema tipico del suo magistero, in una dimensione evocativa. Il suo insegnamento su questi temi si muove tra due poli: la condanna di quanto inumano c’è in questo mondo (strutture, logiche, scelte: tutto ciò che può rientrare nella categoria di cultura dello scarto) e un costante evocare una logica nuova, una maniera di essere uomini e donne che trova il suo centro nell’aver cura. Proviamo ad analizzare questi due poli in relazione alla proposta del PE. Il messaggio per il lancio del PE conteneva una precisa osservazione sul contesto socioculturale che stiamo vivendo: «il mondo contemporaneo è in continua trasformazione ed è attraversato da molteplici crisi. Viviamo un cambiamento epocale: una metamorfosi non solo culturale ma anche antropologica che genera nuovi linguaggi e scarta, senza discernimento, i paradigmi consegnatici dalla storia. L’educazione si scontra con la cosiddetta rapidación, che imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità tecnologica e digitale, cambiando continuamente i punti di riferimento. In questo contesto, l’identità stessa perde consistenza e la struttura psicologica si disintegra di fronte a un mutamento incessante che contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica».  Della rapidación il papa aveva già parlato nella Laudato Si’, definendola come un fenomeno tipico del mondo contemporaneo, che vede una continua accelerazione nei ritmi di produzione e di vita, provoca dei rapidi cambiamenti, spesso orientati solo al profitto e incompatibili con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. Si tratta della logica propria della cultura dello scarto, che tutto piega ai suoi interessi, stretti nel cieco paradigma nascere/produrreconsumare/morire. La società della velocità, che impone ritmi di produzione sempre più rapidi, è la stessa che lascia indietro l’umanità ferita, i dannati della terra, colpevoli di non poter stare al passo con i tempi o forse destinati a questo dallo stesso sistema e dalla sua necessità di vittime da offrire sull’altare del benessere di pochi, ingranaggi di un sistema che si auto fagocita, portando l’umanità sull’orlo di un’estinzione di massa. E così, come in una rinnovata rappresentazione del mito di Re Mida, l’umanità affamata di beni produce e consuma ad una velocità sempre più rapida, toccando tutto ciò che incontra, masse anonime e risorse naturali, per trasformarle nell’oro di beni di consumo sempre più usa e getta, fino a quando non si renderà conto che l’unica cosa che desidera (produrre/consumare in maniera sempre maggiore e sempre più rapida) non è capace di dargli vita, ma la condanna ad una morte che punisce i suoi stolti desideri. Solo che a poter salvarla non c’è il Dioniso del mito, ma un’umanità altra, che si oppone e resiste a questo modello, e che è chiamata a proporre una visione differente; come suggeriva già il papa Paolo VI in un documento – la Popolorum Progressio – che sembra avere un peso specifico importante nel magistero di Francesco, la vera questione sta nella costruzione di un umanesimo nuovo: «se il perseguimento dello sviluppo richiede un numero sempre più grande di tecnici, esige ancor di più uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca d’un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare sé stesso, assumendo i valori superiori d’amore, di amicizia, di preghiera e di contemplazione. In tal modo potrà compiersi in pienezza il vero sviluppo, che è il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizioni meno umane a condizioni più umane»  . Alla maniera di vedere le cose pocanzi evocata, a questo sistema dello scarto e del consumo forsennato, si oppone, allora, una visione umana diversa, che trova il suo centro nella categoria dell’aver cura. Motore propulsore di questa visione è Cristo, il veramente uomo, che camminando sui sentieri polverosi di Galilea, sanando e liberando, ha insegnato all’uomo la categoria dell’ultimo, del bisognoso su cui chinarsi con amore e premura. Guardando al suo volto, il volto dell’eternamente misericordioso, incontriamo colui che si spoglia della sua divinità per farsi addentro alle dinamiche umane, di colui che smette di essere l’Eternamente Oltre per gustare della gioia di un pranzo tra amici, per ridere e scherzare, per innamorarsi, per provare la dolcezza della carezza di una mamma, per indignarsi e arrabbiarsi davanti alle ingiustizie, per piangere di dolore la morte di un amico, per ridare speranza ai discepoli abbattuti dalla notizia della sua morte. È quel volto, allora, il volto del Dio che si fa uomo, che ci insegna il cammino per essere uomini e donne nuovi: «non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. È il misericordiae vultus. Lasciamoci guardare da Lui. Gesù è il nostro umanesimo» . Guardiamo, allora, al suo volto per provare a dare un senso a questa antropologia dell’aver cura evocata da Francesco e centrale nella proposta del PE. Questo volto di Cristo possiamo scorgerlo riflesso in quello di un uomo in cammino lungo i sentieri che da Gerusalemme portano a Gerico, un samaritano che ha cura di uno sconosciuto, incontrato ferito sul ciglio del sentiero. Questo aver cura del samaritano si gioca tutto attorno a tre azioni fondamentali: sentire compassione per la condizione dell’altro, farsi vicino e stabilire una prossimità che sa di impegno, farsi carico dei bisogni dell’altro. Su questa sequenza e sulla nostra capacità di assumerla come costitutiva della nostra natura si gioca il nostro futuro come umanità: − Sentire compassione: non solo sentire insieme, ma anche e soprattutto sentirsi chiamati a responsabilità verso l’altro − Avvicinarsi per curare e sanare le ferite, stabilendo una prossimità fisica che dice disponibilità, un contatto che parla di un desiderio di vicinanza più forte dell’imbarazzo dei corpi che si incontrano − Farsi responsabili per la sorte dell’altro anche oltre le prime e necessarie attenzioni, uscendo dalla logica della necessità presente per entrare nell’orizzonte della costruzione di futuro. Questa sequenza dovrebbe essere al centro delle nostre strutture sociali e culturali, trasformarle per garantire al mondo un cammino di futuro: «davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passano accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada. La parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune. Nello stesso tempo, la parabola ci mette in guardia da certi atteggiamenti di persone che guardano solo a sé stesse e non si fanno carico delle esigenze ineludibili della realtà umana». Se questo è l’orizzonte umano verso cui orientare l’andare dell’umanità, allora non si può fare a meno dell’educazione, cammino da percorrere per costruire questo umanismo nuovo, questo futuro che trova il suo centro nell’aver cura del mondo e degli altri: «L'educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità che si trasmette nel tempo di generazione in generazione. L'educazione, quindi, si propone come il naturale antidoto alla  Francesco, Fratelli Tutti, 67. 8 cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell'io e nel primato dell'indifferenza. Il nostro futuro non può essere la divisione, l'impoverimento delle facoltà di pensiero e d'immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione. Il nostro futuro non può essere questo».  Il PE, allora, ci sfida ad essere costruttori di questo nuovo umanesimo, di una umanità che riproduce nel suo volto quello di Cristo, un mondo in cui l'aver cura è il paradigma che guida tutte le decisioni politiche, sociali, etiche, religiose. Como umanità, allora, siamo chiamati a rinnovare la nostra tensione educativa, ad ascoltare «il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall'altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani» . 4. Costruire oggi l’umanità del domani Il cammino fatto fino ad ora ci ha mostrato come la proposta del PE si inserisca nella visione ecclesiale di Francesco, quella della Chiesa in uscita, comunità per la missione, che vede nel primerear il senso del suo esistere e la prova della sua fedeltà allo Spirito del Risorto, quello stesso Spirito che la precede fecondando i processi educativi e giovanili che si danno fuori dai suoi schemi e dalle sue logiche. A questa visione ecclesiale si affianca una antropologia dell’aver cura che costituisce il motore del progetto del PE. Il desiderio di costruire un’umanità che trovi nell’aver cura dell’altro il suo centro, il sogno di una comunità di uomini e donne che riconoscano nelle differenze non una causa di divisione ma un invito alla vicinanza è l’orizzonte ultimo che muove la proposta del PE. Il cammino tracciato dal papa, allora, ha tutti i contorni di una sfida, che richiede scelte coraggiose per costruire oggi l’umanità del domani, lontana dalla logica della cultura dello scarto, per formare uomini e donne che riflettano nel loro volto il volto di Gesù, del Maestro che si china sull’umanità ferita per riempirla di sé non dall’alto di una prepotente perfezione, ma mettendosi alla sua stessa altezza, per poter guardarla negli occhi.                                                                                                                                                                                                                              p. Giuseppe Meluso


19 Aprile 2021

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LE SUORE MURIALDINE DI SAN GIUSEPPE IN SIERRA LEONE

Carissimi confratelli. Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia del Murialdo. Sono molto contento di poter parteciparvi questa bella notizia: le suore Murialdine di San Giuseppe apriranno una loro prima comunità in Africa, in Sierra Leone, Mabesseneh, poco distante dalla nostra opera di Lunsar. Lascio la parola a suor Orsola, madre generale delle Suore Murialdine: “L’arrivo in Sierra Leone è previsto per il 20 aprile. Le consorelle che costituiranno la comunità sono: Suor Amparo Guzman, superiora e maestra di formazione (equatoriana); Suor Victoria Antonysamy, professa perpetua (indiana); Suor Nirmala Simiyonraj, professa temporanea (indiana). Le accompagnerà suor Mariana Guerrero, delegata per Ecuador e consigliera generale. La comunità avrà la sua sede a Mabesseneh, nella casa che i Giuseppini hanno preparato. Svolgeranno lavoro apostolico nella scuola materna e probabilmente suor Victoria potrà insegnare inglese presso la scuola elementare dei Giuseppini. Si impegneranno anche nella pastorale parrocchiale presso la parrocchia “San Leonardo Murialdo” dove è parroco don Gianni Zanni”. Chiedo: “Come è stata presa la decisione di aprire una comunità in Africa”? Continua suor Orsola: “I Giuseppini da tanti anni chiedevano la presenza della nostra congregazione in Sierra Leone allora ho deciso di fare un primo viaggio per conoscere la realtà. Era il settembre del 2001. Erano con me padre Lino Barbieri e padre Giuseppe Cavallin. In quell’occasione mi era sembrato impossibile poter aprire una nostra comunità perché avevamo iniziato nel 1996 in Argentina e nel 1998 in Messico. È venuta poi l’occasione di partecipare al capitolo generale dei Giuseppini nel 2018 in Ecuador e il superiore della Viceprovincia dell’Africa padre Luigi Cencin ha chiesto insistentemente la presenza di una nostra comunità in Sierra Leone. Ero titubante a causa dello scarso numero di consorelle, ma il sì è venuto da suor Amparo Guzman e da suor Victoria che si sono offerte. Il consiglio generale è stato d’accordo di fare un’esperienza di tre mesi (realizzatasi dal 30 luglio al 27 ottobre 2019). Poiché l’esperienza è stata positiva, in consiglio generale si è presa la decisione di aprire la prima comunità. Avevamo fissato la data il 15 agosto 2020 in ricordo del 40° anniversario della morte di Padre Luigi Casaril, ma la pandemia non lo ha permesso”. E’ stata concordata la data di inaugurazione per il 1° maggio 2021 e suor Orsola spera di essere presente. E’ un sogno che si realizza ed è una esperienza missionaria che si attualizza. E’ un bel segno per tutta la Famiglia del Murialdo. Affidiamo in modo particolare questa primizia missionaria delle Suore Murialdine in Africa a San Giuseppe. Nel suo nome è significato un futuro di crescita: è quanto auguriamo con affetto e nella preghiera. Benvenute = Welcome (inglese) = Senu ohh!  (temne, dialetto locale della zona di Lunsar). Buon cammino = We wish you success (inglese) = kanka kuru n'gb3lee m3 panth me n'de yor ay!! (temne). p. Tullio Locatelli padre generale


11 Aprile 2021

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La famiglia del Murialdo alla scuola di San Giuseppe

Nell’anno dedicato a San Giuseppe, nostro patrono, titolare e modello, la Famiglia del Murialdo (FdM) si è riunita in modo virtuale il 13 marzo 2021, in un incontro internazionale intitolato “La Famiglia del Murialdo alla scuola di San Giuseppe”. Anzitutto è stata un’occasione per incontrarsi, vedersi, ascoltarsi anche se in modo virtuale. Erano presenti tutti i rappresentanti della Famiglia del Murialdo, i Giuseppini del Murialdo, le Murialdine di San Giuseppe, l’Istituto Secolare Murialdo e tutto il mondo dei laici (CldM, MLM, ANALAM, Mamme Apostoliche…). Valorizzando l’internazionalità della FdM, le riflessioni sono state proposte da p. Tullio Locatelli, Roberto e Gianna (Italia), Suor Teresinha e Olivia (Messico), Moema, João e Bernadete (Brasile). Qual è l’importanza e il significato di san Giuseppe per le coppie, per le famiglie e per tutta la Famiglia del Murialdo oggi? Come ci ricorda il padre Tullio, superiore generale dei Giuseppini, nella lettera circolare 19 del 17.03.2021, San Giuseppe nella sua “descrizione e delicatezza” è sempre stato accanto a noi, fin dall’inizio della nostra storia di educatori dei giovani. Con il suo esempio di educatore di Gesù, ci raccomanda, secondo S. Leonardo Murialdo, la “dolcezza e la tenerezza nel trattare i ragazzi”. San Giuseppe uomo appassionato, uomo di ascolto, attento nel fare e nell’agire responsabile e creativo. Uomo giusto che elabora le sue ragioni invece di subirle, le ragioni dell’amore vincono sempre. Nelle difficoltà odierne, Giuseppe ci testimonia una vita di silenzio, di ascolto attivo, di preghiera nella piena fiducia in Dio che mai ci abbandona e interviene nella storia attraverso e soprattutto nei momenti di forte provazioni, e tramite i “sogni” ci invita ad abbandonarci con il dono della fede ai suoi misteriosi progetti, anche senza comprenderli. San Giuseppe è per la Famiglia del Murialdo un esempio di capacità di sognare e di proiettare la vita e la missione oltre e nonostante le difficoltà. Papa Francesco in una recente occasione ha detto: “Non perdere la capacità di sognare, perché sognare è aprire le porte per essere fecondi nel domani” (omelia, dicembre 2018). San Giuseppe siamo noi, il suo cammino è il nostro cammino, il suo sogno è il nostro sogno.    


21 Marzo 2021

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BUONA FESTA DI SAN GIUSEPPE A TUTTI

LETTERA DI SAN GIUSEPPE 19 marzo 2021 Carissimi confratelli. Carissimi tutti della Famiglia del Murialdo. Nelle comunità e nelle opere siamo pronti  a celebrare in modo particolare il giorno 19 marzo, festa di san Giuseppe. Mi sono immaginato che san Giuseppe abbia qualche buon pensiero da comunicare. Così lascio a lui la parola. Carissimi tutti, figli e fratelli. Sono contento che papa Francesco si sia ricordato di me;  so della sua devozione nei miei riguardi tuttavia un onore così grande non me lo sarei mai sognato. E sì che di sogni me ne intendo! Queste mie poche parole sono prima di tutto per ringraziarvi per quanto state organizzando e realizzando in quest’anno “giuseppino” e anche per condividere  qualche pensiero.  Lo faccio con quel mio stile fatto di discrezione e di delicatezza. Accanto a voi. Innanzitutto a casa vostra mi sono sempre trovato bene. Fin dall’inizio della vostra storia guardavo con simpatia i ragazzi del Collegio Artigianelli nei vari laboratori ad imparare un mestiere. Mi sembravano tante piccole Nazareth, con i giuseppini al posto mio nel servire Gesù in quei ragazzi poveri. Sono d’accordo con il vostro fondatore san Leonardo Murialdo che ha sempre raccomandato dolcezza nel trattare i ragazzi, anche i più difficili. D’altra parte siamo sempre chiamati ad essere testimoni dell’amore tenero di Dio. Inoltre il vostro don Reffo ha scritto: “E’ San Giuseppe la regola parlante della nostra congregazione, nella quale tutto deve essere giuseppino e dalla quale deve esulare ogni cosa che non sia secondo lo spirito di San Giuseppe” (Reffo, Il fine, p. 34). Per carità non voglio fare da maestro a nessuno ma vedo che oggi sono molto apprezzati i valori che voi volete vivere attraverso i voti religiosi: la laboriosità e la condivisione a partire dal voto di povertà; l’accoglienza e la tenerezza  nel servire tutti, specie i ragazzi poveri, senza se e senza ma, per vivere in pienezza il voto di castità;; la condivisione perché i progetti  siano sempre più comunitari e di congregazione, realizzando una comune ubbidienza nel carisma. Mi permetto di ricordare che, grazie soprattutto a Maria nella casa di  Nazareth ho vissuto un clima di famiglia veramente affettuoso,  che permetteva a ciascuno di realizzare la propria vocazione e di essere insieme al servizio del progetto di Dio. L’oggi di Dio e della storia.                Sono molte le preghiere e le invocazioni che mi rivolgete. Vivete tempi difficili segnati dalla pandemia del coronavirus, che sembra avere accentuato difficoltà già presenti e che ora sono esplose in modo esponenziale in tutto il mondo.                Sento dire che la pandemia vi ha fatto entrare in un regime di urgenza e di emergenza; è come se un granello di sabbia abbia bloccato un grande marchingegno; vi siete trovati più fragili e  più deboli.                Forse è anche un tempo di rivelazione, che può farvi scoprire un orientamento per trovare una direzione che dia nuovo e rinnovato impulso alla vita religiosa. State mettendo in crisi la vita normale di ieri, state immaginando che la vita religiosa può avere altre espressioni, magari più povere e semplici, meno standardizzate e regolate, ma più evangeliche, più umane.                  Nelle vostre preghiere, rivolte a me, fate spesso presenti la mancanza di vocazioni, la scarsità del personale per le opere e per i bisogni nuovi che emergono, i problemi economici, e tanto altro. Che dire?                Vi do un suggerimento. Non vivete questa  stagione con rammarico, più o meno manifestato. Il rammarico non vi aiuta a guardare il futuro e  fa mettere lo sguardo più sulle debolezze che sulle possibilità, fa rimpiangere il passato e non fa sognare il futuro. In questo modo è difficile leggere la situazione e fare un cammino di  discernimento e la preghiera diventa un lamento. E allora addio “coraggio creativo”. Può essere tempo di fare scelte dolorose, ma non fatele con amarezza: fatele con gratitudine per quello che vi è stato dato di vivere e di donare.                Mi rendo conto che si tratta di accettare un esodo continuo da voi stessi, dalle vostre abitudini, dalle vostre tradizioni. Che non sia nel cambiamento la sfida che la vita propone? Il futuro è di Dio.                Sento già la domanda che sale a me: E allora cosa fare?                Vi racconto la mia esperienza, forse qualcosa dice anche a voi. Io da giovane uomo avevo già scelto il “mio futuro”: Maria e con lei formare una famiglia; ero già sposo e sognavo di essere presto padre.                Ma poi scopro che Maria è incinta e quel futuro improvvisamente è  svanito.                Nel sogno interviene un messaggero di Dio che mi spiega come stanno le cose e allora accetto e cambio decisione. Un futuro nuovo e sereno? Non tanto.                Con Maria avevo preparato ogni dettaglio per la nascita del bimbo, ma poi sono dovuto partire e a Betlemme ho cercato di arrangiare la situazione meglio che potevo.                Finalmente in tre e in pace? Magari. Parto e vado in Egitto, perché così mi è stato chiesto.                Qualche tempo in Egitto. Non male direi e tutto sommato un futuro me lo ero garantito con il mio lavoro. Interviene ancora il messaggero di Dio e cambia lo scenario della nostra vita. Saluto i vicini, sistemo la bottega presso un artigiano locale, faccio provviste, mi informo sul viaggio e poi partiamo verso un altro futuro. Sapevo già la meta del viaggio, ma in seguito ad informazioni ricevute cambio destinazione e vado a Nazareth.                Finalmente tra la mia gente e in mezzo al mio popolo con cui condivido cultura, religione, vita sociale, lingua e tradizioni. Ma un giorno in Gerusalemme  a Maria e a me tutto crolla addosso. Eravamo andati con Gesù nella città santa per celebrare la Pasqua. Il figlio aveva dodici anni e per la prima volta saliva al tempio. Già sulla strada del ritorno, ci accorgiamo che Gesù non c’è nella nostra carovana. Sono seguiti tre giorni di angoscia e finalmente lo abbiamo trovato nel tempio tra i dottori.  Conoscete già la risposta di Gesù alla domanda piena di meraviglia e di affetto rivoltagli da sua madre: “Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.                E’ in questa risposta di mio figlio che ho capito che il futuro è di Dio. Gesù lo sapeva e da sempre. Perché era venuto per fare la Volontà del Padre e non la sua, tanto meno quella dei suoi genitori.                Capisco le programmazioni, i forum, i capitoli, le conferenze di vario livello, i consigli… e tanto altro. Fate bene perché c’è bisogno di incontro, di scambiarvi idee e prospettive, di prendere decisioni condivise. Da parte mia posso dirvi che ho imparato che il futuro va accettato, scoperto in un “oltre” rispetto ai nostri calcoli; rimane l’impegno di non portare avanti la vostra storia, ma la storia di Dio. O meglio: di portare avanti la vostra storia dentro la storia di Dio. E’ questo il mistero dei nostri giorni: un mistero di grazia, di croce e di Pasqua: un mistero di salvezza. E’ il frutto di un ascolto che tocca la mente, scalda il cuore e mette in azione.                Credo che stia qui il compito e il frutto del discernimento: mettervi sulle tracce del futuro di Dio e fare vostra la sua storia. La scrittura dice di Lui: “Io sto alla porta e busso” (Ap 3, 20). Non siete soli: è Lui che vi viene a cercare, lasciatevi trovare. Viva i laici.                Ancora un pensiero. A me Dio ha affidato i tesori più preziosi: Maria e Gesù. Mi sono chiesto spesso: perché proprio a me? Non sono uno scriba, un levita, un sacerdote, un fariseo; sono di un paese che, secondo Natanaele e non solo per lui,  non promette nulla di buono.                Forse quello che piace a Dio è una vita ordinaria, semplice, quotidiana; fatta di poche cose ma essenziali; ricca di relazioni amicali; lontana dai titoli e dal potere; intessuta di lavoro e di famiglia; semplicemente umana nel suo vivere nella gioia e nel dolore, nelle molte attese e, spesso,  nelle poche realizzazioni; dentro un popolo che sa incontrarsi per lodare Dio e decidere delle beghe che  capitano. Insomma nulla di particolare. Semplicemente laico, umano.                Per questo sono contento quando vi trovate insieme  laici e religiosi, non  solo per programmare e per pregare, ma soprattutto per scambiarvi i doni che la vita ha messo in ciascuno di voi. Per dire insieme che state condividendo un pezzo della storia di Dio, in cui ciascuno è protagonista in forza della propria vocazione e lo diventa ancora di più in un contesto di comunione di vocazioni. Un augurio.                 Quando mio figlio, già famoso come predicatore e taumaturgo, tornò a Nazareth, la gente si chiese meravigliata: “Ma questi non è il figlio di Giuseppe”?                Ma certo che è mio figlio! Che bello se incontrando un giovane che ha frequentato le vostre opere potessero dire: “ma questo giovane non è stato dai Giuseppini? Naturalmente in senso positivo, perché qualcosa di “giuseppino” gli è rimasto dentro.                E buon compleanno nel ricordo della fondazione della vostra congregazione: 19 marzo 1873.                Grazie a tutti per quanto farete in quest’anno e anche nei seguenti per manifestarmi la vostra devozione: potete contare sulla mia protezione. Grazie san Giuseppe. Continua ad assistere, proteggere, accompagnare la nostra famiglia religiosa. p. Tullio Locatelli csj padre generale (La lettera circolare del padre generale per la famiglia del murialdo che uscirà il 19 Marzo 2021)


18 Marzo 2021

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convegno sulle migrazioni a viterbo

“Ecco: io sto alla porta e busso”: il convegno sulle migrazioni promosso dall’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo Il 26 e il 27 febbraio scorsi l’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo ha realizzato un convegno online sul tema delle migrazioni intitolato “Ecco: io sto alla porta e busso (Ap 3, 20). Il volto umano dei migranti nella cultura dell’incontro di papa Francesco”. L’argomento del convegno è stato prescelto in considerazione della grande importanza che il Papa, nel suo magistero e dall’inizio del suo pontificato, ha riservato – e riserva tuttora – alle questioni connesse alle migrazioni internazionali, all’accoglienza dei migranti, alla loro integrazione e alla difesa della persona migrante e dei diritti ad essa connessa, in un’epoca in cui il fenomeno è indubbiamente diventato un “segno dei tempi” imprescindibile. In ciascuna delle tre sessioni in cui si è articolato il convegno, che il pubblico esterno all’Istituto ha potuto seguire in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dell’Istituto stesso (……: canale, questo, sul quale è possibile riascoltarlo e rivederlo in differita), sono stati invitati a intervenire, come relatori, esperti di tematiche e questioni specifiche riguardanti il fenomeno migratorio a livello internazionale e italiano. Nella prima sessione sono intervenuti Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS (l’ente di ricerca che ogni anno pubblica, tra l’altro, il Dossier Statistico Immigrazione, il rapporto socio-statistico sull’immigrazione in Italia nato nel 1991 su ispirazione e impulso di mons. Luigi Di Liegro, allora direttore della Caritas diocesana di Roma) nonché docente di filosofia presso l’Istituto “San Pietro”, e l’avvocata, costituzionalista ed esperta di diritti umani, Anna Falcone. Luca Di Sciullo ha illustrato, anche attraverso un video di presentazione dei contenuti e dei dati salienti dell’ultima edizione del Dossier, il panorama delle migrazioni a livello internazionale, europeo e italiano, mettendo in evidenza sia le discutibili politiche Ue e nazionali per bloccare i flussi dei profughi lungo la rotta italo-libica, balcanica e orientale (attraverso la Turchia), sia l’inadeguata gestione dell’immigrazione in Italia negli ultimi decenni. Gestione che ha contribuito ad alimentare processi di subalternità, nell’inserimento sociale dei migranti (negazione del principio di uguaglianza), e di segregazione – fino a situazioni di vero e proprio neo-schiavismo – nel loro inserimento occupazionale (negazione del principio di libertà), evidenziando come un recupero del principio di fratellanza, nel vissuto di incontri veri con i migranti, possa essere la chiave per superare dinamiche e modelli di disparità e sfruttamento, demolendo pregiudizi e discorsi d’odio. Su questa linea, Anna Falcone ha evidenziato non solo come l’attuale legislazione italiana, in materia di immigrazione e asilo, sia spesso entrata in conflitto con i principi costituzionali (e le convenzioni internazionali, che la Costituzione riconosce di rango superiore alle leggi nazionali) che garantiscono i diritti inviolabili della persona e sanciscono il dovere della tutela, dell’accoglienza e dell’integrazione, soprattutto dei profughi; ma anche come il fenomeno migratorio, essendo divenuto ormai strutturale e organico alle società di accoglimento, suggerirebbe un rinnovamento delle Costituzioni nazionali, in direzione di una ridefinizione del concetto stesso di cittadinanza, e un auspicabile Costituzione europea, il cui primo tentativo è fallito anche per il rifiuto degli Stati nazionali di cedere sovranità a un organismo sovra-nazionale, sebbene più adeguato ad affrontare le sfide globali odierne. Nella seconda sessione sono intervenuti suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete internazionale Thalita Kum, la quale riunisce numerose comunità religiose sparse nel mondo (per lo più femminili) per un impegno di lotta alla tratta dei migranti, in particolare delle donne, e al loro sfruttamento, specialmente lavorativo o sessuale; e padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, entrambi – Sezione e Dicastero – voluti e istituti da papa Francesco. Suor Gabriella Bottani ha illustrato, anche mediate una presentazione di diapositive, i dati più aggiornati sulla tratta internazionale, le categorie di migranti che ne sono coinvolti, come sia nata la rete di Thalita Kum, come operi concretamente e giornalmente offrendo tutela, rifugio e protezione ai migranti (soprattutto donne) vittime di tratta e di sfruttamento, quali canali di scambio di informazioni e di strategie comuni vengano attivati nel contrasto che la rete mette in atto e quali processi di recupero e di socializzazione vengano attivati a favore di queste persone. Padre Fabio Baggio, a sua volta, ha spiegato le ragioni per cui il Papa ha voluto personalmente far nascere la Sezione Migranti e Rifugiati, incaricandone della gestione lo stesso p. Baggio e il cardinal Czerny, con i quali segue personalmente l’andamento delle attività; in che modo questa struttura costituisce lo strumento di attuazione del magistero di papa Francesco sulle migrazioni; quali siano le linee ispiratrici che il Papa desidera che la Sezione persegua (continuo aggiornamento conoscitivo della situazione dei migranti attraverso la raccolta di studi e dati; interpretazione dei dati e delle conoscenze alla luce delle coordinate evangeliche e magisteriali; priorità del sostegno alle operazioni di salvataggio delle vite umane; coordinamento di iniziative a medio-lungo termine, imperniate sui quattro verbi che il Papa stesso ha enucleato per affrontare in maniera organica le questioni migratorie: accogliere, proteggere, promuovere e integrare). Nella terza e ultima sessione del convegno sono infine intervenuti la giornalista, scrittrice e ricercatrice Nancy Porsia, esperta della situazione geo-politica dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare della Libia, e il sociologo, scrittore e attivista per la difesa dei diritti umani dei migranti, Marco Omizzolo, Cavaliere della Repubblica per meriti civili dovuti alla lotta contro il caporalato in agricoltura, ai danni dei braccianti immigrati nell’Agro Pontino. Nancy Porsia ha ripercorso, nella sua relazione, le fasi della storia recente della Libia, un paese caduto negli anni recenti nel caos politico e in una guerra civile, e di come le mafie estere, approfittando della situazione, abbiano preso il controllo del territorio, attraverso clan locali, e abbiano instaurato un vero e proprio sistema criminale organizzato che lucra sul contrabbando e sulla tratta dei migranti, gestendo al tempo stesso i centri di detenzione e il traffico verso l’Europa. Ai due governi in lotta e a questi clan l’UE e l’Italia hanno destinato somme ingenti pur di bloccare i flussi, nonostante le violazioni dei diritti umani perpetrate a tale scopo. Marco Omizzolo, invece, ha tracciato il quadro del grave sfruttamento dei migranti in agricoltura, nella provincia di Latina, sotto caporalato, sulla base della sua esperienza diretta sul campo, avendo lavorato per mesi come bracciante egli stesso (ricerca partecipata) ed essendo stato per un certo periodo un infiltrato all’interno del sistema di sfruttamento; ha narrato di come egli sia stato personalmente testimone di violenze, soprusi, riduzioni in schiavitù e umiliazioni nei confronti dei braccianti, soprattutto indiani e sikh, e di come le agromafie italiane ed estere lucrino attraverso la gestione di questa rete di sfruttamento, contro la quale egli si è impegnato in prima persona, al fine di liberare questi braccianti dalle reti criminali di cui sono vittime, ricevendo ancora oggi minacce e intimidazioni. Il convegno è stata una preziosa occasione non solo di documentarsi su un fenomeno decisivo ed epocale delle società contemporanee, ma anche di ascoltare la testimonianza diretta e vibrante di persone che si spendono quotidianamente a favore dei migranti, ciascuna in ambiti diversi, ma trasmettendo con la forza del proprio vissuto parole potenti e toccanti. Le numerose domande rivolte a ciascun relatore, dopo i rispettivi interventi, comprovano l’alto livello di coinvolgimento intellettuale ed emotivo che questa iniziativa ha suscitato nel pubblico.“Ecco: io sto alla porta e busso”: il convegno sulle migrazioni promosso dall’Istituto filosoficoteologico “San Pietro” di Viterbo Il 26 e il 27 febbraio scorsi l’Istituto filosofico-teologico “San Pietro” di Viterbo ha realizzato un convegno online sul tema delle migrazioni intitolato “Ecco: io sto alla porta e busso (Ap 3, 20). Il volto umano dei migranti nella cultura dell’incontro di papa Francesco”. L’argomento del convegno è stato prescelto in considerazione della grande importanza che il Papa, nel suo magistero e dall’inizio del suo pontificato, ha riservato – e riserva tuttora – alle questioni connesse alle migrazioni internazionali, all’accoglienza dei migranti, alla loro integrazione e alla difesa della persona migrante e dei diritti ad essa connessa, in un’epoca in cui il fenomeno è indubbiamente diventato un “segno dei tempi” imprescindibile. In ciascuna delle tre sessioni in cui si è articolato il convegno, che il pubblico esterno all’Istituto ha potuto seguire in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dell’Istituto stesso (……: canale, questo, sul quale è possibile riascoltarlo e rivederlo in differita), sono stati invitati a intervenire, come relatori, esperti di tematiche e questioni specifiche riguardanti il fenomeno migratorio a livello internazionale e italiano. Nella prima sessione sono intervenuti Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS (l’ente di ricerca che ogni anno pubblica, tra l’altro, il Dossier Statistico Immigrazione, il rapporto socio-statistico sull’immigrazione in Italia nato nel 1991 su ispirazione e impulso di mons. Luigi Di Liegro, allora direttore della Caritas diocesana di Roma) nonché docente di filosofia presso l’Istituto “San Pietro”, e l’avvocata, costituzionalista ed esperta di diritti umani, Anna Falcone. Luca Di Sciullo ha illustrato, anche attraverso un video di presentazione dei contenuti e dei dati salienti dell’ultima edizione del Dossier, il panorama delle migrazioni a livello internazionale, europeo e italiano, mettendo in evidenza sia le discutibili politiche Ue e nazionali per bloccare i flussi dei profughi lungo la rotta italo-libica, balcanica e orientale (attraverso la Turchia), sia l’inadeguata gestione dell’immigrazione in Italia negli ultimi decenni. Gestione che ha contribuito ad alimentare processi di subalternità, nell’inserimento sociale dei migranti (negazione del principio di uguaglianza), e di segregazione – fino a situazioni di vero e proprio neo-schiavismo – nel loro inserimento occupazionale (negazione del principio di libertà), evidenziando come un recupero del principio di fratellanza, nel vissuto di incontri veri con i migranti, possa essere la chiave per superare dinamiche e modelli di disparità e sfruttamento, demolendo pregiudizi e discorsi d’odio. Su questa linea, Anna Falcone ha evidenziato non solo come l’attuale legislazione italiana, in materia di immigrazione e asilo, sia spesso entrata in conflitto con i principi costituzionali (e le convenzioni internazionali, che la Costituzione riconosce di rango superiore alle leggi nazionali) che garantiscono i diritti inviolabili della persona e sanciscono il dovere della tutela, dell’accoglienza e dell’integrazione, soprattutto dei profughi; ma anche come il fenomeno migratorio, essendo divenuto ormai strutturale e organico alle società di accoglimento, suggerirebbe un rinnovamento delle Costituzioni nazionali, in direzione di una ridefinizione del concetto stesso di cittadinanza, e un auspicabile Costituzione europea, il cui primo tentativo è fallito anche per il rifiuto degli Stati nazionali di cedere sovranità a un organismo sovra-nazionale, sebbene più adeguato ad affrontare le sfide globali odierne. Nella seconda sessione sono intervenuti suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete internazionale Thalita Kum, la quale riunisce numerose comunità religiose sparse nel mondo (per lo più femminili) per un impegno di lotta alla tratta dei migranti, in particolare delle donne, e al loro sfruttamento, specialmente lavorativo o sessuale; e padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, entrambi – Sezione e Dicastero – voluti e istituti da papa Francesco. Suor Gabriella Bottani ha illustrato, anche mediate una presentazione di diapositive, i dati più aggiornati sulla tratta internazionale, le categorie di migranti che ne sono coinvolti, come sia nata la rete di Thalita Kum, come operi concretamente e giornalmente offrendo tutela, rifugio e protezione ai migranti (soprattutto donne) vittime di tratta e di sfruttamento, quali canali di scambio di informazioni e di strategie comuni vengano attivati nel contrasto che la rete mette in atto e quali processi di recupero e di socializzazione vengano attivati a favore di queste persone. Padre Fabio Baggio, a sua volta, ha spiegato le ragioni per cui il Papa ha voluto personalmente far nascere la Sezione Migranti e Rifugiati, incaricandone della gestione lo stesso p. Baggio e il cardinal Czerny, con i quali segue personalmente l’andamento delle attività; in che modo questa struttura costituisce lo strumento di attuazione del magistero di papa Francesco sulle migrazioni; quali siano le linee ispiratrici che il Papa desidera che la Sezione persegua (continuo aggiornamento conoscitivo della situazione dei migranti attraverso la raccolta di studi e dati; interpretazione dei dati e delle conoscenze alla luce delle coordinate evangeliche e magisteriali; priorità del sostegno alle operazioni di salvataggio delle vite umane; coordinamento di iniziative a medio-lungo termine, imperniate sui quattro verbi che il Papa stesso ha enucleato per affrontare in maniera organica le questioni migratorie: accogliere, proteggere, promuovere e integrare). Nella terza e ultima sessione del convegno sono infine intervenuti la giornalista, scrittrice e ricercatrice Nancy Porsia, esperta della situazione geo-politica dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare della Libia, e il sociologo, scrittore e attivista per la difesa dei diritti umani dei migranti, Marco Omizzolo, Cavaliere della Repubblica per meriti civili dovuti alla lotta contro il caporalato in agricoltura, ai danni dei braccianti immigrati nell’Agro Pontino. Nancy Porsia ha ripercorso, nella sua relazione, le fasi della storia recente della Libia, un paese caduto negli anni recenti nel caos politico e in una guerra civile, e di come le mafie estere, approfittando della situazione, abbiano preso il controllo del territorio, attraverso clan locali, e abbiano instaurato un vero e proprio sistema criminale organizzato che lucra sul contrabbando e sulla tratta dei migranti, gestendo al tempo stesso i centri di detenzione e il traffico verso l’Europa. Ai due governi in lotta e a questi clan l’UE e l’Italia hanno destinato somme ingenti pur di bloccare i flussi, nonostante le violazioni dei diritti umani perpetrate a tale scopo. Marco Omizzolo, invece, ha tracciato il quadro del grave sfruttamento dei migranti in agricoltura, nella provincia di Latina, sotto caporalato, sulla base della sua esperienza diretta sul campo, avendo lavorato per mesi come bracciante egli stesso (ricerca partecipata) ed essendo stato per un certo periodo un infiltrato all’interno del sistema di sfruttamento; ha narrato di come egli sia stato personalmente testimone di violenze, soprusi, riduzioni in schiavitù e umiliazioni nei confronti dei braccianti, soprattutto indiani e sikh, e di come le agromafie italiane ed estere lucrino attraverso la gestione di questa rete di sfruttamento, contro la quale egli si è impegnato in prima persona, al fine di liberare questi braccianti dalle reti criminali di cui sono vittime, ricevendo ancora oggi minacce e intimidazioni. Il convegno è stata una preziosa occasione non solo di documentarsi su un fenomeno decisivo ed epocale delle società contemporanee, ma anche di ascoltare la testimonianza diretta e vibrante di persone che si spendono quotidianamente a favore dei migranti, ciascuna in ambiti diversi, ma trasmettendo con la forza del proprio vissuto parole potenti e toccanti. Le numerose domande rivolte a ciascun relatore, dopo i rispettivi interventi, comprovano l’alto livello di coinvolgimento intellettuale ed emotivo che questa iniziativa ha suscitato nel pubblico.


09 Marzo 2021

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L' INCONTRO DEL CONSIGLIO GENERALE CON I PROVINCIALI

PREPARARE IL TEMA, L'ORDINE DEL GIORNO E ALTRE QUESTIONI RIGUARDANTE LA PROSSIMA CONFERENZA INTERPROVINCIALE DEL 2021 1. Preghiera e saluto p.Misihadas ha proposto una riflessione dal Vangelo del giorno (Lc. 6,36-38) e preghiera. Misericordia nel giudizio. Il Signore Gesù come modello.  2. Presentazione della riunione p.Tullio Locatelli Saluti in particolare a P. Raúl Gonzales. Data particolare per l'Ecuador oggi a causa dell'anniversario della prima richiesta di Propaganda Fide di assumere il Vicariato di Napo. Grazie per le attività organizzate per l'Anno di San Giuseppe. Sottolinea un'altra etimologia della parola conversione nel senso di intraprendere insieme un cammino diverso. 3. Presentazione delle tracce di riflessione p. Salvatorer Currò ha presentato uno schema sulle sfide e cambiamenti a cui siamo chiamati. Prendere sul serio gli orientamenti lasciati dal Capitolo Generale XXIII: iniziare la missione dalla società stessa, specialmente dall'educazione, valorizzando la rete, la sinodalità, impregnata del carisma, nel quadro del PEG. L'attuale pandemia evidenzia sfide che erano già presenti e che ci pongono davanti a una bivio che deve prendere una direzione che unifica; è una questione di obiettivi a medio e lungo termine. Allo stesso modo, ci troviamo di fronte alla necessità di stabilire dei criteri e verificarli: 1) orizzonte culturale e sociale alla pastorale giuseppina, 2) logica di discernimento comune, di governo sinodale e 3) formazione reciproca come FdM. La logica della conversione implica un aggiornamento di mentalità, di riforma istituzionale, promuovendo il lavoro delle comunità che già lo vivono. Alcuni esempi: crescere nella corresponsabilità sociale, allargare la composizione dei consigli per evitare la concentrazione del potere, la figura del superiore come animatore, una maggiore comunicazione del consiglio generale con quelli delle province per affrontare rapidamente temi comuni, il tema della formazione, il futuro della Colombia, il vicariato di Napo. Non avere paura di affrontare percorsi nuovi, di sperimentare, anche con il rischio che non funzionino, di praticare il discernimento comunitario nell'ambito della formazione, mettendo al centro la Parola, stabilendo processi e verificandoli, incoraggiando quelle esperienze che sono nuove, positive, formative (ad esempio, quello che è stato organizzato da Medellín all'inizio del Capitolo). La questione dell'affettività deve essere presa in considerazione non solo indirizzandola alla responsabilità della persona ma anche nell'analisi della congregazione come un corpo, una famiglia, che deve prevenire, la questione dell'intervento o meno per evitare conseguenze (per esempio due governi provinciali che hanno dovuto cambiare), cioè la qualità relazionale, affettiva. Aggiungere il tema della vita religiosa significa un riassunto di ciò che è stato spiegato sopra per capire la fedeltà creativa, la memoria e la profezia nella vita giuseppina di oggi, ecc. Ci sono stati interventi a questo proposito dai provinciali in preparazione della prossima conferenza interprovinciale a.    Posto, b.    Data c.     Partecipazione d.    Argomenti e.    Come prepararsi 4. Informazioni Conclusione


02 Marzo 2021

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